Frosinone crocevia perfetto per il traffico illecito di rifiuti che arrivavano nel capoluogo, in special modo dalla Campania, per essere smaltiti sotto “mentite spoglie”. La maxi operazione della Squadra Mobile di Frosinone, agli ordini del dirigente Flavio Genovesi e del Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale Agroalimentare e Forestale (N.I.P.A.A.F.) del Gruppo Carabinieri Forestale di Frosinone, scattata all’alba di ieri ha fatto cadere il “sistema”. Scoperchiato il vaso di pandora su quella che, secondo gli investigatori e il Gip del Tribunale di Roma, appare come una vera e propria associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti.
Ai vertici, secondo le accuse, i domini occulti Marcello Perfili, classe 1954 nato a Castro dei Volsci ma residente a Frosinone e Antonio Annunziata, classe 1982 di Napoli. Sarebbero stati loro a gestire il transito illecito lungo lo stivale e fuori dai confini italiani. Tra le accuse – oltre all’associazione a delinquere – attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti, traffico illecito transfrontaliero di rifiuti, smaltimento illecito di rifiuti, sostituzione di persona e trasferimento fraudolento di valori.
Nove le persone finite agli arresti domiciliari, come disposto dall’ordinanza di applicazione di misure cautelari emessa dal GIP presso il Tribunale di Roma su richiesta della competente Procura – DDA. Oltre a Perfili e Annunziata tra gli arrestati figurano: Luana Troiano, classe 1985 di Caserta; Luigi Verrone, nato a San Cipriano D’Aversa nel ’73 e residente a Cancello Arnone; Andrea Papais, classe 1985 di San Vito al Tagliamento; Paolo Vannuccini, nato a Roma nel ’62 e residente a Gradoli; Riccardo Traversa, nato a Terracina nel ’73 e domiciliato ad Anzio; Maria Aliperti, classe ’81 di Ottaviano e Scilla Gaetani, classe 1979 residente ad Aviano.
Disposto anche il sequestro preventivo di 4 società e il sequestro preventivo del profitto derivante dalle stesse pari a circa 2.500.000,00 euro. Nell’ambito dell’inchiesta sono indagate 41 persone fisiche e 9 persone giuridiche, residenti in diverse regioni d’Italia.
Ingenti profitti sfruttando le difficoltà delle aziende conferitrici
Il principale interesse dell’organizzazione, secondo gli inquirenti, era quello di ottenere ingenti profitti sfruttando al massimo le difficoltà delle aziende conferitrici nello smaltimento dei rifiuti certificati con codice CER 19.12.12. che aveva già raggiunto un elevato costo di dismissione in discarica. Perfili – come emerge da varie intercettazioni – era intenzionato a chiedere ad una delle società conferitrici 200/210 euro a tonnellata. Una cifra dalla quale sarebbe derivato un margine altissimo di guadagno, dai 45 ai 55 euro per tonnellata. Dalle stesse conversazioni emergerebbe in questa operazione il “pari coinvolgimento di Perfili, Annunziata e Aliperti”.
Le Mecoris di Frosinone pattumiera della Campania
L’indagine, lunga e complessa, – condotta dai poliziotti della Squadra Mobile e dal N.I.P.A.A.F. di Frosinone, e coordinata dalla DDA della Procura di Roma – è partita nel 2019 da Frosinone. Era il 23 giugno di quell’anno quando un vastissimo incendio divampò all’interno dell’impianto di rifiuti della Mecoris, ubicato nell’area industriale di Frosinone, specializzato nel recupero e nel riciclaggio di rifiuti solidi urbani ed industriali. Dall’attività svolta è stata accertata una forte e stabile collaborazione tra gli amministratori (occulti) dell’impianto di Frosinone andato distrutto, le varie società campane che conferivano i rifiuti all’impianto e i gestori dei tanti impianti di smaltimento e recupero finale degli stessi, in primis un impianto di rifiuti di Cisterna di Latina
In particolare è emerso come, dal primo gennaio del 2019, all’interno della compagine societaria fosse entrato il noto imprenditore frusinate Perfili il quale aveva sostanzialmente cambiato il core business della società. Attraverso diverse realtà di intermediazione campane, l’imprenditore era riuscito ad accettare dalla Campania ingenti quantitativi di rifiuti che, invece, dovevano essere lavorati in quella Regione. In particolare Perfili, con i suoi collaboratori – tra i quali spicca un uomo di Castelliri finito tra gli indagati – e con le società di intermediazione, sfruttando le criticità del sistema di gestione dei rifiuti urbani della regione Campania, avrebbe consentito l’abusiva uscita dall’ambito regionale campano di enormi quantità di rifiuti facendole confluire presso l’impianto di Frosinone.
L’imprenditore – secondo gli investigatori – attraverso i suoi collaboratori, riusciva a controllare, pur non comparendo personalmente, l’impianto di Frosinone, utilizzandolo come sito di stoccaggio dei rifiuti provenienti dalla Campania, e intrattenendo rapporti con il rappresentante dell’impianto di destinazione sito a Cisterna di Latina. Il capoluogo era così divenuto il perfetto crocevia per i traffici illeciti di rifiuti.
Gli incontri a Ceprano per organizzare i traffici illeciti ed espandersi
Dopo l’incendio, che fa da spartiacque nella gestione del traffico illecito, il gruppo si sarebbe prontamente riorganizzato. Emersa l’esigenza di trovare al più presto un altro impianto, viene individuato il capannone del nord Italia, ad Aviano, in provincia di Pordenone, gestito da una società in liquidazione. Quasi ogni fine settimana i domini occulti dell’associazione a delinquere si davano appuntamento presso un hotel-ristorante di Ceprano per organizzare i traffici e gestire l’avvio della nuova fiorente attività. Non senza qualche intoppo. A settembre del 2019, infatti, Perfili finisce ai domiciliari per un altro procedimento. In quella circostanza chiama il “socio in affari” Annunziata per chiedergli di non abbandonare il progetto di Aviano. Dopo tre mesi ai domiciliari, il duo Perfili-Annunziata “torna a gestire i traffici dei rifiuti da sud a nord. E mira ad espandersi”.
Ad Aviano il modus operandi continua ad essere analogo a quello utilizzato alla Mecoris di Frosinone. Dall’artificioso cambiamento del codice identificativo (EER) del rifiuto, ai rifiuti urbani riclassificati in rifiuto speciale senza subire un trattamento che ne modificasse realmente le caratteristiche e la composizione. Senza tralasciare il fatto che molti dei rifiuti non risultavano essere accompagnati da analisi e rapporti di prova, rendendo così sconosciuta la reale composizione dei rifiuti stessi.
Il traffico transnazionale e le notti insonni
Parte dei rifiuti accumulati viene poi illegalmente redistribuita presso ulteriori impianti gestiti da soggetti compiacenti, siti anche al di fuori dei confini nazionali, come in Ungheria o Repubblica Ceca, con il medesimo stratagemma della falsificazione del codice CER identificativo della tipologia dei rifiuti. Tra i “viaggi” dei rifiuti uno in particolare è degno di menzione. Il 13 maggio 2021 due autoarticolati partono da Aviano alla volta dell’Ungheria. In una telefonata intercettata tra Marcello Perfili e Scilla Gaetani gli inquirenti rilevano la profonda inquietudine dei due che affermano di aver trascorso una notte insonne ed agitata.
In più di qualche intercettazione emerge tra gli indagati la paura di “finire in galera” e “essere compagni di cella”. Per gli inquirenti sono riflessioni che provano la consapevolezza da parte degli stessi di operare nell’illecito. Nel frattempo, la situazione ad Aviano è ormai esplosiva. C’è il serio rischio di un incendio di proporzioni ancor più spaventose di quello avvenuto alla Mecoris di Frosinone. I sopralluoghi lo certificano. Il disastro ambientale potrebbe essere dietro l’angolo.
Il 16 novembre del 2021, il sequestro probatorio dell’impianto di Aviano viene convertito in sequestro preventivo dopo le risultanze di accertamenti che paventano rischi spaventosi.
Stroncate le progettualità del gruppo criminale
Espansione all’estero e gestione del C.S.S. Questi i progetti del gruppo criminale secondo gli inquirenti. Perfili per l’accusa avrebbe tentato con ogni mezzo di ampliare lo spettro delle attività del sodalizio, inserendosi prepotentemente nel solco di un divenire “proattivo” analogo a quello registratosi all’indomani dell’incendio della Mecoris di Frosinone, coltivando un progetto di espansione. “Si registrano affannose e laboriose trattative per l’acquisizione di una centrale termoelettrica in Romania, la stipula di contratti con impianti ungheresi ove esportare illegalmente i rifiuti, il rilevamento di un impianto in Ungheria presso cui inviare illegalmente i rifiuti ricevuti in modo altrettanto illecito nell’impianto di Aviano, riclassificandoli falsamente come C.S.S. al fine di spedirli in impianti in Slovacchia”. Un progetto di espansione criminale stroncato dal sequestro dell’impianto di Aviano.
Ieri, dopo ben cinque anni di indagini, il cerchio si è chiuso. A coronamento della complessa attività investigativa, la locale Squadra Mobile e il personale del Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale e Forestale hanno dato esecuzione all’ordinanza di misure cautelari emessa dall’A.G. competente nei confronti dell’organizzazione criminale riconoscendo il reato di traffico illecito di rifiuti aggravato ex artt. 416 – 452 quaterdecies – 452 octies e 452 novies c.p. L’indagine ora andrà avanti e nel frattempo sarà compito dei legali – che hanno già annunciato battaglia – dimostrare se le azioni commesse dai loro assistiti siano state lecite.