Studenti e studentesse alla scoperta delle carriere aerospaziali. Nella sede di Roma dell’Agenzia Spaziale Italiana si è tenuto l’evento nazionale di orientamento ‘Aerospace Job Talks’, nato dalla collaborazione ‘no for profit’ tra Asi e Adecco. Giunto alla sua terza edizione, il progetto ha coinvolto gli istituti scolastici di Lazio, Campania, Lombardia, Piemonte e Puglia. L’obiettivo dell’iniziativa è approfondire il tema delle carriere aerospaziali grazie a webinar, attività a scuola e incontri con esperti.
“Siamo un’eccellenza in questo settore perché abbiamo avuto ragazzi e ragazze che hanno contribuito con il loro talento a rendere l’Italia un Paese leader. Per questo dobbiamo dare continuità a questo percorso. È importante che i giovani percepiscano che nello Spazio c’è spazio per loro. Siamo in un momento di crescita del settore aerospaziale, c’è una nuova corsa allo Spazio con grandi capitali che arrivano dai privati. Questo vuol dire che dobbiamo puntare in questo settore formando giovani che possano portare avanti e migliorare la qualità”, ha dichiarato Luca Vincenzo Maria Salamone, direttore generale dell’Agenzia Spaziale Italiana.
Due sessioni di talk – una sulle opportunità della new space economy e l’altra di orientamento alle professioni del settore spaziale – che hanno offerto ai circa 400 studenti e docenti presenti di interagire non solo con gli esperti delle più importanti realtà del settore aerospaziale ma anche di incontrare l’astronauta dell’Aeronautica Militare Col. Walter Villadei, da poco rientrato sulla Terra dopo la sua missione Ax-3 Voluntas (18 gennaio – 9 febbraio 2024), che segna i 60 anni dal lancio del programma San Marco, primo satellite italiano in orbita (1964) e che ha permesso di portare avanti esperimenti promossi da accademie, centri di ricerca e imprese private, coordinati da Aeronautica Militare e Asi.
“Andiamo ‘con coraggio fino alle stelle’, come recita il nostro motto. Ma le missioni non sono solamente occasioni per pochi fortunati astronauti di volare nello Spazio. Gli astronauti sono la punta di un iceberg, che riesce a galleggiare perché dietro c’è un lavoro di squadra e guardando al futuro in quel team di supporto non possono non esserci ragazzi e ragazze che continueranno a portare l’Italia nello Spazio”, ha detto Villadei. Una missione non è solo questo. È anche “scambio culturale, capacità di convivenza che diventa una sfida quotidiana -si pensi al fatto che 8 persone condividono un bagno – è promozione di innovazione e ricerca grazie alla collaborazione tra mondo pubblico e privato”, ha sottolineato l’astronauta.
Per il Colonnello lo Spazio è “sinonimo di esplorazione, curiosità e passione. È una palestra per sviluppare nuove tecnologie. Voliamo proprio perché vogliamo fare ricercare e provare cose che sulla Terra non riusciremo a fare”. L’adrenalina che pervade un astronauta nei momenti del lancio, la meraviglia che riempie gli occhi guardando fuori dall’oblò, la tradizionale foto con la bandiera italiana e molto altro nei racconti di Villadei. Ma come ci si prepara ad una missione? “L’astronauta non è un superman, è un individuo di sana e robusta costituzione. Un parametro fondamentale è la densità ossea che consente, statisticamente parlando, all’astronauta di poter essere impiegato in missioni di lunga durata”, ha spiegato Villadei rispondendo alla domanda di uno studente. “Ma è importante anche la lunghezza della colonna vertebrale. Non sono limiti impossibili. E poi è necessario intraprendere dei percorsi formativi e professionali, come il pilota militare, un ingegnere o un ricercatore”.
All’orizzonte ci sono nuove opportunità. “La space economy – ha proseguito- si sta aprendo a professionalità diverse, per esempio un giornalista che vola nello Spazio per raccontare nell’esperienza. Chiaramente, il volo spaziale non è un volo turistico ma ha dei rischi e richiede una certa preparazione perché volare sottopone il corpo ad uno stress non indifferente”. Gli astronauti sono ancora una comunità molto ristretta “ma pensate fuori dagli schemi per volare nello Spazio. Servono tantissime professionalità a supporto delle missioni, come medici, istruttori, giuristi, ingegneri per progettare futuri sistemi che ci porteranno verso la Luna, un traguardo abbastanza vicino, o verso Marte, traguardo che non sappiamo ancora come conseguire”. Da Villadei un consiglio per affacciarsi al mondo del lavoro: “Guardate le opportunità all’estero, che non vanno demonizzate. Sapere l’inglese è scontato come parlare italiano, è importante la conoscenza anche delle altre lingue. Dovete essere ingegneri del vostro curriculum e stimolarvi continuamente, saranno tutti valori aggiunti che porterete ad un potenziale colloquio di lavoro”. – Fonte Agenzia Dire www.dire.it –