Un’iniziativa assolutamente da plaudire quella realizzata dai ragazzi del quartiere Civita Falconara di Arpino, un’idea che richiama le radici popolari rifacendosi alle tradizioni più antiche che, purtroppo, vanno scomparendo. Ed è proprio in quest’ottica che i giovani del rione situato nel pieno centro della Città di Cicerone, il più piccolo tra tutti i borghi ma in grado di raccontare le origini del paese attraverso monumenti ed edifici che appartengono alla storia più antica nonché offrire favolosi scorci panoramici per far emozione il popolo di Instagram, hanno chiuso i festeggiamenti di ieri, in occasione del Carnevale, con “la Quaremma”.
La Quaremma è una tradizione che viene dal Salento e si lega sia ai riti cristiani che pagani: in definitiva è il nome di un tipico pupazzo rappresentante una donna vestita di nero; i salentini espongono il fantoccio sui propri balconi a partire dal giorno successivo al Carnevale, ovvero il Mercoledì delle Ceneri, dando così inizio al periodo che precede la Santa Pasqua indicato come la Quaresima, 40 giorni prima della Resurrezione del Cristo. Con un post su Facebook i ragazzi di Civita Faconara spiegano: «Per la fine del Carnevale e l’inizio della Santa Quaresima abbiamo voluto riprendere una tradizione legata al Sud Italia: la Quaremma. Quaremma è il nome di un tipico pupazzo rappresentante una donna che cerca disperatamente il marito, Carnevale, scomparso la sera del martedì grasso. Con l’apparizione di tali pupazzi si vuole sancire l’inizio della Quaresima, periodo di penitenza che prepara i cristiani alla celebrazione della Pasqua».
Nella serata di ieri il fantoccio della Quaremma ha incuriosito residenti e quanti venivano da fuori: la buffa signora si è affacciata alla ringhiera che circoscrive i resti dell’antica strada romana in Piazza Municipio per salutare i passanti. Poi si è seduta sulla storica Fontana dell’Aquila a controllare l’ingresso del quartiere. Ed ancora sull’uscio della Chiesa di Santa Croce con un’espressione, sembrerebbe, un pochino infastidita. Non è mancato il necrologio, ovviamente: sul goliardico manifesto funebre si legge «É tragicamente venuto a mancare alla giovane età di 130 anni, a pochi giorni dal suo compleanno, il signor Carnevale. Ne danno il triste annuncio il paese tutto, la moglie, i carristi, i commercianti e quanti lo conobbero ed amarono. I funerali non avranno luogo, il Quartiere Civita Falcobara (indagato per la scomparsa), non riconsegnerà la salma, lasciando così la povera vedova Quaremma in cerca dell’amato marito».
I complimenti della comunità tutta a quanti hanno realizzato questa simpaticissima iniziativa: evviva le tradizioni, evviva il folclore, evviva gli usi ed i costumi di un tempo, soprattutto perché passano attraverso i valori. Anche se non ci appartengono direttamente ma provengono da un’altra città, è importante tramandare le nostre radici alle nuove generazioni, per far conoscere e far sì che non si dimentichi l’identità di ogni singolo popolo, quell’identità che caratterizza i luoghi e che ognuno di noi dovrebbe custodire per poi lasciarla in eredità alle progenie. Non possiamo dimenticare chi siamo e da dove veniamo, sarebbe un fallimento.
