La nota carica di delusione ed amarezza a firma di un giovane arpinate che, da anni ormai, tenta di dare il personale contributo all’immagine della Terra di Cicerone: Emanuele Zuffranieri ha insistito per entrare nel direttivo della Pro Loco, portandosi dietro tutta la sua passione, la progettualità, la determinazione coltivata nel tempo, essendo figlio di un cittadino che, nel passato recente, aveva già dato molto alla città di Arpino, prima da presidente della stessa Pro Loco, ancora attivo nella realizzazione di eventi sia civili che religiosi. Emanuele era stato eletto per la carica di consigliere lo scorso anno e, come spiega, «Mi sono candidato con grande entusiasmo e gran voglia di fare, per l’associazione Pro Loco e per la nostra comunità, sposando appieno i buoni propositi e gli obbiettivi prefissati dalla squadra: un cambio di marcia su tutti gli aspetti in primis quello della più totale trasparenza!».
Le ragioni che hanno portato alla “rinuncia” del giovane vengono riportate nella nota di seguito «Ho dedicato molto del mio tempo, molte delle mie poche risorse e messo tanto cuore nonché passione in tutto ciò che mi sono apprestato a svolgere a nome e per conto dell’Associazione Pro Loco, infine, non per ordine d’importanza, ho espresso sempre i miei pensieri basati su principi fondamentali ovvero l’onestà, la trasparenza ed il pieno rispetto delle regole che lo statuto nonché il buon senso prevedono. Ritengo, non per presunzione, di aver dato un contributo fattivo e costruttivo; ribadisco di averlo fatto con gran piacere. Ma evidentemente non basta e comunque si cozza contro il mura del “se non ti allinei con il sistema non sei gradito”. Per un intero anno sono stato vittima di attacchi, di violenze verbali, di accuse infondate, ingiurie e quant’altro. L’atto finale è stato commesso a seguito dell’assemblea svolta il 25 Maggio 2024 in cui mi sono astenuto all’approvazione del bilancio consuntivo 2023 avendo le mie buone motivazioni: in quella occasione sia il Presidente che alcuni membri del Consiglio Direttivo mi hanno tacciato per la mia presa di posizione, esternando il loro personale disappunto ed asserendo che da quel momento “il consiglio direttivo si sentiva in difficoltà”.
Questa difficoltà è stata tramutata in un vero e proprio atto di esclusione nei miei confronti per cui, nei giorni addietro, al cospetto degli eventi che si sono susseguiti, prendendo atto di non essere evidentemente gradito all’interno del Consiglio Direttivo e non condividendo le modalità di gestione dell’associazione, ho rassegnato le mie dimissioni dalla carica di consigliere dell’associazione Pro Loco di Arpino APS con effetto immediato. Una scelta difficile, che non avrei mai voluto fare, ma ho preferito uscire di scena preservando la mia dignità. Ci tengo a rimembrare che l’associazione Pro Loco è basata sui principi della democraticità e bisogna rispettare, oltre che le regole, anche il pensiero altrui, senza fare “processi” rispetto ad una posizione “diversa”, seppur “scomoda”. La presidenza non prevede il diritto di agire come un capo, il padrone lo si può fare, forse, a casa propria o in altri luoghi che lo consentono, magari insieme ai “compagni di merende”. Associazione vuol dire aggregazione e non esclusione: finché si agirà con queste modalità, poche saranno le persone che si offriranno di dare il loro contributo e ci si dovrà, prima o poi, assumere le responsabilità del caso».
Riflessioni che non lasciano spazio a fraintendimenti quelle di Zuffranieri, considerazione che dovrebbero sollevare un dibattito costruttivo. Certo è che la città di Arpino, come del resto tutte le realtà, hanno necessariamente bisogno del contributo di tutti per poter crescere e questo contributo si edifica nella coesione di intenti, nel confronto, nell’aprirsi a nuove idee, nuovi stimoli: bisogna saper cogliere quel valore aggiunto apportato dalle “nuove leve”, al contrario si rischia di ammuffire con la “vecchia guardia” ma, soprattutto, è importante ricordare che in ballo c’è la città di Arpino. Sarebbe il fallimento dimenticarlo. Come è fallimentare non concedere spazio a coloro, in particolare tra i giovani, che tentano di dare il personale contributo al prestigio della Terra di Cicerone e, molto spesso, vengono ignorati, demoralizzati e demotivati.