Ancora con un occhio alla sua amata Nouvelle Vague – tra bianco e nero, inseguimenti e sequenze stoppate – e con uno stile molto sofisticato, Philippe Garrel nel 2013 esce con ‘La Jalousie’. Il regista francese porta in scena una pellicola a metà strada tra il dramma e la commedia, affidando il ruolo di protagonista al figlio Louis.
La trama
Una trentenne attore teatrale ha una relazione con una donna, con lei condivide un’abitazione modesta. Ha anche una figlia, frutto di un precedente rapporto. Il giovane artista, indigente, è pazzamente innamorato della propria compagna, un’ex star ormai in oblio. Il ragazzo farà di tutto per accaparrarsi un nuovo ruolo a teatro e ottenere la tanto sospirata stabilità economica, ma la donna che ama finirà invece per disprezzarlo, causa i continui fallimenti lavorativi. Una volta abbandonato dalla fidanzata, l’attore tenterà il suicidio. Unico appoggio su cui contare sarà quello della sorella.
Due capitoli
Il film è diviso in due capitoli, il primo ha come titolo ‘Ho accudito gli angeli’, e si apre con una sequenza di profondo affetto da parte di Clothilde nei confronti della figlia Charlotte. Sarà lei ad unire i due ex-amanti, l’amore che provano nei suoi confronti sarà lo slancio che permetterà di superare qualsiasi ostacolo. Il sentimento verrà disegnato con dei primi piani della figlia e delle sue sincere reazioni all’affetto trasmesso dai genitori. Altro rapporto su cui il lungometraggio verte è quello tra Louis e Claudia, la cui relazione è raccontata in maniera fresca e fanciullesca, e di come poi evolva diventando soffocante.
Il secondo capitolo si chiama ‘Fuoco alle polveri’. La vita di Louis, con i suoi alti e bassi sembra sistemata, ha una donna che ama e sua figlia sembra accettare la nuova situazione, ma purtroppo la sua vita subirà un’inversione iniziando a sgretolarsi. A questo punto l’opera inizia ad andare avanti per sottrazione. La sequenza si arresta quando accade qualcosa di importante spingendo lo spettatore quasi ad immaginare cosa effettivamente accada mentre la gelosia del titolo diventerà dominante e sarà il moto propulsivo del divenire. La gelosia guiderà la vita di Louis e il suo deviamento verso un’altra sfera. Il dolore anche cambierà pelle, mutando in una sofferenza lenita da sua figlia e sua sorella.
Equilibrato affresco di intrecci emozionali
Carico di tensione emotiva, ma mai straripante, Garrel padre ha il merito di dipingere un affresco equilibrato di intrecci relazionali: quello tenero ma mai melenso di un genitore e sua figlia, quello degli amori intensi e quello dei rapporti passeggeri. Una rappresentazione equilibrata dell’amore come sentimento indefinito, cui i singoli personaggi non sanno come approcciarsi, come rispondere all’invito affettivo di colui che dice di amarti. “La Jalousie” è pura rappresentazione di ogni elemento che gravita intorno al sentimento portante delle vicende: senza un’esasperata introspezione, il cineasta francese pone l’accento sui legami più o meno tormentati, sul senso o non senso delle relazioni cui partecipiamo, sul vuoto esistenziale che cerchiamo di colmare con una persona diversa da noi stessi. Amore come ricatto, croce e delizia di vite isolate che facendo comunione tentano di accendere quel sacro fuoco. Girato con eleganza formale, con una raffinatezza compatta e stile encomiabile, questo ritratto in bianco e nero di una condizione emotiva, di un contesto ricco di contraddizioni, è tra le opere più interessanti annoverabili in concorso. Solo 77 minuti, ma davvero ben calibrati.
Dettagli
Titolo originale: id.
Regia: Philippe Garrel
Sceneggiatura: Marc Cholodenko, Caroline Deruas-Garrel, Philippe Garrel, Arlette Langmann
Fotografia: Willy Kurant
Montaggio: Yann Dedet
Cast: Louis Garrel, Anna Mouglalis, Emanuela Ponzano, Arthur Igual
Musiche: John Cale