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‘La Guerra dei Mariti’, l’amore in isolamento sulle Tremiti: una pagina di storia nel corto della Manno

La recensione del documentario-inchiesta della regista Paola Manno: 9 minuti per raccontare una pagina poco nota della nostra storia recente

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Pochi minuti per raccontare una storia nella Storia: si era presentato così, al Via Emilia Doc Festival, la regista italiana nata in Belgio Paola Manno. “La Guerra dei Mariti” – questo il titolo dell’opera – si è fregiato della vittoria del contest creativo “La storia secondo me”, promosso dall’Istituto Luce Cinecittà con la collaborazione di Telecom Italia attraverso la multipiattaforma Cubovision. Piccolo ma riuscito documentario, in soli nove minuti racconta una pagina poco nota della nostra storia recente.

La trama

Un incontro amoroso ai tempi del fascismo in una piccola comunità delle Tremiti. Una giovane donna, Carmela, attende i soldati con lo scopo di potersi ammogliare. Ma le vicende filmiche portano alla luce anche una vicenda più dolorosa: quella di un sarto omosessuale, Peppiniella, confinato in isolamento e punizione con altri gay, che incontra il vero amore. Un breve documentario-inchiesta che restituisce allo sguardo dello spettatore moderno un frammento storico immerso nella morale di quei tempi andati.

C’è ancora la possibilità di scrivere la parola ‘amore’?

Durante quel ventennio di politica feroce, di azioni discriminatorie, di disprezzo per ogni tipo di minoranze, Paola Manno immerge il suo racconto documentaristico e paradossale. Sì, paradossale, perché racconta anche l’amore, il dramma di coloro che per la comunità degli omologati erano “diversi”, descrive quelle piccole donne che dovevano cercare marito tra i forestieri. E la regista lo fa con uno stile fresco, partendo dal vastissimo materiale dell’archivio Luce. Costruisce la propria visione su un momento storico particolare da filmati già esistenti, inserendo interviste e voce off. Gli occhi di un’anziana dicono molto più delle parole: nel ’39 una giovane donna non poteva scegliere chi amare all’interno della propria comunità. Tutti imparentati, in un modo o nell’altro, in un legame che non poteva prevedere che nascesse l’amore. Bisognava attendere lo straniero. Ma come vero dramma si pone quello degli omosessuali, considerati malati, depravati, una piaga per quell’Italia di Mussolini, per quel Paese che pretendeva l’ordine. Eppure, in quel mondo capovolto, in quella “guerra tra mariti”, loro, gli isolati, quelli umiliati per la sola colpa di amare un altro uomo, avevano ironicamente più possibilità di incontrarsi. In esilio e in punizione, contro la logica terribile della discriminazione, c’era ancora la possibilità di scrivere la parola “amore”; perché nella sofferenza e nel dolore sono gli stessi uomini a conservare quel barlume di speranza che consentirà il riscatto generazionale.

Dettagli

Titolo originale: id.
Regia: Paola Manno
Sceneggiatura: Paola Manno
Fotografia: Riccardo Contaldo
Montaggio: Sergio Recchia
Musiche: L.V. Beethoven

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