Incidenti e violenza in diretta social, criminali per un like in più. Mattioli: “Esempi positivi per i giovani”

Tre gravissimi episodi di cronaca in poche settimane. I video finiscono in rete. Il punto con il nuovo Comandante provinciale dei Carabinieri

A fine agosto la provincia di Frosinone è finita alla ribalta delle cronache nazionali per un caso che ha scatenato l’opinione pubblica di tutta Italia: una capretta è stata presa a calci da un gruppo di giovanissimi durante una festa di 18 anni. Il video della mattanza, in poche ore, è divenuto virale sul web. Poche settimane dopo, il 10 settembre scorso, la Ciociaria è di nuovo su tutte le prime pagine: un giovane marocchino, mentre era in diretta social, si è schiantato contro un’auto con a bordo una mamma ed i suoi due bambini. Poteva essere una strage. Non passano neppure due giorni, è la notte tra l’11 e il 12 settembre, un ragazzo di soli 19 anni, Giulio D’Aliesio, muore sui tornanti di Montecassino a seguito di un incidente con la sua motocicletta. L’ennesima tragedia è stata immortalata in un video, girato da alcuni amici che erano con lui, sul quale ora sono in corso le indagini dei Carabinieri. Una scia di eventi drammatici uniti da un filo tanto tragico quanto sottile, quello di voler mostrare al mondo, attraverso i social, di essere “invincibili”, “i numeri uno”, incuranti delle conseguenze che, come nel caso di Giulio, possono costare la vita.

Tre casi di cronaca che, in pochi giorni, hanno scosso le coscienze, non solo in provincia di Frosinone. Dalla capretta all’incidente di Alatri, passando per la morte del diciannovenne, toccherà ai Carabinieri del Comando provinciale di Frosinone far luce sui fatti ed accertare tutte le responsabilità. Indagini complesse sulle quali si sta lavorando senza sosta. A guidare gli uomini dell’Arma, il nuovo comandante provinciale, il Colonnello Gabriele Mattioli. Insediatosi da poche settimane, si è subito ritrovato a fare i conti con una realtà che accomuna tristemente l’Italia intera. Sono sempre di più i giovanissimi che si macchiano di reati, spesso gravi, pur di seguire assurde sfide sui social o di mettere in rete video delle loro “bravate” in cerca di qualche like.

Abbiamo incontrato a tu per tu il Colonnello Mattioli per analizzare la situazione e per fornire una panoramica sull’impegno dell’Arma volto a contrastare questi ed altri fenomeni, garantendo la sicurezza e l’incolumità dei cittadini. Classe 1971, arruolatosi il 9 febbraio del 1991, il Dott. Mattioli, plurilaureato, ha prestato servizio, tra gli altri luoghi, anche a Palermo. Proprio in quella città della Sicilia nella quale recentemente si è registrato uno stupro di gruppo ai danni di una diciannovenne. I suoi carnefici, tutti giovanissimi, neanche a dirlo, hanno ripreso la feroce violenza con i loro smartphone.

L’intervista

Colonnello Mattioli, neppure il tempo di prendere il comando che in provincia si sono registrati tre gravissimi episodi di cronaca che, seppur diversi tra loro, hanno un unico filo conduttore. Linea dura contro i giovanissimi che si macchiano di reati, come impone il nuovo Decreto Caivano, o ci sono altre strade da percorrere?
“Come rappresentanti dell’Arma noi abbiamo un’unica strada da percorrere, quella della legalità. Abbiamo il compito di garantire la sicurezza dei cittadini e dei territori, di tutelare coloro che vivono nel rispetto della legge e di assicurare alla giustizia quanti, invece, operano nell’illegalità. Non sta a noi decidere le condanne per chi sbaglia, si tratti di giovani o meno. Certo è che lo Stato, davanti ad episodi di criminalità giovanile sempre più diffusi, non può che prendere posizioni che diano un chiaro segnale di legalità e di controllo. Il Questore di Frosinone, proprio nei giorni scorsi, ha applicato il nuovo Decreto emettendo il primo provvedimento a carico di un minore. Fortunatamente la situazione di questa provincia non può essere accomunata a quella di altri territori italiani ma non possiamo far passare il messaggio che le baby gang possano continuare a terrorizzare le città indisturbate, non possiamo lasciare i baby pusher liberi di agire, non possiamo lasciare che i giovani vadano in giro a sparare, per affermare la loro supremazia, nella consapevolezza che le loro azioni non verranno adeguatamente punite dalla legge. Credo, però, anche che le nuove generazioni vadano anche responsabilizzate, simili fenomeni vanno prevenuti ancor prima che puniti. E per prevenirli occorre fornire più esempi positivi, anche rispetto all’utilizzo distorto dei social”.

Cosa intende per esempi positivi? A chi spetta il compito di fornirli?
“Ad ognuno di noi, nessuno escluso. Siamo noi a formare le generazioni future e fornire loro esempi positivi, valorizzarli, significa incidere sul loro modo di scindere tra cosa è giusto e cosa è sbagliato. Come Arma dei Carabinieri, per quello che ci compete, cerchiamo di intervenire coinvolgendo le scuole ed i giovani in momenti di confronto. Sabato prossimo, 23 settembre, l’Arma commemorerà il sacrificio di grande eroe, Salvo D’Acquisto. Ecco, quando parlo di esempi positivi da tramettere penso anche al suo. Raccontiamo ai giovani che il 23 settembre del 1943, il vice brigadiere Salvo D’Acquisto offrì la sua vita per salvare quella di 22 civili ostaggio di un plotone d’esecuzione nazista. A soli 23 anni non esitò a dichiararsi unico responsabile d’un presunto attentato contro le forze armate tedesche per chiedere la liberazione degli ostaggi. Venne poi fucilato. Alla Memoria del vice brigadiere Salvo D’Acquisto venne conferita la Medaglia d’Oro al Valor Militare. Ottant’anni dopo quell’uomo viene ricordato, celebrato, omaggiato. Per essere stato un esempio fra tutti. Ecco, le nuove generazioni andrebbero rieducate a pensare a quello che davvero possa far loro ottenere i consensi che cercano rendendoli “indimenticabili”. Una diretta social mentre si corre a folle velocità in auto provocando una strage, non sarà ricordata come eroica. Un video da migliaia di like per qualcosa ai limiti della legalità, verrà presto dimenticato per lasciare spazio ad altro. Abbiamo troppi pochi Salvo D’Acquisto nella nostra società e, con questo, ovviamente, non voglio dire che i nostri ragazzi debbano dare la loro vita per gli altri. Ma neppure buttarla, sprecarla. Facciamo video nei quali aiutiamo la vecchietta ad attraversare o a portare la spesa a casa; facciamo video nei quali anziché essere i bulli, siamo gli “eroi” che difendono i più deboli dal branco chiamando le Forze dell’ordine”.

Colonnello Mattioli, altro fenomeno particolarmente attenzionato in provincia in queste settimane è quello dei furti. Dai comuni più piccoli a quelli più grandi, nessuno sembra essere stato risparmiato. I cittadini hanno paura e spesso si organizzano da soli con ronde per presidiare i territori. Altre volte abbiamo raccontato di colpi d’arma da fuoco esplosi vicino le abitazioni per mettere in fuga i malviventi. Spesso l’allarme corre sui social e tra i gruppi WhatsApp ma è davvero la soluzione?
“Alzare il livello di guardia tra i cittadini va bene ma con questo intendo dotarsi di sistemi di protezione della propria casa o della propria attività, rimanere allerta quando ci sono movimenti sospetti, monitorare anche con l’aiuto dei vicini. Ma, poi, al primo campanello d’allarme, occorre chiamare le Forze dell’Ordine. Agire da soli può essere molto pericoloso per la propria incolumità e per quella altrui. Segnalare presenze sospette sui social va bene ma, prima, bisogna avvisare i tutori dell’ordine e della sicurezza perché possano intervenire tempestivamente. Questa provincia, fatta di campi, boschi, aree rurali ed isolate, offre facili vie di fuga che è impossibile presidiare palmo a palmo ma credo che il modus operandi adottato fino ad ora dalle Forze dell’Ordine sia efficace per arginare il fenomeno. Unire le forze è uno strumento per incidere in maniera significativa; la sinergia tra Arma dei Carabinieri, Polizia di Stato e Guardia di Finanza, l’ottimo rapporto di collaborazione voluto dal Questore ci permettono di agire con tempestività e precisione. La raccomandazione ai cittadini è quella di fare la stessa cosa, la loro collaborazione è fondamentale per il nostro operato”.

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Roberta Di Pucchio
Roberta Di Pucchio
Giornalista pubblicista

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