La città di Sora e la Valle di Comino accerchiate dal fuoco. Gli incendi che stanno devastando ettari ed ettari di vegetazione, il primo divampato ieri pomeriggio, il secondo nella giornata di Ferragosto, non sono ancora stati domati. Nonostante l’imponente dispiegamento di personale e mezzi, le fiamme sono ancora attive. I Canadair e gli elicotteri sono nuovamente al lavoro e da questa mattina presto sono tornati ad operare, i primi caricando acqua dal lago di Barrea, nel vicino Abruzzo. Da terra stanno, invece, operando Vigili del Fuoco e Volontari della Protezione Civile.
L’ennesimo disastro ambientale si sta consumando da giorni sotto gli occhi dei cittadini e dei residenti delle rispettive zone interessate che sono in allarme per il timore che il fuoco possa propagarsi alle loro abitazioni, come già accaduto in passato. Perché non è la prima volta che i piromani danno fuoco alle aree verdi in questione. A Sora, questa volta però, la pineta tra Santa Apollonia e San Giorgio rischia davvero di andare per sempre distrutta.
Poco personale e nessuna misura di prevenzione
Puntuale, come ogni anno, il disastro è sotto gli occhi di tutti e con esso si ripresentano le solite criticità. Il personale dei Vigili del Fuoco non basta per far fronte all’emergenza. Nella serata di ieri, intorno alle 21.00, un altro incendio è divampato a Pescosolido e non c’erano squadre di pompieri disponibili perché impegnate sui fronti di Sora e della Valle di Comino. Il rogo è stato circoscritto dai volontari della locale Protezione Civile coadiuvati dal gruppo di Sora. Soltanto molto dopo i caschi gialli sono riusciti ad arrivare.
Una situazione inaccettabile. In una provincia come quella di Frosinone il personale andrebbe raddoppiato, soprattutto in questo periodi dell’anno. E invece, puntualmente, ci si ritrova a fare i conti con pochi soccorritori sfiancati da ore di lavoro e fatica. Poche risorse anche per la Protezione Civile, in molti casi dalla Regione non sono ancora state stanziate le risorse economiche destinate ai vari nuclei.
C’è poi là questione “prevenzione”. Assente. È impossibile che dopo anni e anni nei quali gli incendi, ad agosto, vengono appiccati quasi sempre negli stessi punti e quasi sempre dalle stesse mani attentatrici, non si riescano ad individuare i piromani. Basterebbero delle telecamere posizionate in punti strategici, dei controlli mirati con i droni o qualunque altro mezzo possibile per fermarli. Invece no. Lasciamo che continuino a devastare la nostra risorsa più grande, il verde che ci dona ossigeno. Lasciamo che continuino ad uccidere gli animali che popolano i nostri monti. Spendiamo centinaia e centinaia di migliaia di euro per spegnere quei roghi che potrebbero essere evitati – stando a fonti attendibili fino ad oggi siamo quasi ad un milione di euro in questa estate disastrosa per il Lazio – e restiamo a guardare. Le polemiche e il rimpallo di responsabilità non servono. Urgono soluzioni concrete e non si aspetti la prossima stagione degli incendi.