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‘Il sicario che non voleva uccidere’: Kōtarō firma il giallo che non ti aspetti, tra pathos e ironia

La recensione del romanzo che conclude 'la leggendaria Trilogia dei Killer' del celebre autore giapponese di crime

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Kabuto, uno dei sicari più letali di Tokyo, è a un passo dall’andare in pensione. Ma prima di ritirarsi, dovrà vedersela con una moglie irascibile, un agente doppiogiochista e una pletora di crudeli assassini affiliati a pericolosissime gang giapponesi. Kabuto vorrebbe soltanto smettere di vivere una doppia esistenza e dedicarsi pienamente alla moglie e al figlio, a cui da anni nasconde la sua vera identità fingendosi un venditore di articoli di cancelleria. A mettergli i bastoni tra le ruote però è il suo medico personale, che lavora per lui come intermediario e per nulla al mondo rinuncerebbe ai guadagni che Kabuto gli procura. Così, tra goffi tentativi di non essere scoperto dalla famiglia, incombenze domestiche ed estenuanti missioni omicide ogni volta più pericolose, Kabuto dovrà trovare a tutti i costi il modo di abbandonare la scena criminale.

‘Il sicario che non voleva uccidere‘ è un libro di Isaka Kōtarō del 2023. Con questo romanzo, termina ‘la leggendaria Trilogia dei Killer’ del celebre autore giapponese di crime, trilogia che si compone di ‘I sette killer dello Shinkansen’, ‘La vendetta del professor Suzuki’ e, appunto, il tomo in questione.

Il Corriere della Sera lo ha definito così: «I romanzi di Isaka Kotaro sono una miscela di Agatha Christie, Quentin Tarantino e action movie giapponesi».

La doppia vita di Kabuto

“Ma la tua famiglia sa che lavoro fai?”
“Ovviamente no! – era stata la sua immediata risposta – “Se sapessaro che il sostegno della famiglia lavora in un contesto simile, esposto a mille pericoli, sarebbero disperati, non credi? Nella vita di tutti i giorni come copertura faccio il rappresentante per una ditta di articoli di cancelleria”.

Kabuto è uno spietato assassino prezzolato, ma allo stesso tempo anche un preciso e coscienzioso rappresentante di cancelleria. Kabuto si dispiace – e non poco – al pensiero di poter deludere sua moglie e suo figlio. Un’idea che davvero lo tormenta. Eppure, quando ammazza qualcuno non prova assolutamente niente. Non un rimorso, non un brivido. Le sue emozioni sono ridotte all’osso. Kabuto è un sicario meticoloso ma anche un uomo goffo e maldestro nella quotidianità. Il protagonista di queste pagine è insieme tragico e ridicolo e nella confusione che affolla la propria vacuità emozionale distingue solo una piccola certezza che sta prendendo piede: quella di voler chiudere la sua ‘carriera’ omicida. Insomma, vorrebbe diventare un uomo normale, sebbene la normalità tracciata da Kōtarō sia in qualche modo insolita. La quotidianità è dipinta quasi più come un mondo popolato da terroristi, uomini malvagi e ‘concorrenza’ travestiti da persone ‘per bene’.

Empatia…alternata

In questo giallo scoppiettante non si fa fatica ad empatizzare con Kabuto. Il lettore non potrà alternativamente non immedesimarsi prima nell’amore di un padre – appunto Kabuto -, e poi nella devozione di un figlio – Katsumi –. Allo stesso modo proverà odio per il personaggio del Medico, il quale vuole opporsi alla decisione del sicario di abbandonare la sua ‘fenomenale’ attività. Se nella prima parte del volume ci si rispecchia in Kabuto, nonostante lo si riconosca persino buffo nel terrore che prova nei confronti della moglie, benché sia al contempo un cinico e glaciale killer, dalla seconda parte del romanzo in avanti è addirittura impossibile non commuoversi, scoprendo ciò che gli succede e quale sia il profondo legame d’amore che lo ha legato per tutta la vita alla moglie ed al figlio. La moglie peraltro è autrice di continui rimbrotti e malcelata sopportazione alle manchevolezze di Kabuto, non sopporta i continui ritardi alla sera, le assenze ‘ingiustificate’ a situazioni importanti ecc. A tal proposito, sono molto spassose le riflessioni di Kabuto, il quale di sovente preferisce saggiamente non contraddire la consorte per evitare di prolungare le discussioni oltremodo. Kōtarō riesce a regalarci stralci di vita familiare irresistibili ed ironici.

L’exploit che non ti aspetti

Giunti a metà romanzo c’è un inaspettato colpo di scena, una vera e propria doccia fredda. Da lì in avanti tutto cambia ed il lettore viene trascinato in una nuova inattesa ed avvincente indagine che riguarda in modo completamente diverso Kabuto, Katsumi ed il Medico. Lo scrittore riesce a mischiare in maniera ‘gustosa’ i valori tradizionali giapponesi, la modernità e la criminalità organizzata, quasi autorizzandone la presenza in quel contesto subnormale. Allo stesso modo di come vira la vicenda, lo fa pedissequamente lo stile, quello stile inizialmente un po’ lento, essenzialmente descrittivo, che poi diventa poi concitato, coinvolgente soprattutto sotto il profilo emotivo. In questo senso anche il finale è una ‘bomba’, originalissimo ed imprevisto. Un vero e proprio ‘colpo basso’… Lo scrittore lavora inoltre abilmente anche sulla struttura del romanzo ricorrendo a diversi flashback, rimescolando le carte e i protagonisti, a storia apparentemente già terminata, dando così vita a un romanzo sorprendentemente appassionante ed efficace. Un giallo giapponese ricco di pathos, ironico e commovente. Consigliato.

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