“Il Frosinone deve ritrovare un gruppo attaccato a quei colori”, parola dell’ex Leonardo Blanchard

Serie B - L'analisi dell'ex difensore giallazzurro sul cammino del Frosinone Calcio terminato amaramente con la retrocessione

Serie B – Ha indossato gloriosamente la maglia giallazzurra per 4 stagioni, dal 2012 al 2016. Con il Frosinone ha vissuto la promozione dalla C alla B, poi quella dalla cadetteria alla serie A. E quella serie A se l’è giocata, senza esitazioni, buttando il sangue e il sudore in campo. Anche lui, come i protagonisti di questa annata ‘double face’, ha sofferto del duro verdetto giunto tra lacrime e incredulità. L’ex d’oro, Leonardo Blanchard, non nasconde quanto sia difficile assorbire una delusione così, lui che ci è passato in quel gran viaggio di carriera tra Paradiso e Inferno che è stata la sua. In quegli anni si giocava al ‘Matusa’, quello era il tempio ciociaro. Oggi il fortino è cambiato, la location delle battaglie sportive si è trasferita in viale Olimpia, nel nuovo e moderno impianto della ‘Psc Arena-Benito Stirpe’. Non sono però cambiati gli obiettivi di questa società, tra le tante difficoltà che una realtà di provincia deve fronteggiare per poter sopravvivere tra i grandi blasoni della massima categoria. Oggi come allora, le peripezie sono tante. Il Leone ha conosciuto momenti di felicità alle stelle, poi la caduta rovinosa. La retrocessione. Che brutta questa parola…però bisogna affrontarla per poter di nuovo regolare i conti con il destino. Situazioni di cui abbiamo avuto il piacere di discutere proprio con il difensore di quel gruppo ancora ricordato e celebrato dai suoi tifosi. Lui, che ancora non riesce a pensare di poter “fare una passeggiata a Frosinone senza farmi venire brividi e la pelle d’oca per i tanti, troppi ricordi”…parole sue, parole di un ex ‘prescelto’ che a questa maglia ha saputo dare moltissimo. Di uno che forse ha abbandonato il pallone e l’agonismo troppo presto, ma questa è un’altra storia…

L’analisi di Leonardo Blanchard

La stagione del Frosinone si è conclusa con un epilogo amaro, un finale che nessuno avrebbe voluto leggere…lei, da ex, come lo ha vissuto?
“Guardando l’ultima partita, la totalità delle occasione che ha avuto il Frosinone in confronto all’Udinese, i locali non meritavano di perdere. Purtroppo però il calcio ha una logica illogica, come ripeto spesso. Da ex che conosce perfettamente l’ambiente, quanto questa gente ci credeva, ti assicuro che soffro con loro, mi è dispiaciuto tanto. Per tanto tempo il Frosinone è stato per me una famiglia e questo boccone amarissimo, arrivato all’ultimo, in casa, è davvero difficile da buttare giù”.

Al netto di come è finita, come giudica l’intero percorso giallazzurro in questa serie A? Cosa è mancato al Frosinone per conquistare una storica salvezza?
“Se ragionassimo solo da tifosi, in questo momento, è normale che possa esserci un po’ di rabbia per come è andata. Ma se guardiamo complessivamente il campionato e prendiamo come esplicativo che all’ultima giornata ci fossero tre squadre in lotta per non retrocedere, è facile comprendere quanto sia stato un torneo tirato giù – a differenza del vertice – e che il Frosinone si sia battuto alla pari di avversarie anche con maggior esperienza di serie A. La squadra ha espresso un bel gioco sempre e raccolto un punteggio più scarso se equiparato a quanto fatto in campo. Vuoi la sfortuna, vuoi l’inesperienza, il finale è quello che conosciamo e che nessuno avrebbe voluto sapere. Non ritengo che la formazione abbia peccato più di altre. Chi si è salvato lo ha fatto con appena uno o due lunghezze in più. Certamente i giallazzurri avrebbero potuto mettere in cascina qualcos’altro prima perché partite come quella che ha chiuso l’annata sono purtroppo a sé stanti, imponderabili”.

Lei che ha vissuto con la maglia ciociara anni importantissimi, gioie infinite come la promozione in B, poi quella in A, ma che ha anche vissuto la delusione della retrocessione, sa bene come funzionano certe dinamiche. Tutti hanno sofferto questa botta, ci sono state anche contestazioni ai danni dei calciatori…c’è qualcosa che si sente di dire ai tifosi frusinati? Sempre a proposito di Frosinone, in questi giorni ci è capitato di leggere commenti in cui gli atleti vengono attaccati dal pubblico secondo cui non nutrono un vero amore per la maglia, in quanto non del luogo. Da calciatore d’esperienza, cosa risponde?
“Di stare vicino alla società, sempre. Capisco perfettamente che la dinamica odierna, rispetto a quando giocavo io, è molto diversa. Nel gruppo storico, di cui ho avuto l’onore di far parte, c’erano ragazzi di Frosinone, come Mirko Gori. C’erano ragazzi che avevano vissuto la battaglia dalla C alla B, prima di quella che ha portato il club in A, per cui è spontaneo che l’attaccamento alla maglia fosse diverso. Un supporter vorrebbe sempre che i ragazzi in campo giocassero con il sangue agli occhi come farebbero loro, ma ad oggi, rispetto a ieri, è un’opzione meno praticabile. Vuoi perché tanti sono di passaggio, tanti non hanno materialmente il tempo di abbracciare Frosinone come fosse casa loro, cosa che invece era accaduto a noi. Ma quell’impresa, con quel collettivo, resta qualcosa di difficilmente replicabile. Non è possibile fare paragone con chi ci teneva come faceva quella rosa che aveva battagliato sui campi della C. A mio avviso, se dobbiamo trovare un neo, è tutto qui: il Frosinone potrebbe tornare alla politica di un tempo, a coltivare ragazzi dal vivaio, legare qualcuno a sé e non puntare solo su prestiti da altre squadre perché può starci, può capitare chi non ci creda al 100% quando invece sta tutto lì il segreto per assicurarsi certe battaglie con la spinta di un popolo intero che lo chiama a gran voce. Per dare il cuore e il sangue, serve il senso di appartenenza e quello arriva solo se ci si sente parte integrante di un progetto”.

Per lei Frosinone e il Frosinone hanno rappresentato anni fondamentali, sia per la sua carriera che per la sua crescita personale, che ricordo ha del club, ma anche del territorio e della sua gente? Ha dei rimpianti?
“Non ho il ricordo di un club, ho il ricordo di una famiglia. A partire dal Presidente, passando per i colleghi calciatori, fino ai magazzinieri. Per non parlare dei tifosi, i quali mi hanno portato sempre su un palmo di mano e che tutt’oggi ringrazio. In Ciociaria sono cresciuto come uomo e ho scritto le più belle pagine della mia carriera. Il rimpianto? C’è, e riguarda l’errore più grande che potessi fare. Ero più giovane e pensavo che a Frosinone smantellassero la squadra, così decisi di andare via e tentare di far evolvere il mio percorso in altro modo, ma non è stata una scelta oculata. Sono convinto che se fossi rimasto, molto probabilmente sarei ancora lì. Fisicamente sono integro, il livello lo conosco, magari avrei potuto ancora dire la mia a 36 anni…chi lo sa…”.

Una immagine bellissima che ci piace ricordare dei suoi anni al Frosinone è stata quella che la immortala come autore del gol che è valso il pari a Torino, contro la Juventus in serie A. Una rete arrivata in pieno recupero con il suo ‘marchio di fabbrica’, di testa saltando in controtempo…poi lo scambio di maglia con Pogba, la possiamo definire come la copertina della sua esperienza calcistica? Cosa prova se ripensa a quel momento?
“Quello è stato il momento più bello che ricordi in carriera. La definisco una perla, raggiunta poi con la maglia con cui ho raccolto i migliori risultati. Nel mio percorso mi posso vantare di aver vinto tutti i campionati professionistici…meno quello di A (ride n.d.r.), ma questa immagine incornicia perfettamente il racconto del mio cammino sportivo. Emozioni fortissime, istanti in cui capisci di essere davvero un professionista che se la sta battendo con grandi campioni, alla pari, fino al 90′. Un altro tassello incastonato nel ‘puzzle del senso di appartenenza’ di cui prima…”.

Sebbene le strade con il Frosinone e con il calcio professionistico si siano divise, cosa augura a questa piazza?
“Di tornare presto in serie A, perché è una realtà solida e che lo merita. Gli auguro di tornare a formare una squadra con quell’attaccamento che è mancato in questi tempi, di ricostruire un gruppo che possa diventare una famiglia. Ci deve essere un legame ‘più speciale’ rispetto agli altri posti. Per come conosco il Presidente ma anche i tifosi, auguro che chi arriverà in giallazzurro non lo faccia solo per guadagnare, giocare in B e arrivare in A, ma per restare e creare quel quid di cui l’ambiente necessita”.

Un’ultima domanda sul suo presente: attualmente ha scelto di proseguire con l’azienda di famiglia, e lavora nell’ambito della moda maschile, non ha smesso di allenarsi e gioca a calcio nella formazione della sua città, il Belvedere Grosseto (prima categoria), in più coltiva una meravigliosa passione, quella per l’arte e la pittura…Come riesce a coniugare il tutto? E i suoi progetti per il futuro?
“E suono anche da dj ora! Sto vivendo un momento molto sereno della mia vita. Avevo smesso di giocare perché non mi ritrovavo più in questo mondo. Ora voglio proseguire nel coltivare tutte queste mie passioni. Come Pollock, Rothko o Schiele. Quando dipingo metto la musica alta e mi lascio andare. E ho un altro obiettivo. Ho in mente di fare il corso da allenatore, dopotutto l’esperienza non mi manca e anche con la squadra con cui gioco ora, con tanti giovanissimi, mi fa rendere conto di essere diventato una sorta di allenatore in campo. Le presenze da professionista non mi mancano neppure, quindi perché no?”. Al che, aggiungiamo, magari un giorno qui a Frosinone? E Leonardo non mette limiti alla provvidenza…”Chi può dirlo? Sarebbe bello, chissà…”. Eh sì, chissà che un giorno di Blanchard in terra ciociara non ne sentiremo parlare come fiero condottiero tornato dopo averne per anni onorato il campo…

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Cristina Lucarelli
Cristina Lucarelli
Cristina Lucarelli, giornalista sportiva con una passione per musica, cinema, teatro ed arti. Ha collaborato per diversi anni con il quotidiano Ciociaria Oggi, sia per l'edizione cartacea che per il web nonché con il magazine di arti sceniche scenecontemporanee.it. Ha lavorato anche come speaker prima per Nuova Rete e poi per Radio Day. Ha altresì curato gli uffici stampa della Argos Volley in serie A1 e A2 e del Sora Calcio.

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