La gola secca, in completo hangover dopo una serata davvero troppo “alcolica”…un aggettivo che dà il nome al nuovo singolo di Diego Conti. Il chitarrista e cantautore di Patrica torna a far parlare di sé dopo una pausa discografica di circa due anni. Il talento ciociaro, da tempo sconfinato nel panorama nazionale, vuole calcare di nuovo il palco, da ‘piccolo grande rocker’ quale è, figlio dei mitici Rolling Stones e di quelle sonorità che hanno pervaso e indirizzato tutta la sua esistenza, sin da piccolissimo. Il 27enne ha incontrato il suo destino in modo quasi ‘magico’ e inaspettato: le sue melodie hanno incrociato nientemeno che l’esperienza di Andrew Loog Oldham, storico scopritore, produttore e manager proprio degli Stones. E tutto è cambiato, anzi, si è evoluto, incalzando una trasformazione interiore i cui prodromi prodigiosi già scalciavano per mutare in sostanza incandescente. Ne è venuto fuori ‘Alcolica’, il singolo apripista del nuovo album di Conti, pubblicato lo scorso 21 ottobre e il cui video ufficiale è stato distribuito il 3 novembre. Tanta materia bollente, troppi spunti che non potevano essere lasciati sospesi nel limbo obnubilante del celato. Ho deciso di intervistarlo, di conoscerlo, ma soprattutto di far scoprire anche ai nostri lettori chi è Diego Conti davvero.
La genesi di Alcolica
“Se fai rock’n’roll, hai il dovere di vivere alla grande”. Lo ha detto Rod Stewart, lo ha citato indirettamente anche Diego, mentre mi raccontava come è nata ‘Alcolica’: “È stato davvero un bel…’casino’! Venivo da una serata molto alcolica e al mattino dopo, quando mi sono svegliato, avevo vicino un pezzo di carta e una penna. In testa mi frullava questa canzone, mi appunto qualcosa. La melodia me la lascio in mente, anche perché non avevo altro su cui segnare i miei pensieri. Avevo perso il cellulare e persino il portafogli. Con la gola secca e in totale hangover mi riaddormento. Qualche giorno dopo ho preso la chitarra e ho ricordato di avere quel pezzo di carta da qualche parte, così l’ho abbozzata. Credo sia come una forma inconsapevole di assoluzione dei miei ‘peccati’. Poi, nonostante fosse venuta di getto, il processo di produzione è stato lungo. L’ho limata, scritta con Oldham, Cheope e Ivan Antonio Rossi (anche produttore artistico della canzone)”. Ho sempre respirato rock. E per fare del rock, devi viverlo!”. Così nasce ‘Alcolica’, il resoconto schietto, divertito, beffardo, di una notte sfocata e fuori controllo, avventura rock tra demoni danzanti e la vita sottosopra. Il video ufficiale è stato pubblicato appena lo scorso 3 novembre e lo trovate qui: Alcolica.
Il nuovo album
‘Alcolica’ è anche una dichiarazione: il viraggio verso una meta decisa da tempo, quella del rock. “La ricerca di questa evoluzione era già in atto – ci spiega Diego quando gli chiediamo del nuovo ep -. Io ho sempre ascoltato e amato il rock. I primi due concerti ai quali ho assistito sono stati quelli dei Rolling Stones con il ‘Bigger Bang Tour” che fece tappa all’Olimpico, e quello di Piero Pelù a Ferentino. Per cui, questo album che volevo realizzare da tempo, sarà un disco rock, dal sound british con i testi ovviamente in italiano. Un disco con cui vorrei realizzare il mio sogno: cantarlo davanti ad una platea che lo intona con me, a squarciagola. Perché la musica è un prodigio che va vissuto insieme, condiviso, la musica è della gente!”.
Un rocker nato
Conti ha sentito ardere la fiamma della musica sin da bambino. In casa non aveva esempi di musicisti, ma è stato il padre a ‘deviarlo’ verso questa passione. Da piccolo gli ha fatto ascoltare quei Rolling Stones che ne hanno ineluttabilmente tracciato la rotta da seguire, ma non solo. Led Zeppelin, Beatles, The Doors, Bob Dylan, Simon & Garfunkel, e per restare in Italia, Lucio Dalla, Vasco Rossi. “Mi piace sempre ricordare un episodio – ci racconta il cantautore -. Mio padre e mia madre fecero un viaggio negli States mentre mamma era incinta di me. È come se i concerti e le sonorità ascoltate da lei durante quei giorni le avessi assorbite già dalla pancia. Io non ho mai avuto dubbi sul mio futuro: da bimbo già sapevo chi volevo diventare. Ho imbracciato la chitarra a 10 anni, a 12 avevo già una band e ho iniziato a suonare in giro per la Ciociaria. Dopo è arrivata anche la scrittura”.
L’incontro con il destino e con Andrew Loog Oldham
Per Diego parlare del suo incontro con Andrew Loog Oldham non è semplice. È una storia troppo bella e intima per svelarla a tutti. È un tesoro di cui tenerne sempre una parte solo per sé. Così, sì, me lo racconta, ma premette che non è la storia per intero. Quella resterà sempre e solo la ‘loro’ storia. Loro e di nessun altro. “È stato davvero un gioco del destino, come amo definirlo – spiega il cantautore -. Venivo da un periodo buio, nero. Prima per cose private, poi c’è stata la pandemia. Il ‘miracolo’ è avvenuto un po’ per caso…ho avuto l’indirizzo di posta elettronica di Oldham, che per me è ed è sempre stato un vero mito. Mi sono fatto coraggio e gli ho scritto. Ne è nata una lunga trafila di mail, di scambio. Lui è il mio mentore. Grazie ai suoi preziosi consigli ho ricominciato a scrivere la mia musica e siccome la sua figura ha fatto la differenza nel risultato finale, gli ho chiesto se gli facesse piacere firmare con me queste canzoni. Da premettere che lui, in quel periodo, era in Colombia e, nonostante tutte le difficoltà logistiche, ha sempre risposto alle mie richieste e collaborato ai pezzi. Alla mia domanda la sua risposta fu questa: “Sono onorato io”. Rimasi completamente e felicemente spiazzato. Un gigante come lui, che è riuscito a portare John Lennon e Paul McCartney in studio dai Rolling Stones per offrirgli il brano ‘I wanna be your man’, ora era al mio fianco. Lui ha raccolto il mio chiodo di pelle e me lo ha rimesso sulle spalle, come solo un angelo del rock può fare!”.
La carriera del cantautore di casa nostra
Nonostante la giovane età, Diego vanta un curriculum vasto e di pregio: la collaborazione come chitarrista in studio con Clementino, la partecipazione alla decima edizione di X-Factor Italia nella categoria Under Uomini, capitanata da Arisa, poi Sanremo Giovani nel 2018, l’esperienza che lui stesso definisce più totalizzante. “Del mio percorso artistico, ogni tappa è stata fondamentale, ma forse quella da cui ne sono uscito più formato è stata Sanremo. Ero in gara ‘3 Gradi’ (singolo che ha anticipato il suo primo lavoro discografico, dal titolo “Evoluzione”, in cui ha sperimentato il cross-pop mischiando il pop/rock alle sonorità più urban n.d.r). È stato un bel banco di prova, tosto, davanti al pubblico delle grandi occasioni e che mi ha insegnato molto a livello di performance e concentrazione”. Nel 2019 è la volta di ‘Amici di Maria De Filippi’, che gli consente di mettersi nuovamente alla prova. Nel 2020, invece, l’incontro con Fonoprint Studios che rappresenta il periodo di svolta nella sua carriera e che gli consente di firmare il primo contratto discografico nel 2021. Inizia così una nuova, entusiasmante, fase del suo cammino professionale, grazie al supporto e alla fiducia artistica di Leo Cavalli. Nell’estate 2020 avviene quindi l’incontro del destino, improvviso, inspiegabile, miracoloso…