In questi tempi di incertezza economica, i dazi commerciali sono diventati un argomento di discussione costante. Si parla di aumenti di prezzo, mercati in subbuglio e un futuro economico nebuloso. “Ma, come Consumerismo No Profit – dichiara il Presidente Luigi Gabriele -, crediamo sia essenziale andare oltre il mero pessimismo e analizzare la situazione con una visione più ampia. La storia ci insegna che i dazi, pur con i loro rischi, possono anche aprire nuove strade per i consumatori attenti e le aziende italiane agili”.
Un tuffo nel passato: i dazi e la loro evoluzione
La storia dei dazi è un viaggio affascinante, fatto di scelte economiche che hanno oscillato tra il protezionismo e la libera circolazione delle merci. Pensiamo al mercantilismo, con le sue politiche che miravano ad arricchire le nazioni a scapito delle altre, o al protezionismo americano del XIX secolo, che ha plasmato l’industria statunitense. E poi, il XX secolo, con la Grande Depressione e il ritorno in forze dei dazi, che hanno soffocato il commercio globale. Per fortuna, dopo la Seconda Guerra Mondiale, il GATT e l’OMC hanno promosso un’era di maggiore apertura, riducendo drasticamente i dazi. Ma la storia, come sappiamo, è ciclica, e oggi ci troviamo di fronte a nuove sfide.
Dazi e vita quotidiana: esempi concreti
Proviamo a immaginare cosa significhino i dazi per la nostra vita di tutti i giorni. Se un dazio del 15% venisse applicato ai componenti elettronici, lo smartphone che tanto amiamo potrebbe costarci 50 euro in più. E che dire dei computer portatili, la cui produzione dipende fortemente da componenti importati? Il loro prezzo potrebbe lievitare del 20%.
Ma non è solo l’elettronica a essere a rischio. Anche il mondo della moda potrebbe subire scossoni: un dazio del 20% sulle scarpe sportive importate si tradurrebbe in un aumento di 15 euro al paio. E per i capi d’abbigliamento più sofisticati, realizzati con tessuti speciali importati, l’aumento potrebbe essere ancora più marcato.
E il carrello della spesa? Anche lì i dazi si farebbero sentire. La frutta esotica, il caffè, i prodotti alimentari trasformati: tutti potrebbero diventare più cari, con un aumento medio del 5-10%. Persino il nostro amato parmigiano reggiano , se esportato in USA, potrebbe avere un aumento di prezzo fino al 15% di media.
Ma per lor non certo per noi. Ricordatevi che gli IPhone non si mangiano, ma il parmigiano sì! Nel senso possiamo benissimo a meno di alcune cose, ma di altre loro proprio no.
Oltre il pessimismo: le opportunità
Certo, i dazi sono una sfida. Ma possono anche essere un’occasione per riscoprire le eccellenze del “Made in Italy”, per sostenere le filiere corte, per dare nuova linfa alle nostre imprese. In un mondo che cambia, le aziende italiane possono trovare nuovi mercati, investire nell’innovazione, diventare più competitive. E noi consumatori, possiamo diventare più consapevoli, più attenti alla qualità, più vicini ai produttori locali.
Un cambio di prospettiva
Invece di temere i dazi, proviamo a vederli come un’opportunità per ripensare il nostro modo di consumare e produrre. Sosteniamo le aziende che valorizzano il territorio, che investono nella qualità, che rispettano l’ambiente. Cerchiamo prodotti con filiere trasparenti, che arrivano direttamente dai produttori, riducendo gli sprechi e l’impatto ambientale. Informiamoci, compariamo, scegliamo con cura. E facciamo sentire la nostra voce, perché noi consumatori abbiamo il potere di cambiare le cose. – Fonte www.consumerismonoprofit.it –