Attraverso una petizione Confimpreseitalia sta chiedendo al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ed al Presidente del Consiglio Mario Draghi di intervenire con gli atti necessari per il conseguimento di determinati obiettivi.
In questi giorni, infatti, l’argomento caro energia è stato trattato nei modi più svariati. È stato messo in evidenza il costo iperbolico delle bollette, sono stati richiesti interventi, senza che nessuno specifichi che tipo di interventi, è richiesto una specie di miracolo a quel Draghi che è stato umiliato da quegli stessi partiti che l’hanno costretto a dimettersi. Senza interventi mirati che non possono essere la rateizzazione delle bollette o il credito d’imposta tutte le aziende chiuderanno.
“Da una ricerca a campione del Centro Studi confederale – fa presente il Presidente Guido D’Amico – sull’incidenza del costo energetico sul fatturato, nel mese di luglio, che solitamente è un mese che nell’economia annuale delle imprese pesa circa il 12%, superiore alla media mensile, del fatturato complessivo.
Per le aziende del commercio l’incidenza dei costi energetici varia tra l’8 ed il 12%, incidenza che spesso è pari o superiore al già gravoso costo di affitto. Negli esercizi della somministrazione senza cucina vale tra il 16%, mentre nelle attività di ristorazione con cucina il valore minimo è pari al 25% ed in alcuni casi supera il 50%. È evidente che con questi numeri la gestione è insostenibile per cui chiudere non è una opzione o una scelta, imprenditoriale, ma è percorso obbligato.
Non va trascurato che in una famiglia tipo, luce e gas erodono il 25% della capacità di spesa e che questo dato avrà pesanti ripercussioni sui consumi interni. Siamo in guerra, siamo nelle mani degli speculatori. Che la guerra in Ucraina sia un buon paravento per gli speculatori, non è solo Confimpreseitalia a dirlo, ci sono personaggi molto più importanti a confermarlo tra i quali qualche Ministro. Ma qualunque sia la genesi del caro Energia, il risultato è una situazione finanziaria che conseguenze fisiche a parte sta mettendo in ginocchio il Paese ed è evidente che senza interventi immediati la coesione sociale del paese è altamente a rischio”.
Le nostre proposte
Non vi è alcun un dubbio che stiamo parlando di SIEG servizi di interesse economico generale e che pertanto si può derogare alle norme in materia di concorrenza e del mercato in quanto, nell’attuale situazione, imprese e cittadini non avranno più garantito l’accesso a questi servizi di base. Nei processi di privatizzazione e di affidamento di questi servizi un pilastro e la garanzia e l’erogazione del servizio pubblico ed il mantenimento della coesione sociale tanto che, nel caso che le aziende concessionarie per garantire il servizio producano perdite è previsto un intervento di compensazione.
Ora si è nella situazione inversa, cittadini ed imprese sono soffocati dai costi energetici mentre i concessionari fanno utili pazzeschi; è giunto il momento di riequilibrare la situazione. Il Governo, conclude il Presidente Confederale, invece di intervenire con provvedimenti palliativi, può in primis per un periodo massimo di sei mesi, rinnovabile in caso l’emergenza perdurasse, prevedere un contributo straordinario pari alla media dell’aumento tariffario delle bollette e, inoltre può fissare, una tariffa massima per luce e gas che sia proporzionale agli aumenti ISTAT.
Nel caso in cui i concessionari subissero delle perdite può intervenire, come determinato dalla Corte di Giustizia Europea, sentenza Altmark, garantendo ai concessionari “un margine di utile ragionevole, sostanzialmente rapportato al costo del denaro, che possa remunerare l’impresa per la perdita relativa all’immobilizzazione del capitale destinato all’erogazione del servizio pubblico”.
Proponiamo, poi, di rivedere la normativa sulla tax credit energia che discrimina chi, nel tempo, ha cambiato gestore (in barba al mercato libero) e chi è subentrato nella proprietà e/o gestione aziendale