I 5 squali più pericolosi per l’uomo: alcuni sono anche nei mari italiani

Sebbene al grande squalo bianco vengano attribuiti più incidenti fatali, c'è un'altra specie che potrebbe rubargli il primato

Antichi, affascinanti e temuti. Delle oltre 500 specie di squalo che nuotano nelle acque di tutto il mondo, solo una decina è considerata potenzialmente pericolosa per l’essere umano. Sebbene esistano molti casi difficili da identificare, i responsabili della maggior parte degli incidenti sono i “tre grandi”, ovvero il grande squalo bianco (Carcharodon carcharias), lo squalo tigre (Galeocerdo cuvier) e il leuca (Carcharhinus leucas). Ma non è una questione di indole.

Queste tre specie sono di grandi dimensioni, possono infliggere gravi ferite, si trovano comunemente nelle aree in cui gli esseri umani fanno il bagno e hanno denti affilatissimi. Come spiega l’International Shark Attack File, in linea di massima quasi tutti gli squali della giusta dimensione, circa 1,8 metri o più, rappresentano una potenziale minaccia per gli esseri umani perché, anche non intendono divorarci, la potenza della loro mascella e la morfologia dei loro denti può causare lesioni anche con un solo morso.

Premessa fatta, ecco i 5 squali considerati più pericolosi per l’uomo in base al numero di attacchi fatali registrati.

Grande squalo bianco (attacchi totali 351 di cui 59 fatali)

Il grande squalo bianco (Carcharodon carcharias) è implicato nel maggior numero di incidenti con gli esseri umani. Si contano almeno 351 attacchi, di cui 59 fatali. I grandi bianchi sono una realtà anche nel Mediterraneo. In particolare, l’aera compresa nel canale di Sicilia, Malta e Tunisia è una specie di “nursery”, dove si riproducono. Quelli avvistati in Sicilia, infatti, sono giovani esemplari.

Sono i più grandi pesci predatori:nuotano fino a 24 km/h, pesano 2 tonnellate e crescono fino a una lunghezza di 4,5 metri circa. Tuttavia, sono stati scoperti esemplari anche di 6 metri. Nonostante la sua stazza massiccia, lo squalo bianco è in grado di compiere spettacolari evoluzioni. Il cosiddetto “breaching”, comportamento tipico dei cetacei, che consiste nel compiere salti e acrobazie fuori dall’acqua. Almeno tre specie di squali ne sono in grado: il mako, lo squalo pinna nera del reef e, appunto, il grande squalo bianco.

Squalo tigre (142 attacchi totali, di cui 39 fatali)

Gli squali tigre (Galeocerdo cuvier) prendono il nome dal loro caratteristico colore: il corpo è grigio con macchie grigio scuro sui fianchi, che ricordano le striature della tigre. Sono tra gli squali più grandi e sono responsabili di 142 attacchi totali agli esserei umani, di cui 39 fatali. Una proporzione elevata, causata dalla loro voracità: animali territoriali, mangiano di tutto, da pesci, foche, tartarughe, uccelli marini, altri squali e persino rifiuti che galleggiano in mare. Dotati di una serie di denti seghettati in grado di spezzare anche le ossa, possono infliggere ferite devastanti alle loro prede.

Sebbene non abitano il Mediterraneo, negli ultimi decenni sono stati avvistati un paio di esemplari nelle nostre acque.

Squalo leuca (119 attacchi totali, di cui 26 fatali)

Imprevedibile, nuota nelle acque basse e lo si può incontrare nei corsi d’acqua dolce. Lo squalo leuca (Carcharhinus leucas), chiamato anche squalo zambesi, è al terzo posto degli attacchi fatali contro l’essere umano. Da non confondere con lo squalo toro: nella lingua anglosassone, infatti, il leuca è chiamato ‘bull shark’. 

Protagonista di alcuni film horror sugli squali, tra cui Blu Profondo 2 e 3, il leuca non si incontra nei mari italiani. A differenza della maggior parte degli altri squali, tollera anche ambienti di acqua dolce, e spesso è stato avvistato nei fiumi, estuari e aree costiere. Spesso aggressivi e imprevedibili, i leuca nuotano nelle acque molto basse, portandoli spesso a contatto con gli esseri umani e aumentando quindi il rischio di incidenti. 

Squalo azzurro/verdesca (13 attacchi totali, di cui 4 fatali)

Quando si parla di squali bisogna ricordare che stiamo parlando sempre di predatori. Dunque anche lo squalo azzurro (Prionace glauca), popolarmente noto come verdesca,sebbene sia considerato poco pericoloso rispetto ai suoi simili, è stato responsabile di 13 incidenti, 4 dei quali mortali.

Prolifica nel Mediterraneo, in particolare nell’Adriatico, è unaspecie a rischio estinzione a causa delle sue pinne, pietanza base di alcune ricette orientali. Si stima che ogni anno vengano uccisi dall’uomo almeno fino ai 20 milioni di esemplari.

Squalo longimano (?)

Sebbene ufficialmente siano stati registrati 15 attacchi totali, di cui 3 fatali, in realtà si ritiene che lo squalo longimano (Carcharhinus longimanus) sia il responsabile del maggior numero di incidenti mortali, ben superiore alla somma di tutti gli attacchi delle altre specie messe insieme. Questo è dovuto alle loro abitudini di ‘sciacalli’. I longimano abitano nelle acque molto profonde, dove il contatto con l’essere umano è rarissimo. Tuttavia, è noto che sono loro ad aver attaccato i sopravvissuti di naufragi di navi e aerei e sono sospettati di essere responsabili di numerose vittime umane

Il longimano è, infatti, la specie principale implicata negli attacchi di squalo legati all’affondamento della USS Indianapolis. Nel 1945 l’incrociatore americano fu attaccato e affondato da un sommergibile giapponese mentre navigava nel Mare delle Filippine. Per 4 giorni i circa 900 superstiti restarono in mare ad attendere i soccorsi. Alla fine sopravvissero in 316. Tra le cause di morte l’assenza di giubbotti di salvataggio, la disidratazione e gli attacchi degli squali. Si ritiene che i responsabili di questi attacchi siano proprio i longimano. – Fonte Agenzia Dire www.dire.it –

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