I big data per aiutare a prevenire gli effetti degli eventi climatici estremi. O quantomeno, per preparare una difesa adeguata. Nasce così la piattaforma ‘E3CI’ (European extreme events climate index), sviluppata dalla Fondazione Ifab (International foundation big data and artificial intelligence for human development) dell’Emilia-Romagna, in collaborazione con Cmcc (Fondazione centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici) e Leithà. L’obiettivo del progetto è analizzare, quantificare e monitorare nel tempo gli eventi meteo estremi, per comprenderli e prevenirne gli effetti.
A confronto i dati dal 1981 ad oggi
Nel dettaglio, spiega la Fondazione Ifab, l’E3CI “è un insieme di indici” che forniscono “informazioni sulle aree interessate da diversi tipi di pericoli meteo-indotti e sulla gravità di tali eventi”. Riporta i dati raccolti dal 1981 a oggi e copre tutta l’Europa. Sono considerati sette eventi climatici estremi: ondate di caldo; di gelo; precipitazioni estreme; siccità; venti estremi; grandinate; incendi. Per ognuna, su scala mensile, “la stima di un indicatore permette di identificare le tendenze e le variazioni nel numero di eventi estremi, consentendo una migliore comprensione degli eventi occorsi”.
I colpi di frusta idroclimatici sono sempre più diffusi
Da questi dati emerge che negli ultimi 10 anni c’è stato un aumento delle temperature (è cresciuto il numero dei giorni caldi) e sono diventati frequenti i cosiddetti “colpi di frusta idroclimatici“, ossia lunghi periodi di siccità alternati a brevi momenti con pioggia e grandine. In Emilia-Romagna, in particolare, le ondate di calore sono quattro volte più frequenti oggi rispetto a 30 anni fa. Sul fronte delle precipitazioni, il 90% dei mesi caratterizzati dai valori maggiori si concentrano nell’ultimo decennio. Il maggio 2023, ad esempio, è il mese peggiore in assoluto, dopo il febbraio 2015.
Accessibili online i dati climatici di tutti i Paesi europei
Nei giorni scorsi Ifab, Radarmeteo e Hypermeteo hanno siglato un accordo per commercializzare e distribuire l’indice climatico E3CI per fornire uno strumento di supporto alle attività dei settori impattati dal cambiamento climatico. “L’indice è già utilizzato a livello professionale, per esempio dal settore assicurativo per meglio comprendere le aree a maggior rischio- spiega Marco Becca, direttore di Ifab- ma è accessibile a chiunque, gratuitamente, sul nostro sito online, dove con una semplice interfaccia grafica si possono analizzare le serie storiche dei dati in tutti i Paesi europei“.
Gli eventi climatici estremi, continua Becca, “ci fanno prendere coscienza del fatto che siamo su una china pericolosa e che la transizione ‘green’ è fondamentale per il nostro futuro. In questo contesto l’utilizzo dei dati, reso possibile anche grazie alle moderne strutture di supercalcolo, diventa sempre più importante. Comprendere i fenomeni è alla base dell’azione. Sta a tutti noi, cittadini, aziende e policymakers, invertire questa tendenza. I dati e il digitale in tutte le sue componenti possono essere la risorsa decisiva per farlo“, conclude il direttore di Ifab. – Fonte www.dire.it –