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“Going Clear”, il documentario di Alex Gibney: il lato oscuro della chiesa dei divi

La recensione del film che racconta quanto giri attorno ad una delle dottrine più chiacchierate da oltre mezzo secolo: Scientology

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Ha rapito le menti di personaggi famosi come Tom Cruise e John Travolta, dal 1954 fa parlare di sé, si colloca in una posizione talmente scomoda che ancora non è chiaro se essa rappresenta la strada verso la felicità interiore o l’aberrazione della razionalità e il lavaggio del cervello: parliamo di Scientology, o meglio ce ne parla il regista statunitense premio Oscar Alex Gibney, che nel suo documentario – “Going Clear” – racconta, smaschera e svela quanto giri attorno ad una delle dottrine più controverse e chiacchierate da oltre mezzo secolo.

La “chiesa dei divi”

Tratto dall’omonimo libro-inchiesta del giornalista premio Pulitzer Lawrence Wright, Going Clear fa luce sulla “chiesa dei divi”, su quanto ci sia di marcio e di illecito, dalle presunte violenze fisiche e psicologiche al reperimento di fondi, nonostante la natura “no-profit” dichiarata. Il cineasta americano si prefigge lo scopo di esporre la verità dei fatti e lo fa in una confezione abbastanza televisiva e classicheggiante, forse anche didascalica, ma che lascia sempre un piccolo spazio all’impronta autoriale di un director come Gibney. Il regista rovescia la forma del’intervista parafrasando la stessa “audition” di Scientology, una sessione privata in cui gli adepti al culto vengono interpellati e registrati. Una religione che è anche una prigione, una serie di regole costruite a regola d’arte per ingabbiare gli adepti ed una forte strategia difensiva: non a caso la produzione si è avvalsa di un team di 160 avvocati per far fronte a Scientology.

Tante domande

Il doc porta in scena un cumulo di informazioni, interviste a L. Ron Hubbard – fondatore della religione – mai viste prima, ricostruzioni: la macchina da presa pretende spiegazioni e lo fa tra l’imbarazzo e le negazioni, tra la vergogna e shock emotivo. Due ore di accuse ai danni di un regime quasi totalitario che si autoproclama e autosantifica come religione volta alla liberazione e all’autodeterminazione e che, paradossalmente, viene accusata di invasività, natura manipolatoria e violenze  sistemiche. Colpisce molto l’esperienza di Haggis, che si confessa apertamente davanti alle telecamere raccontando di come quella che sembrava una semplice terapia di auto-aiuto si sia trasformata in un delirio pseudo-fantascientifico fatto di alieni e reincarnazioni. Così come sconvolge scoprire come, attraverso le giuste pressioni politiche, Scientology sia riuscita a proclamarsi religione a tutti gli effetti e sia ora esente dal fisco – e questo nonostante gli introiti impressionanti che ogni anno ne riempiono le casse. Una pellicola coraggiosa e urticante che poteva funzionare meglio, creando il varco per l’oltre, preparando il terreno per un germe più potente della mera esposizione informativa. Domande, tante domande, spesso con risposte non all’altezza.

Credits

Titolo originale: id.
Regia: Alex Gibney
Cast: Lawrence Wright, Mark Rathbun, Monique Rathbun, Mike Rinder, Jason Beghe, Paul Haggis, Sylvia Taylor, Sara Goldberg, Tony Ortega, Kim Masters
Sceneggiatura: Alex Gibney
Fotografia: Samuel PainterMontaggio: Andy Grieve

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