“Fuori Ruolo” – così hanno scelto di chiamarsi – eppure perfettamente calati a loro agio nell’interpretazione di ‘personaggi’ extra-quotidiani. Dalla Ciociaria alla ribalta della scena musicale contemporanea, cinque ragazzi del nostro territorio hanno saputo farsi strada tra i tortuosi tornanti del panorama artistico moderno, ritagliandosi il loro ‘posto nel mondo’ e facendo conoscere la loro identità sonora, la loro intima visione autoriale. Con determinazione, tenacia, senza mai mollare mai, oggi possono finalmente salutare il loro primo album. Difatti quest’oggi, venerdì 1 settembre, vede la luce su tutte le piattaforme musicali online, il primo Lp dei “Fuori Ruolo”, dal titolo omonimo. Il disco, che reinterpreta la canzone autoriale italiana in chiave rock e pop, rappresenta la conclusione di una prima fase del progetto musicale che ha visto l’uscita, nel mese di marzo, di tre singoli: “Otto minuti”, “Per gli amici Barabba” (con un video pubblicato sul profilo YouTube della band) e “Nestore il poeta”.
Il gruppo ‘made in Ciociaria’, al loro esordio, è formato da Marco Crecco alla voce, Luca Micheli alla batteria, Alessandro D’Aversa al basso, Francesco D’Aversa alla chitarra ed Egidio Incelli alle tastiere. Tutti giovani talenti della provincia di Frosinone, nati e cresciuti tra Veroli, Boville, Ripi e Ceccano. “Ciociari doc!”, ci tengono a ribadire i gli abili artisti.
Il disco
“Fuori Ruolo” è prodotto da La Saletta Studio e contiene nove brani, con testi scritti da Egidio Incelli e composizioni originali di Francesco D’Aversa e Alessandro D’Aversa. Il progetto si inserisce nel solco della musica italiana autoriale, con incursioni nel pop e nel rock, dando vita a idee originali, ma in continuità con solide tradizioni musicali italiane e internazionali. I brani toccano tematiche intime, esplorando in primo luogo i desideri e i sogni dei membri del gruppo e alternando stili e toni, non senza un pizzico di ironia.
La genesi della band e del progetto
“Fuori Ruolo” è nato nel 2020 dalla lunga collaborazione tra i membri della band, che dal 2011 condividono palchi e studi, accomunati dalla passione per la musica. Il gruppo esprime un sound che affonda le radici in ascolti condivisi dai suoi fondatori, nonostante si tratti di una formazione multigenerazionale. Marco Crecco (1977), Luca Micheli (1979), Egidio Incelli (1986), Francesco D’Aversa (1992) e Alessandro D’Aversa (1996), iniziano a suonare sin da giovanissimi, sperimentando composizioni originali e generi diversi. Le loro strade si incrociano nella tribute band “Brain Damage”, che per dieci anni propone nei locali e nelle piazze i brani storici dei Pink Floyd. Dopo una lunga pausa, la voglia di riportare la musica al centro delle loro vite, nonostante gli impegni, li riunisce con il nome “Fuori Ruolo”. Una scelta non casuale, legata proprio alla consapevolezza condivisa che la piena realizzazione di ognuno è nell’espressione musicale, ben oltre quindi il ruolo rivestito ogni giorno in ambito lavorativo.
La voce dei protagonisti
Alla nostra domanda circa le loro aspettative sulla risposta da parte del pubblico e soprattutto su che cosa gli ascoltatori debbano aspettarsi dall’album, i “Fuori Ruolo” ci hanno spiegato il loro punto di vista: “Il pubblico è sovrano e per sua natura imprevedibile. Trattandosi di un album che dà forma musicale a emozioni ed esperienze autentiche, la cosa più importante per noi è il successo nella trasmissione dei messaggi che contiene. Avevamo molto da dire e il vero lavoro è consistito nel condensarlo in nove brani. La risposta di coloro che ascolteranno queste canzoni, cogliendo pienamente il valore del progetto, ci lascerà sicuramente soddisfatti. Il vero successo, infatti, consiste oggi nell’abilità di catturare l’attenzione dell’ascoltatore per il tempo necessario a trasmettere idee e concetti finiti. Premere play su “Fuori Ruolo” significa prendersi il proprio tempo, aprirsi a un ascolto rilassato e attento, certamente un’esperienza diversa da quelle cui siamo ormai abituati. Ascoltare l’album implica poi l’accettazione dell’invito a calarsi in un’atmosfera musicale che, pur avendo sonorità contemporanee, si riallaccia esplicitamente alla musica pop, rock e cantautoriale italiana degli anni Settanta e Ottanta, quando i computer avevano meno da dire e i testi erano scritti in un registro diverso. Sin dall’inizio di questo progetto abbiamo scelto di lavorare al massimo sulla comprensibilità di quello che volevamo trasmettere e assaporato il piacere di farlo, liberi da vincoli dettati da indagini di mercato o da un targeting specifico. Si tratta di un privilegio e allo stesso tempo di un rischio. Questo non vuol dire che il pubblico non sia rimasto sempre al centro dei nostri pensieri, anzi il contrario. Scrittura, esecuzione e produzione dei brani hanno un livello proporzionale al tempo di lavorazione speso su un album che, in poco più di mezz’ora, esprime tre anni di lavoro”.