Frosinone – “Ora abbiamo paura”. Questo il commento unanime dei giovani che nella serata di ieri si trovavano nei locali di via Aldo Moro. A 24 ore dalla sparatoria mortale di sabato. Pochi in realtà. Non c’è stato il movimento tipico degli happy hour della domenica. Qualcuno ha raccontato di aver discusso con i genitori che non volevano farli uscire. Non nel capoluogo. Non su quella via macchiata di sangue. Ma quei ragazzi, nonostante la paura, hanno voglia di tornare il prima possibile alla loro normalità. Di esorcizzare quanto accaduto. E come dar loro torto. “La mia amica non è voluta uscire questa sera – racconta una ragazza – sabato era allo Shake. È scioccata. Io non ero con lei ma capisco quanta paura possa aver avuto”.
A pochi passi dallo Shake bar qualcuno passeggiava, altri si fermavano ad osservare. Quanto accaduto sabato sera resterà impresso nella mente di chi lo ha vissuto e di chi lo ha sentito anche solo raccontare. Mai prima nel capoluogo si era assistito ad un crimine tanto efferato, almeno non con quelle modalità. Il video dei momenti della sparatoria immortalati dalle immagini del sistema di video sorveglianza del bar sono la prova tangibile di quanto vissuto in pochi minuti dai presenti. LEGGI QUI. Un duro colpo anche per i gestori del locale, lavoratori onesti che sono finiti, senza colpa alcuna, nell’occhio del ciclone. Ieri mattina in Prefettura si è riunito il Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica. Andranno adottate misure più stringenti per contrastare la criminalità ed evitare il ripetersi di simili episodi.
La ricostruzione
Erano da poco passate le 19:00 di sabato nove marzo quando su via Aldo Moro è stato il caos. Uno, due, tre colpi di pistola. Gli avventori del locale in fuga, qualcuno che cerca riparo sotto i tavoli, altri che ancora non realizzano. In strada le grida dei presenti. Poi altri spari fino al sesto colpo esploso. A terra restano quattro uomini. Uno è Kasmi Kasem, 27 anni albanese. Gli altri sono suo fratello e due connazionali giovanissimi. A sparare il reo confesso Mikea Zaka, 23 anni, albanese anche lui. Stando a quanto ricostruito dagli agenti della Squadra Mobile e come mostrano i filmati delle telecamere di video sorveglianza comunali che hanno ripreso l’intera scena, Zaka è al tavolo con altri amici. Su via Aldo Moro passa una Lancia Y bianca. Uno sguardo basta ad accendere la miccia, forse si stavano già cercando o forse quella è stata “l’occasione” per regolare i conti in sospeso. In cinque scendono dall’auto, vanno verso il tavolo di Zaka. C’è un primo contatto. Poi il 23enne estrae la pistola – pare una calibro 22 – ed apre il fuoco. Sei colpi. Uno è mortale. Poco dopo l’arrivo dei soccorsi infatti, sopraggiunge il decesso di Kasmi Kasem. Il suo corpo resta lì, sulla scena del crimine, coperto da un telo. Il fratello e i due amici vengono soccorsi e trasferiti in ospedale, nessuno di loro sarebbe in pericolo di vita.
Le indagini partono immediatamente. I filmati mostrano Zaka. È braccato. Così il giovane si presenta in Questura accompagnato dall’avvocato Maietta e racconta la sua versione dei fatti. Dopo un interrogatorio, andato avanti fino a tarda notte, per lui scatta l’arresto con le accuse di “omicidio” e “triplice tentato omicidio”. Gli investigatori continuano a scavare, senza sosta, da sabato sera, per ricostruire ogni dettaglio della sparatoria. Si batte la pista delle piazze di spaccio e della prostituzione. Non convince la versione fornita durante l’interrogatorio da Zaka che avrebbe parlato di una ragazza contesa. I contorni di questa drammatica vicenda restano ancora tutti da chiarire. Resta solo una certezza: oggi Frosinone ha paura.