Serie A – Il massimo campionato italiano ha ufficialmente chiuso i battenti. Il Frosinone, alla sua terza volta in A, non ce la fa a salvarsi e, come per le volte precedenti, retrocede in cadetteria. 90 minuti con un finale thriller, decide per tutti Davis. Il suo gol al 76′ protegge l’Udinese dall’inferno, ma di fatto ci spedisce il Leone. Uno 0-1 fatale. Una vittoria all’ultimo respiro per i bianconeri, una sentenza durissima per gli uomini di Di Francesco che nel frattempo speravano nel pari tra Empoli e Roma. Al ‘Castellani’, però, complice una prestazione incolore dei capitolini, i padroni di casa passano al fotofinish con una rete di Niang al 93′, partecipando attivamente alla condanna dei ciociari. Mentre i toscani firmano una vera e propria ‘impresa’, lo ‘Stirpe’ sprofonda nella tristezza generale. E dopo una notte passata insonne, il risveglio frusinate è dei peggiori quest’oggi.
La dura punizione di Davis
C’è da dire che i giallazzurri sono stati anche sfortunati. In un primo tempo segnato dal nervosismo, i bianconeri hanno avuto sì un paio di occasioni ma a tentare l’assalto sono stati i padroni di casa. Un assedio segnato dai legni di Soulé e Brescianini, palle che sibilano vicino la porta, opportunità sfumate in un lampo. Poi il fato, sotto le spoglie di Davis, ci mette lo zampino. Tutto inutile nei minuti successivi. Un Frosinone a trazione anteriore non riesce comunque a trovare quel maledetto pari che sarebbe bastato a scrivere la storia. Nel momento in cui il numero 9 dell’Udinese gela lo ‘Stirpe’, il Leone capisce di non essere più padrone del proprio destino, come si ripeteva da settimane nell’ambiente. La 38esima giornata finisce con una doccia ghiacciata.
La coreografia bellissima della Nord, quel ‘Ti Amo’ giallo a caratteri cubitali e stampato su uno sfondo azzurro, resta come le spoglie dei caduti, tra insofferenza, delusione, lacrime amarissime. L’incolpevole Cerofolini ha provato ad abbassare le saracinesche proprio come ha fatto Okoye, prodigioso su alcuni interventi, ma è stato trafitto ugualmente dalla ‘provvidenza’ che ha sorriso alle zebrette. Nel complesso, il gruppo si è comportato bene, uno su tutti Soulé che scheggia la traversa, serve una palla d’oro a Brescianini, e cerca sempre la giocata ubriacante. Anche Zortea ci prova come può. Sufficienza ampia anche per Barrenechea, per lo stesso Brescianini, per Valeri, per Harroui. Per Lirola, invece, è una serataccia, sbaglia tanto, troppo. Questo Frosinone a ‘tutta gioventù’ pecca però in esperienza e quando l’uomo-salvezza, entrato nella ripresa, li punisce, non riesce cambiare le sorti di un destino che sembra scritto con il sangue. Non c’è verso di permanere in serie A. In una sorta di equazione ai limiti della cabala, il collettivo di viale Olimpia non sfata il tabù neppure stavolta.
Una retrocessione che fa più male delle altre
E questa retrocessione, probabilmente, fa più male delle altre. Fa più male perché arriva la rush finale, arriva in un momento in cui la speranza, accompagnata dalla spinta di un popolo, sembrava essere sufficiente a raggiungere l’obiettivo. Che questo desiderio fosse per caso troppo grande? Fuori misura, fuori dalla portata della società? Non pareva per niente essere così, nonostante una stagione anche travagliata nella seconda parte dopo quell’avvio folgorante che, a conti fatti, ci aveva un po’ illuso…Cosa mai successa nelle due volte precedenti, in cui il sodalizio ciociaro è crollato diverse giornate prima dell’ultima. La sconfitta è arrivata ieri immeritata, ma questo Frosinone ha perso per strada diversi punti nell’arco dell’annata. In tanti puntano il dito anche su risultati ‘equivoci’ da parte di altre società, ma il punto è che neppure si sarebbe dovuto pensare alle altre. Adesso recriminare serve a poco, anzi a nulla. Ci sarà anche il momento, a breve, di un’analisi complessiva della stagione trascorsa, ma questo lunedì è di quelli da lasciar trascorrere così, in silenzio, con la luna storta e il muso lungo, senza provare neppure a farsela passare. La batosta ha scatenato una comprensibile – per certi versi – contestazione del pubblico. Diversi tifosi, a caldo, hanno espresso parole durissime nei confronti sia dei calciatori che del club. I commenti sui social assumono tante sfumature…C’è chi ribadisce lo sdegno per un’opportunità sciupata, chi accusa il mister, chi comunque assicura che il proprio amore per i colori giallazzurri resterà lo stesso, non importa la categoria. Al di là di ogni possibile colpa, le parole del Presidente Stirpe nella tarda serata di ieri, sono sopraggiunte lucide e coscienziose. Da numero uno societario si è assunto le responsabilità di tutti, comprendendo anche gli sfoghi più grevi. Ha assicurato che il prossimo campionato cadetto non troverà il club impreparato e che continuerà a sviluppare la propria idea di calcio sostenibile con oculatezza e ponderazione. Ciò non toglie che certamente bisognerà ancora una volta analizzare ciò che non è andato e ci sarà bisogno di apportare evidenti modifiche a questo Frosinone che saluta tra le lacrime il campionato più bello del mondo.