“L’amministrazione comunale – ha dichiarato la delegata alla pubblica istruzione – continuerà a garantire sicurezza e qualità del servizio di refezione scolastica ai piccoli alunni e alle loro famiglie. I pasti consumati a scuola, infatti, ricoprono una funzione di vero e proprio momento educativo per i ragazzi. Nel caso della somministrazione di acqua di rete, dal 4 dicembre, all’interno delle mense scolastiche, vanno precisati alcuni aspetti. L’acqua erogata per il consumo di bambine e bambini, innanzitutto, proviene direttamente dalla rete, nel pieno rispetto della normativa. L’assessorato all’istruzione, di concerto con quello alle manutenzioni, coordinato da Angelo Retrosi, ha effettuato per tempo un controllo scrupoloso sulla rete idrica di tutti i plessi proprio per verificarne il corretto funzionamento. Va anche sottolineato il fatto che il sistema delle autoclavi, dove presente, non è collegato all’utilizzo per la ristorazione ed è nettamente separato da quello che eroga acqua potabile, che garantisce la fornitura diretta per il consumo di alunne e alunni”.
“A proposito di normativa – ha evidenziato la Sementilli – va sottolineato, poi, che la somministrazione di acqua di rete nelle scuole comunali rispetta le indicazioni della Regione Lazio in materia, a cui vanno aggiunte quelle contenute nei criteri ambientali minimi (Cam) 2020. Lo stesso capitolato, che regola il rapporto tra l’amministrazione e il concessionario del servizio di ristorazione scolastica, prevede l’utilizzo di acqua di rete, così come il punto 1 dei Cam. Da sottolineare – ha proseguito l’assessore Sementilli – che in caso di interruzione del flusso idrico (ad esempio, per lavori sulla rete), si interverrà tempestivamente fornendo acqua in bottiglia al plesso o ai plessi interessati. Per quanto riguarda, invece, la qualità dell’acqua nella città di Frosinone, i controlli sono effettuati da Arpa Lazio e Acea. Quest’ultima, in particolare, effettua analisi sull’acqua potabile su campioni prelevati da diversi punti, dalle sorgenti (Posta Fibreno e Capofiume, nel nostro caso) e dai pozzi, passando per impianti di adduzione, serbatoi e reti di distribuzione. I report illustrano dettagliatamente i valori riscontrati che, come emerge dalla consultazione del documento sul sito Acea, rientrano più che ampiamente nei limiti stabiliti. Qualora i valori delle analisi periodiche superassero le soglie di legge, gli enti sarebbero obbligati a intervenire a tutela della salute pubblica e lo stesso Sindaco emetterebbe ordinanza di non potabilità. Sicurezza, tutela del benessere dei più piccoli, rispetto delle normative e dell’ambiente: sono questi gli obiettivi dell’amministrazione Mastrangeli. Con l’avvio del servizio di refezione, ai piccoli alunni sono state donate anche delle borracce per ridurre il consumo di plastica e contribuire, così, a diffondere consapevolezza sui comportamenti da adottare a favore dell’ambiente e della salute. Con la somministrazione di acqua di rete garantiamo maggiormente la salute dei bambini, oltre che il rispetto per l’ambiente. Le bottiglie di plastica, infatti, possono rilasciare sostanze chimiche quando esposte alla luce e a temperature più alte. L’acqua in bottiglia di PET contiene elevate quantità di microplastiche, particelle di plastica inferiori ad 5 mm che possono essere tossiche. Un’analisi, compiuta sull’acqua venduta da 11 grandi aziende produttrici di acqua in bottiglia di plastica di 9 nazioni, ha rilevato come nel 93% dei campioni osservati siano presenti particelle di plastica con una concentrazione media per litro pari a 10,4, molto superiore rispetto al valore riscontrato nell’acqua del rubinetto pari ad 1,9 particelle di plastica per mezzo litro d’ acqua. Ogni volta che si apre il tappo della bottiglia di plastica si liberano microplastiche che si depositano sul fondo e che vengono ingerite mentre beviamo. Secondo uno studio dell’Enea, le microplastiche possono causare disturbi metabolici, neurotossicità ed aumentare il rischio di cancro. Gli effetti non sono ancora completamente compresi e richiedono ulteriori ricerche. Entro il 2024 i paesi dell’ONU firmeranno un trattato giuridicamente vincolante che riguarderà l’intero ciclo di vita della plastica per ridurne drasticamente la quantità, trattandosi di un materiale tra i più inquinanti al mondo”.