La città di Frosinone ha celebrato il 77° anniversario della Liberazione. Il corteo, con le autorità civili e militari, il Prefetto Ernesto Liguori, il Questore Domenico Condello, i rappresentanti dell’Arma, con il comandante provinciale dei Carabinieri col. Alfonso Pannone, delle forze di Polizia, della Guardia di Finanza con il comandante provinciale Col. Cosimo Tripoli, della Polizia Penitenziaria, del 72° Stormo dell’Aeronautica (che ha curato la logistica della manifestazione) con il comandante Col. Marco Boveri, dei Vigili del Fuoco, della Croce Rossa, della Polizia Locale e Provinciale, del gruppo volontari della Protezione Civile, i cittadini, i rappresentanti delle associazioni combattentistiche, preceduto dalla banda cittadina “Romagnoli”, è partito da piazza VI Dicembre per raggiungere piazza della Libertà, in cui era schierato il Reparto di Formazione e delle Rappresentanze.
È seguita la deposizione della corona al monumento. Particolarmente toccante il momento in cui il sindaco ha donato una rosa bianca, simbolo di pace, al piccolo Artiom, un bimbo ucraino fuggito dalla guerra e oggi ospite di una famiglia frusinate.
La città celebra la festa della Liberazione, le parole del sindaco
“Per quasi 80 anni – ha dichiarato il sindaco Ottaviani – ci siamo interrogati sul valore del 25 aprile, per troppo tempo considerato un momento di celebrazione della prevalenza di una parte sull’altra. Mai come oggi, visto il drammatico conflitto ad alcune migliaia di km da noi, la festa della Liberazione deve assumere una connotazione diversa. Durante il corteo che, da piazza VI dicembre, ci ha portato qui – ha proseguito il sindaco Ottaviani – pensavo a un filosofo, Hegel, il cui impianto di pensiero viene spesso riassunto nei tre elementi fondamentali della tesi, dell’antitesi e della sintesi. Ebbene, possiamo affermare con certezza che l’antitesi del 25 aprile sono l’odio, la sopraffazione, la negazione delle libertà essenziali e dei diritti. Proprio la città di Frosinone, nel 1944, fu teatro dell’eccidio di Giorgio Grassi, Pierluigi Banchi e Luciano Lavacchini, i tre martiri toscani, tre giovani che, in un doloroso periodo storico che non dobbiamo dimenticare, rifiutarono di piegarsi alla folle logica della violenza.
La ‘tesi’, allora, dal punto di vista hegeliano, del 25 aprile, coincide con i principi di libertà, che devono informare la nostra azione quotidiana, ruotando attorno al dettato costituzionale. Infine, la sintesi ideale e materiale di questa ricorrenza, oggi, sarà resa attraverso un dono simbolico, quello di una rosa bianca, ornata di un fiocco blu e giallo, al nostro valoroso Artiom, un patriota di appena 4 anni, partito dall’Ucraina, che ci onora della sua presenza. Un dono, questo, che idealmente dedichiamo a tutti coloro che stanno lottando per l’affermazione dei propri diritti e della libertà di un popolo”.