Un intero quartiere della parte alta di Frosinone sotto scacco da mesi. Sprofondato in una condizione surreale nella quale è diventato quasi impossibile avere il diritto alla serenità. Insulti e minacce verbali continue, grida e rumori che limitano la possibilità di riposo anche in orari notturni ma praticamente h24, lancio di oggetti dai balconi, sputi e urina in spazi comuni, episodi gravissimi accaduti in strada e addirittura in un paio di Chiese della zona.
Sono solo alcune delle situazioni che vedono come protagonista una persona, una donna di origini extracomunitarie – ma cittadina italiana – affittuaria di un appartamento nel comprensorio, con evidenti problemi psichici, che con il suo comportamento rende impossibile una tranquilla convivenza a decine di cittadini che in quel comprensorio risiedono da oltre 50 anni. Fino a poco tempo fa una sorta di isola felice, poco al di fuori della cinta urbana del Capoluogo.
Ma riandiamo al ‘casus belli’: quegli episodi, ripetuti e ravvicinati, a partire dal mese di giugno 2023 sino alla scorsa domenica, hanno provocato diversi interventi da parte delle forze dell’Ordine (Polizia, Carabinieri e Polizia Locale) e delle autorità sanitarie con successivi ricoveri della poveretta, ben tre a quanto è dato sapere, nei reparti di psichiatria degli ospedali di Frosinone prima e Cassino poi. Ricoveri fini a se stessi. Che non hanno però al momento portato al minimo miglioramento della situazione, gettando ormai gli abitanti della zona nello sconforto.
Cittadini che hanno osservato, per meglio dire subìto, loro malgrado in questi pesanti mesi, un rimpallo di competenze e responsabilità tra le varie parti interessate, compresi i Servizi sociali del Comune capoluogo che – evidentemente ‘bloccati’ da una giungla vietnamita di leggi spesso in contrasto tra esse – non ha fornito al momento nessuna risoluzione al problema.
Stiamo parlando di un tema che meriterebbe sicuramente maggiore attenzione, considerati anche i ripetuti casi di cronaca nazionale. Da ultimo quello accaduto a Terno d’Isola alla povera Sharon Verzeni, ennesima vittima di un sistema che appare fin troppo articolato a tutela di che avrebbe bisogno di ben altro.