Serie B – Inutile girarci attorno, il momento che sta vivendo il Frosinone Calcio è nefasto. Ora, più che mai, è davvero allarme rosso. I giallazzurri di mister Vincenzo Vivarini non riescono ad uscire dal pantano in cui sono invischiati, anzi, affondano. L’ultimo colpo da ko è arrivato nel pomeriggio di ieri al Mapei Stadium dove la Reggiana e il loro uomo della provvidenza – un Vido che ha colto ‘l’occasione Frosinone’ per sbloccarsi – hanno piegato all’inglese i ciociari. Senza appello. Una doppietta che ha di fatto condannato la truppa del Presidente Stirpe all’ultimo posto della classifica con soli 6 punti, gli stessi del Cosenza (che però ne sconta 4 di penalizzazione) ma con una peggiore differenza reti. I numeri parlano chiaro e sono molto ostili a Marchizza e compagni: soltanto 6 marcature all’attivo, 16 quelle incassate. Oramai sembra non esserci fine a questa crisi che terrorizza l’ambiente, il quale teme concretamente il fantasma della serie C e di una doppia retrocessione in due campionati consecutivi. Una disfatta, praticamente. A complicare ulteriormente il quadro, arriva anche l’infortunio di Partipilo che così allunga la lista dei degenti. Un’infermeria affollata non può, però, continuare ad essere la scusante dietro cui trincerarsi. Il Frosinone targato Vivarini è un assente ingiustificato di questo campionato cadetto. Non c’è. Latita il gioco, latitano le idee e peggio ancora latita il carattere. La sosta non è servita a riordinare le idee, perché al ritorno sul campo da gioco persistono tutte le difficoltà e le fragilità di un gruppo nel pallone totale.
Questo Frosinone è anonimo, senza cuore, senza voglia di riscatto e redenzione, arrendevole, sembra essersi inesorabilmente abbandonato ad un destino arcigno. Una prova insufficiente per tutti. Se proprio volessimo lasciare un 6 politico andrebbe al povero Cerofolini, incolpevole sul primo gol e bucato da un rigore al raddoppio. Ma per il resto…l’horror vacui. Non riusciamo neppure a premiare la volontà di qualche singolo, perché non è stata ravvisata. Anche chi come Vural o Gelli ha provato a dare impulso alla manovra, ha dovuto arrendersi…il contributo di uno o due non può salvare un cadavere immobile. Peggio di tutti, poi, Kvernadze ‘uomo invisibile’, impalpabile nel corso dell’intera presenza sul rettangolo verde, e Jeremy Oyono, il quale entra appena in tempo per regalare il rigore agli uomini di Viali. Tutto da rifare…sì, ma quando? Il tempo scorre. Tic tac, l’orologio non si ferma ad aspettare che gli infortunati si rimettano in sesto, non si arresta il tempo necessario a Vivarini di farsi comprendere come vorrebbe dal suo gruppo, che gruppo ancor non è. Il tempo scorre, dicevamo, e ne resta sempre meno.
Al contrario, la prestazione degli emiliani, è stata davvero tutta cuore e anima: dopo cinque partite senza successi la Reggiana centra una vittoria importante e lo fa in casa, davanti al pubblico estasiato e sciolto in un applauso scrosciante verso quegli uomini che non mollano mai. Sempre vivi e primi su ogni pallone, vincono i contrasti e sono più pericolosi, guadagnando una meritata vittoria.
I tifosi disconoscono Vivarini
La percezione comune è quella di una squadra allo sbando, senza capo né coda, alla deriva. Una situazione che fa arrabbiare, e che inevitabilmente scatena l’ennesima contestazione dei tifosi. Se per la società Vivarini ancora non è in discussione, il pubblico lo ha invece disconosciuto da tempo come loro condottiero. Non è pensabile che in 9 gare, il Frosinone abbia vinto una sola volta, per poi pareggiarne 3 e perderne 5. E adesso all’orizzonte c’è il Pisa: la capolista sarà ospite presso la ‘Psc Arena-Benito Stirpe’ la prossima domenica, alle ore 15. Un match difficilissimo che capita in questo momento nero…che possa forse essere determinante per il futuro del tecnico giallazzurro? Che la società possa finalmente decidere di dare una svolta a questa stagione fino ad ora deludente? Qualcuno dovrà rispondere alle domande dell’intera piazza, che ad oggi, voltando le spalle alla squadra e allo staff, ha dato un segnale importante: si esigono rispetto e dignità. Questi, davvero, non possono mancare. I supporters sono esasperati da questo lungo incubo e al grido unanime di “Ora basta!”, pretendono – giustamente – un cambio di rotta, reclamano una reazione, rivendicano il loro diritto a non subire e ‘prendere schiaffoni’ in lungo e largo per gli stadi dell’Italia intera.