L’Associazione Medici di Famiglia per l’Ambiente e il Comitato Selva dei Muli Frosinone, in previsione dell’ultima parte della terza Conferenza dei Servizi per la Valutazione d’Impatto Ambientale, hanno formalmente diffidato, ad personam, i dirigenti della Regione Lazio, responsabili dell’iter autorizzativo per il biodigestore di Frosinone, ad adempiere ai corretti principi della pubblica amministrazione e ad archiviare il procedimento di autorizzazione, in ossequio all’art. 28 che vede i funzionari e i dipendenti della P.A. (Pubblica Amministrazione) direttamente responsabili secondo le leggi penali, civili ed amministrative degli atti compiuti in violazione dei diritti. La diffida è l’ultimo atto della strenua difesa del diritto alla salute, del territorio e del patrimonio immobiliare iniziata nel lontano 2019. – Lo comunicano in una nota congiunta Giovambattista Martino – Associazione Medici per l’Ambiente e Paolo Mastronardi – Comitato Selva dei Muli.
Ai Responsabili Regionali sono stati chiesti i motivi che hanno condotto ad una simile gestione della Conferenza dei Servizi, nella considerazione del rischio patogenetico e della mortalità per i cittadini residenti in Frosinone, qualora l’impianto decisorio risultasse a favore dell’autorizzazione per il biodigestore. Ad oggi non è ancora chiara la motivazione che ha condotto i Responsabili Regionali a procrastinare sine die un procedimento che andava, secondo gli autori della diffida, archiviato e bocciato fin da subito, attesi le macroscopiche carenze, da più parti segnalate, ed i danni che lo stesso biodigestore potrebbe cagionare ad una popolazione già provata da una condizione ambientale ad alta pressione inquinante. – Prosegue la nota – L’abnorme ed illogica durata del procedimento ha avuto come scopo il soccorso alla Società proponente perché provasse ad integrare una documentazione, che avrebbe dovuto essere completa sin dall’avvio del procedimento e che ancora a tutt’oggi, a distanza di cinque anni, non appare completa. Conferenze condotte senza tenere in debita considerazione le argomentazioni addotte da vari Enti e dalle Associazioni.
Il Comune di Frosinone, che in ogni conferenza ha rilasciato parere negativo all’autorizzazione, già nel 2020 riportava che il territorio comunale è S.I.N. (Sito di Interesse Nazionale) per criticità ambientale e quindi necessitante di caratterizzazione del terreno. Per le emissioni in atmosfera, sempre il Comune, evidenziava che le concentrazioni di PM 10 rilevate dall’ARPA, da diversi anni risultavano costantemente oltre i limiti di legge, nel mentre i Medici segnalavano puntualmente e ripetutamente le negative condizioni di salute degli abitanti del capoluogo. Così la Provincia, che ripetutamente rilevava carenze e incongruenze, ribadendo pareri negativi. Parere negativo, anche dall’Area Urbanistica e dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio. Numerose prescrizioni nel parere rilasciato da ARPA nel febbraio 2022. Da rilevare, riguardo il carico emissivo in atmosfera del PM 10 che nel frattempo, durante lo spazio temporale irrituale di questi 5 anni di valutazioni da parte della Regione Lazio, Frosinone, rispetto le polveri sottili, nell’anno 2023 è risultato essere il peggior capoluogo d’Italia e nel 2024, già ad aprile, sempre per superamento dei limiti ammessi, è entrato in sanzione Europea, rendendo di fatto anacronistico il parere datato di ARPA, risalente al 2022. Sempre al febbraio 2022 risale il parere della ASL di Frosinone a favore della realizzazione del biodigestore, con prescrizioni generiche. Parere attualmente anch’esso anacronistico alla luce dei dati preliminari pubblicati nel giugno 2023 del Progetto INDACO del DEP (Dipartimento Epidemiologico della Regione Lazio). INDACO sottolinea un rapporto statisticamente significativo tra mortalità da causa respiratoria e l’SO2 (Anidride Solforosa) riferito proprio alla Valle del Sacco. Dato nel febbraio 2022 sconosciuto all’estensore del parere ASL, ma perfettamente reso noto ai Decisori Regionali puntualmente informati e tempestivamente documentati con comunicazioni in merito all’argomento e alle relative conseguenze, protocollate dai Medici per l’Ambiente e da altre Associazioni.
INDACO ha pertanto reso obsoleto e decontestualizzato il parere della ASL di Frosinone, non più adeguato in ambito decisorio regionale. L’SO2 indicato da INDACO come inquinante già presente e causa di mortalità nella Valle del Sacco è lo stesso inquinante che inevitabilmente verrebbe emesso dal biodigestore, con effetto di addizione alle già pericolose concentrazioni esistenti e descritte. Ad oggi, il piano di caratterizzazione, assolutamente necessario per procedere alle verifiche preliminari, dopo cinque anni, non risulta redatto. Non adeguatamente affrontato, in sede di Conferenza, l’effetto che il biodigestore potrebbe avere sul valore delle case che da tempo insistono nell’area. E’ di tutta evidenza che l’iniziativa imprenditoriale di un solo soggetto non può pregiudicare il patrimonio immobiliare esistente e consolidato presente in zona, soprattutto se in assenza di benefici per la collettività. Per tutto sopra la diffida e l’intimazione ai Responsabili Decisori Regionali trova ragione per porre in essere i comportamenti idonei a rispettare tutti i principi di buon andamento, trasparenza ed imparzialità della PP.AA., oltre a garantire soprattutto la assoluta ed incondizionata tutela del diritto alla salute e ad un ambiente salubre per tutti i cittadini e la integrità del patrimonio immobiliare di proprietà dei cittadini stessi che insistono nell’area”. – Concludono Martino e Mastronardi.