Frodi online, ultimi quattro mesi da incubo: boom di segnalazioni

Si tratta del fenomeno del “money muling”, che rischia di coinvolgere nel riciclaggio di denaro sporco anche il cittadino truffato

Negli ultimi quattro mesi in seguito a numerose denunce sporte dai cittadini rimasti vittima di reati informatici di carattere patrimoniale, la Sezione Operativa per la Sicurezza Cibernetica, grazie a complesse indagini, è riuscita a recuperare complessivamente la somma di oltre 118.000 euro, inizialmente frodati in danno di cittadini che, in molti casi, avevano visto andare in fumo tutti i loro risparmi a causa di un click di troppo.

Nell’ottica della prevenzione dai reati informatici, la Polizia di Stato ricorda di diffidare dalla ricerca di facili guadagni che comportino la messa a disposizione della propria identità digitale e dei propri documenti personali, per non meglio specificate attività di movimentazione di denaro, proposte non da persone in carne ed ossa ma da ignote figure virtuali sulle piattaforme di messaggistica. Si tratta del fenomeno del “money muling”, che rischia di coinvolgere nelle attività d’indagine in relazione al riciclaggio di denaro sporco anche il cittadino truffato.

Al pari, sono irrealistiche le promesse di guadagno “sicuro”  prospettate attraverso falsi investimenti in criptovaluta da sedicenti intermediari: concedere autorizzazioni all’accesso ai nostri dispositivi o mettere a disposizione importanti cifre di denaro, significa incorrere nell’immediata perdita totale del capitale da parte dell’investitore, solo apparentemente appagato da false rappresentazioni di remunerazione visibili su piattaforme create ad hoc dai truffatori.

Massima attenzione va prestata anche alle truffe legate alle false richieste di aiuto da parte di sedicenti parenti; prima di disporre un pagamento nell’intento di aiutare una persona in difficoltà, bisogna sincerarsi della reale identità del proprio interlocutore, anche attraverso conferme esterne, come ad esempio una telefonata o un messaggio alle utenze di cui disponiamo in rubrica.

Infine, è bene ricordare che né la Polizia di Stato o altre forze dell’ordine, né gli istituti bancari, richiederanno mai di comunicare, telefonicamente o via mail, codici personali o password temporanee. Se si riceve una telefonata o un messaggio di posta elettronica di questo tipo, si tratta certamente di un tentativo di phishing.

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