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“Fridays For Future” a Frosinone: il grido per il clima si trasforma in propaganda politica

Molti ragazzi non hanno partecipato perché hanno percepito l’evento come politicizzato. Alla fine, foto di rito con i pugni chiusi

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Ieri, venerdì 11 ottobre, in piazza Vittorio Veneto a Frosinone, si è tenuta una nuova edizione del Fridays For Future, in sintonia con le manifestazioni che hanno mobilitato migliaia di studenti in tutta Italia. Un evento dal forte impatto, che ha riportato al centro dell’attenzione pubblica il tema urgente del cambiamento climatico. I disastri naturali sempre più frequenti – grandinate violente, alluvioni, ghiacciai che si sciolgono – sono un segnale chiaro: l’ambiente non può più essere ignorato.

Ma qui sorge una riflessione: perché alcuni gruppi studenteschi sentono il bisogno di politicizzare una causa che dovrebbe essere universale? Il cambiamento climatico è una sfida che riguarda tutti, senza distinzioni di appartenenza. Molti giovani, infatti, si allontanano da queste manifestazioni proprio perché non vogliono vedere la battaglia per il clima trasformata in un’occasione per veicolare messaggi ideologici. È fondamentale che la politica sostenga il cambiamento, ma senza dividere: la questione ambientale richiede un approccio che unisca, non che separi.

Di questo parere è anche Andrea Donfrancesco, rappresentante uscente degli studenti del liceo Turriziani, presente alla manifestazione di ieri. “L’evento di ieri è stato di grande importanza per mettere in evidenza un problema con cui dobbiamo fare i conti. – Ha dichiarato – Tuttavia, sebbene molti interventi fossero focalizzati sull’ambiente, si percepiva che dei ragazzi mantenevano un clima politico che distoglieva dai veri motivi della manifestazione. A mio avviso, e credo di parlare per la maggioranza degli studenti, queste iniziative dovrebbero essere completamente apolitiche.”

Donfrancesco ha aggiunto che, proprio per questi motivi, molti suoi coetanei hanno scelto di non partecipare attivamente alla manifestazione, scoraggiati dall’atmosfera politica che, a loro dire, allontanava dal vero scopo dell’evento: sensibilizzare sulla crisi climatica.

In effetti, i gesti simbolici rischiano di ridurre l’impatto di una battaglia che dovrebbe coinvolgere l’intera comunità studentesca. Temi come la crisi climatica appartengono a tutti, e solo con un linguaggio inclusivo si può ottenere un risultato davvero efficace.

Questo non vuol dire che i sindacati o le organizzazioni politiche debbano restare fuori: il loro contributo è importante, ma deve rimanere in linea con l’obiettivo della manifestazione. C’è una differenza sottile ma cruciale tra chi lotta per il clima e chi sfrutta l’evento per altri scopi. La battaglia ambientale è di tutti, ma se diventa divisiva, rischia di essere una battaglia di pochi.

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