Ad oggi è stato superato il paradigma della formazione “una volta per tutte” molto diffuso fino a qualche anno fa. In un mondo che sperimenta una costante evoluzione, lavoratori e professionisti non possono farsi trovare impreparati. Fermo restando le conoscenze e le competenze acquisite durante il percorso di studi scolastico o universitario, è necessario aggiornare le proprie skills per interagire in un mondo del lavoro sempre più veloce. Ecco che, seppur con efficacia variabile, le aziende e le agenzie statali per lo sviluppo hanno abbracciato incondizionatamente il paradigma della formazione permanente e continua.
In cosa consiste la formazione permanente?
Il concetto di formazione permanente varia a seconda del contesto a cui è riferito. In ambito aziendale si parla di corsi propedeutici per migliorare la produttività dei propri dipendenti. I corsi, in genere, vengono attivati dal datore di lavoro e possiedono focus specifici. Tranne i corsi obbligatori (come quelli sulla sicurezza), la formazione viene gestita in totale autonomia secondo le modalità più congeniali all’organizzatore (e-learning, bonus per l’immatricolazione a corsi di laurea, formazione collettiva in azienda). Si parla di formazione permanente anche per gli appartenenti agli ordini professionali, i quali dovranno accumulare un certo numero di crediti formativi in un periodo di tempo stabilito. Il concetto è spesso citato anche in contesti totalmente differenti, come nelle politiche per la riduzione delle diseguaglianze sociali e per l’inclusione. Offrire formazione gratuita su tematiche particolarmente rilevanti aiuta quindi a migliorare il tasso occupativo di una determinata regione o città.
Cosa fa l’esperto di formazione permanente?
L’esperto nell’ambito di corsi di formazione per adulti dovrebbe avere delle competenze interdisciplinari. Il suo compito è infatti individuare quali corsi attivare, perché e in quale circostanza. In ottica di consulenza per aziende e pubbliche amministrazioni dovrebbe saper analizzare i dati provenienti dai contesti sociali di partenza e strutturare attività formative ad hoc. Sono comprensibilmente richieste competenze socio-culturali, psicologiche, pedagogiche, statistiche, manageriali ed economiche. Tutto ciò può essere appreso e messo in pratica nell’ambito di corsi di laurea specifici. Gli atenei italiani, infatti, hanno attivato sempre più indirizzi relativi alla formazione per adulti e per lavoratori. La struttura e il manifesto degli studi, pur condividendo alcuni esami con Scienze della formazione primaria, pone il suo focus su un altro tipo di target. I corsi e i relativi esami si incentrano sulle necessità di alfabetizzazione e specializzazione digitale e permettono al professionista di operare su scala internazionale. Non a caso alcuni corsi sono erogati in lingua inglese. Il laureato in Scienze della formazione continua è quindi un professionista completo che può trovare ottime opportunità di lavoro in Italia e all’Estero in ambito aziendale, pubblico o sociale. D’altronde il modello di Industria 4.0 prevede di valorizzare in maniera totale le competenze e i talenti del singolo: solo tramite l’istruzione specifica si può ottenere questo risultato. – Fonte www.dire.it –