Il Tribunale di Cassino ha assolto un noto imprenditore dal reato di violazione di norme in materia fiscale. In particolare, l’indagine aveva preso piede a seguito di un controllo presso una concessionaria di auto di lusso con sede operativa a Sora, da parte dell’Agenzia delle Dogane; i doganieri avevano posto l’attenzione sull’acquisto, da parte della predetta società, di circa cento autovetture di lusso.
Precisamente, secondo gli inquirenti, era stata posta in essere una triangolazione fittizia tra una società estera e due società con sede nella provincia di Frosinone, di cui una di queste due società fungeva, secondo l’accusa, da “società cartiera”, ovvero l’acquisto delle autovetture era solo formale, in quanto chi aveva effettivamente curato l’acquisto era la società che risultava, formalmente, come ultimo acquirente. Infatti, la società ti cui era titolare l’imprenditore assolto, sempre secondo l’accusa, aveva utilizzato dette fatture di acquisto, annotandole nelle scritture contabili della società, al fine di portarsi così l’imposta sul valore aggiunto a credito, sebbene il passaggio era da ritenersi solo di natura formale.
Il difensore dell’imputato è riuscito a dimostrare che il proprio assistito si era limitato a registrare le fatture sospette nelle scritture contabili obbligatorie dell’auto rivendita, senza che, il medesimo, avesse effettivamente curato l’acquisto delle auto, essendo intervenuta la compravendita in un periodo precedente alla sua nomina quale amministratore.
Tant’è che nel corso dell’arringa finale, il legale ha sottolineato che, se il proprio assistito non avesse registrato le fatture di acquisto incriminate, l’imputato avrebbe comunque commesso un reato inerente la corretta tenuta delle scritture contabili della società. Il Tribunale condividendo la tesi difensiva sostenuta dall’avvocato Emanuele Carbone, ha assolto con formula piena l’imprenditore.