“La fine del 2023 e l’inizio del 2024 sono stati funestati da episodi di cronaca nera di femminicidi e di violenze nei confronti delle donne in un’escalation davvero impressionante e preoccupante. Nonostante le tante iniziative di sensibilizzazione a livello culturale e pedagogico, nonostante interventi legislativi anche importanti, purtroppo ogni giorno si continua a pagare un prezzo indecentemente troppo alto”. Così sul problema interviene l’onorevole Maria Veronica Rossi, deputato della Lega al Parlamento europeo.
“C’è un aspetto, però, su cui si potrebbe fare di più, anche con misure sul breve periodo. Alcune recenti statistiche diffuse dall’Inps ci dicono che, in Italia, c’è un gender pay gap per cui le donne, almeno nel settore privato, arrivano a guadagnare anche 8.000 euro in meno rispetto agli uomini. In media, la retribuzione annua complessiva per i lavoratori è arrivata a 26.227 euro. Quella delle loro colleghe si è fermata a 18.305 euro. In totale, senza guardare quindi alle distinzioni di genere, si parla di 22.839 euro annui. Le donne occupano posti più precari rispetto agli uomini. L’indipendenza economica è un miraggio per una donna su due tra i 15 e i 64 anni. In Italia nel 2022 lavoravano il 51,2% delle donne, dato più basso in Ue, contro il 64,9% della media Ue. In Italia si è registrato un aumento rispetto al 2014 di 4,4 punti a fronte dei 6,7 per l’Ue in media e i 10,5 della Grecia che proprio nel 2022 ha superato l’Italia. In Germania lavorano il 73,1% delle donne tra i 15 e i 64 anni con un aumento di 4,5 punti sul 2014 (dati Eurostat)”.
“Ecco, la mancanza di una prospettiva stabile, l’impossibilità di avere un’indipendenza economica è di per se stessa una forma di violenza, che impedisce a diverse donne di poter fuggire da situazioni di oppressione nell’ambito dell’ambiente familiare in cui vivono. – Prosegue Rossi – E, poi, gli stereotipi di genere rappresentano un ostacolo alla partecipazione finanziaria delle donne: non di rado queste ultime stentano a riconoscere di trovarsi in una situazione di violenza economica proprio perché sin dall’infanzia sono state educate a considerare normali determinati comportamenti, in particolare quelli apparentemente benevoli che in realtà contribuiscono ad alimentare una visione della donna dedita alla cura domestica e inadatta alle questioni economiche. In conclusione, donne più indipendenti e più in grado di autodeterminarsi sono sicuramente uno degli antidoti alla violenza. Naturalmente non l’unico, ma indubbiamente anche l’indipendenza economica può consentire alle donne di non ritrovarsi “ostaggio” di mariti e compagni e di sottrarsi con meno fatica alle situazioni di violenza verbale e fisica”.