Nelle farmacie italiane mancano all’appello circa tremila farmaci: antinfiammatori, soprattutto l’ibuprofene che tra l’altro è il farmaco indicato nelle prime fasi d’infezione da Covid19, antibiotici per uso pediatrico, antipiretici, e farmaci per le malattie cardiovascolari, in particolare quelle per la cura dell’ipertensione. L’allarme è stato lanciato da Farmindustria che parla di difficoltà evidente e investe anche i farmaci per uso ospedaliero.
“Questa carenza potrebbe essere una buona opportunità per aumentare il consumo di farmaci equivalenti perché in molti casi a mancare non è il principio attivo ma il farmaco griffato – spiega il presidente di Consumerismo No Profit, Luigi Gabriele – Gli Italiani sono agli ultimi posti in Europa per il consumo di farmaci equivalenti, spendendo circa un miliardo e mezzo di euro di tasca propria per l’acquisto di farmaci “griffati”. La pandemia ci avrebbe dovuto insegnare che la globalizzazione non funziona in presenza di un’emergenza sanitaria e che la produzione di questi farmaci salvavita non può e non deve essere delocalizzata. Le aziende che producevano i principi attivi in Europa e Italia o sono state chiuse o sono state delocalizzate. Il PNRR si dovrebbe anche occupare di queste materie: tutti parliamo giustamente di autosufficienza energetica come se l’autosufficienza sanitaria fosse un problema trascurabile”.