Oltre un decennio di guerra. Milioni di bambini cresciuti avendo negli occhi solo il volto di un conflitto senza tregua. Milioni di bambini circondati da combattimenti, violenza, fuga e morte. Un’infanzia perduta, rubata a delle vite innocenti la cui unica ‘colpa’ è quella di essere nati nella parte sbagliata del globo. In Siria. In uno dei contesti più complessi al mondo.
Qui, oltre due quinti delle scuole non possono essere utilizzati. Le strutture sono distrutte, lesionate, adibite a rifugio per le famiglie sfollate o occupate per scopi militari. Quasi tre milioni di bambini siriani non frequentano la scuola in Siria o negli Stati limitrofi in cui sono rifugiati. Oltre la metà degli ospedali ha cessato di funzionare. Più dei due terzi dei bambini con disabilità fisiche o mentali non hanno accesso ai servizi specialistici di cui avrebbero bisogno. Alcuni sono detenuti nelle carceri o nei campi di prigionia.
Un’emergenza umanitaria che dura da 12 anni. Oggi in Siria circa il 90% della popolazione, stando almeno ai dati ufficiali – ma la situazione sul terreno potrebbe essere ben peggiore – vive in povertà con meno di due euro al giorno. Nel Paese arabo oltre 6,5 milioni di bambini necessitano di assistenza umanitaria urgente, il dato più alto dall’inizio della guerra. Un’intera generazione lotta strenuamente ogni giorno per sopravvivere: ben 12,4 milioni di persone sperimentano, secondo le stime Onu, una condizione quotidiana di “insicurezza alimentare”.
In questa parte del mondo dimenticata dall’umanità, milioni di bambini si preparano ad affrontare un Natale al freddo. La corrente è disponibile due/tre ore al giorno, l’acqua calda non c’è. Il carburante è introvabile. Recente l’annuncio che la connessione wi-fi, da mezzanotte alle 8 del mattino ,potrebbe presto essere interrotta.
La testimonianza di Pietro, giovane volontario dal cuore grande
E l’Occidente che fa? L’Italia Resta a guardare? Non proprio. Migliaia di giovani sono partiti per dare il loro supporto umanitario. Sono volontari. Scelgono di abbandonare il comfort delle loro vite per andare in Siria. Tra questo esercito di angeli c’è Pietro Turi, 30 anni, originario di Piglio. Da circa un mese e mezzo Pietro è a Damasco. È partito come volontario per ‘SOS Cristiani d’Oriente’, un’associazione d’interesse comune, apolitica e operativa, nata in Francia nel 2013 per intervenire nel cuore delle zone disastrate del Vicino e Medio Oriente.
“Dobbiamo aiutarli a casa loro perché quella è casa loro. C’è una civiltà mediterranea da ricostruire, occorre farlo al più presto e avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza” – Questo il messaggio del collega giornalista Sebastiano Caputo presidente della Fondazione. Parole che iPietro Turi ha sentito più che mai sue dal giorno in cui ha deciso di partire per Damasco. Da quattro anni lavorava a Londra come autista di autobus. Ha lasciato tutto ed è andato in Siria. Lo abbiamo raggiunto telefonicamente. Tra il buio e la devastazione ci vuole un gran coraggio a vedere la luce. E Pietro, ad appena 30 anni, di coraggio ne ha da vendere.
“La situazione qui è disumana. C’è bisogno di tutto. Di qualunque bene di prima necessità. A Damasco dove mi trovo io, come ad Aleppo, a Maalula, a Sadad, ad Homs la crisi umanitaria è sotto gli occhi di tutti noi. SOS Cristiani d’Oriente agisce su due livelli – Racconta Pietro Turi – distribuzione di beni di prima necessità e progetti legati alla ricostruzione di case, negozi, scuole e chiese distrutte. Lavoriamo allo sviluppo di progetti agricoli e alla presa in carico di iscrizioni scolastiche. Siamo al fianco degli anziani nelle case di riposo, dei bambini negli orfanotrofi, di quelli che, purtroppo, vivono in strada. Qui ci sono interi villaggi distrutti, famiglie distrutte, bambini senza genitori, un popolo che fatica a vedere il futuro”. Eppure, come mostrano le immagini che ritraggono Pietro ed i volontari dell’Associazione, a quei bambini è stato tolto tutto ma non la voglia di sorridere e di sperare.
Natale a Damasco
Pace, amore, famiglia, casa, felicità, speranza. Il Natale nella tradizione cristiana è questo e tanto altro. E, allora, viene da chiedersi se per i bambini e le famiglie cristiane in Siria potrà davvero esserci un Natale. Il fotoreporter Omar Sanadiki ha scattato una foto che, nei giorni scorsi, è divenuta simbolo della situazione drammatica in cui versa il popolo siriano. Lo scatto ritrae un bambino che porta sulle spalle un sacco carico di oggetti appena recuperati fra la spazzatura in un sobborgo di Damasco. Lo sguardo del piccolo stupito alla vista di un Babbo Natale, anch’egli con un sacco nero sulle spalle, in questo caso colmo di piccoli oggetti, giochi e dolciumi da rivendere a poco prezzo, ha fatto il giro del mondo. I bambini di Damasco e delle città della Siria non chiederanno, neppure per questo Natale, costosi giocattoli, né smartphone, pc, tablet e neppure play-station. Hanno bisogno di ben altro, di abiti caldi per sopravvivere al freddo inverno, di coperte, di cibo, di medicinali. Di tutti quei beni di prima necessità che i bambini nati dalla parte più fortunata del mondo non devono chiedere.
C’è qualcosa che possiamo fare per non stare a guardare
Pietro Turi e i ragazzi di SOS Cristiani d’Oriente che lavorano con lui si sono chiesti cosa potessero fare, in vista del Natale, per quei bambini dei quali ogni giorno con amore e dedizione si prendono cura. “Abbiamo avuto l’idea di lanciare una lotteria di Natale. Abbiamo messo online 1000 biglietti al costo di 5 euro l’uno. Il ricavato servirà per acquistare beni di prima necessità per questi bambini. Chiunque volesse farlo può partecipare. È un piccolo gesto che però vale davvero tanto. La lotteria è partita il 14 dicembre e terminerà il 14 gennaio. Centinaia di ticket sono già stati venduti ma ne restano altri. Il 22 gennaio ci sarà l’estrazione. Ecco, quello che mi sento di chiedere ai miei concittadini della provincia di Frosinone, così come a quelli di tutta Italia, è di compiere questa azione affinché anche per i piccoli di Damasco e della Siria possa essere Natale”.
Per partecipare alla lotteria ed acquistare uno o più biglietti basta cliccare su questo link. Cinque euro non solo nulla per chi, come noi, ha la fortuna di vivere il Natale e ogni giorno dell’anno da questa parte del mondo. C’è qualcosa che possiamo fare per non stare a guardare. Ed è davvero un minimo rispetto a quello che i volontari del nostro Paese, come Pietro Turi, fanno ogni giorno. L’assistenza umanitaria e la solidarietà, purtroppo, da sole, non metteranno fine alla guerra ma manterranno in vita i bambini, li aiuteranno a riavere indietro almeno un po’ di quell’infanzia perduta.