Un debito da 393mila euro – in testa ai Comuni della Provincia in tagli diversi e commisurati alla popolazione residente, da 16mila euro circa del capoluogo fino ai 500 euro dei centri più piccoli -, è l’eredità da pagare per l’esistenza di un ente varato e soppresso senza che abbia praticamente operato. Parliamo del debito residuo della breve ma dispendiosa stagione di vita dell’Egato rifiuti di Frosinone, l’istituzione fortemente voluta da Nicola Zingaretti e presieduta per alcuni mesi dall’ex consigliere regionale Mauro Buschini, ma cassata dopo la vittoria del centrodestra alla Pisana (che comunque ci ha pensato su alcuni mesi prima di agire).
La piccola parabola è, però come visto, costata alla collettività poco meno di 400mila euro. Ed è andata anche bene ai contribuenti, perché i Comuni della Provincia si erano impegnati a versare annualmente un milione e 300mila euro per assicurare la sopravvivenza dell’inutile Egato rifiuti. Tornando al debito attuale, 150mila euro sono già stati ripianati perché si è fatta avanti la Saf di Colfelice che ha bonificato parte del denaro incamerato dai comuni che conferiscono nell’impianto cassinate da fuori provincia, mentre resta uno scoperto di circa 250mila euro che i Comuni della Provincia non intendono coprire e che il presidente dell’amministrazione di Palazzo Iacobucci, Luca Di Stefano, intende girare direttamente sui tavoli di via Colombo.
Insomma, abbiamo scherzato sui rifiuti e sulla moltiplicazione di poltrone e compiti ridondanti se non del tutto immotivati ma poi mica tanto: il “divertimento” va comunque saldato a piè di lista dai soliti tartassati dalla Tari. Proprio ieri il presidente della Provincia, ha convocato il commissario liquidatore dell’Egato di Rifiuti di Frosinone, Gianluca Lega, con i consiglieri regionali del territorio: presenti Alessia Savo e Daniele Maura, Sara Battisti in collegamento web. Inoltre il presidente della Provincia, il commissario liquidatore, il presidente Saf Fabio De Angelis. Una riunione che è arrivata subito dopo l’incontro – tenutosi a fine settembre presso il Palazzo della Provincia con diversi Sindaci sia in presenza che da remoto – durante il quale (ha spiegato una nota dell’amministrazione provinciale) gli amministratori “hanno manifestato le loro preoccupazioni a seguito della richiesta del pagamento, da parte dell’Egato, degli oneri a carico dei Comuni”. Di Stefano ha già parlato con Rocca che ha dato “la piena disponibilità nel risolvere la questione”.
I sindaci s’erano impegnati a versare un milione e 300mila euro l’anno
Ieri sera si è discusso della difficoltà che ha la Regione nel pagare debiti che restano in testa alle amministrazioni comunali. Oltretutto i sindaci avevano espresso ufficialmente con votazione la volontà – come detto – di sobbarcarsi un milione e 300 mila euro di spese l’anno: hanno predisposto per questa necessità un capitolo dei loro bilanci comunali? Hanno di fatto caricato già sulle bollette dei rifiuti degli utenti emesse i maggiori costi per sostenere l’ente ormai abolito? Domande alle quali ancora non si sa dare una risposta, al di là della generale “caduta dal pero” dei primi cittadini che però, ovviamente, sapevano tutto eccome, avendo votato a suo tempo e approvato l’istituzione dell’Egato rifiuti. Durante il “regno zingarettiano” magari pure con entusiasmo (di facciata). Va detto che l’ex presidente Mauro Buschini ha rinunciato al percepimento di mensilità relative al periodo intercorso tra la fine del suo lavoro e l’avvio della liquidazione vera e propria: un gesto apprezzato dai presenti alla riunione e che allevierà anche se di poco, il debito da ripianare.
L’ente voluto da Zingaretti, guidato da Buschini e abolito da Rocca
Ma ecco nel dettaglio di cosa parliamo. L’8 novembre del 2023 con 29 voti favorevoli e 13 contrari il Consiglio regionale del Lazio della stagione del governatore Francesco Rocca ha abolito gli Egato, abrogando la legge regionale con cui nel 2022 – vigeva la presidenza di Nicola Zingaretti – erano stati istituiti gli enti di gestione degli ambiti territoriali ottimali relativi ai rifiuti. Vale la pena ricordare che in gran fretta l’Egaf di Frosinone era nato a ridosso delle elezioni regionali ed è rimasto l’unico istituito in tutto il Lazio, sollevando polemiche tra centrodestra e centrosinistra a livello locale e regionale. Come presidente era stato eletto Buschini che lasciò il posto da consigliere regionale per il nuovo incarico. Lo stesso Buschini però, dopo nemmeno un anno e vista l’aria che tirava sul futuro dell’Egato, rassegnò le dimissioni per poi entrare nel consiglio di amministrazione della Saf, la società che gestisce l’impianto di trattamento biologico dei rifiuti di Colfelice ed è partecipata da Provincia e dai Comuni della provincia. Il 28 marzo 2024 sono state avviate le procedure di liquidazione con la nomina di Gianluca Lega, che resterà in carica fino al termine dell’iter che dovrebbe avvenire entro due anni al massimo. Lega deve provvedere “alla redazione del bilancio iniziale di liquidazione rappresentato dal rendiconto del presidente e degli amministratori dell’Egato di Frosinone; alla ricognizione dei beni materiali e immateriali e del personale in servizio; effettuerà l’accertamento di debiti/crediti finanziari, tributari e degli oneri per eventuali controversie giudiziarie; allo svolgimento di ogni altra attività necessaria per l’adempimento dei compiti connessi con la soppressione dell’ente, redazione, approvazione e deposito del bilancio di chiusura; non potrà procedere a nuove assunzioni, neanche per la sostituzione di personale in posti che si rendono vacanti”.
I conti esposti dal liquidatore. Sullo sfondo il disastro rifiuti nel Lazio
Proprio nello svolgimento del suo mandato, il 5 luglio scorso, il commissario liquidatore ha rimesso la sua nota sui debiti lasciati dall’Egato di Frosinone. Totale di 393mila euro circa. Brilla un prestito dalla Bpf per 256mila euro con una stima di interessi maturati a quella data per circa 20mila euro. Il direttivo dal settembre 2023 all’abrogazione deve ancora percepire 27mila euro circa. Tre ex dipendenti per le mensilità di settembre e ottobre 2023 attendono 8200 euro. Poi sono annotati 17mila euro di prestazioni professionali, 11mila euro della società informatica per l’assistenza software cloud, 17mila euro vanno al revisore dei conti, 35mila euro al commissario liquidatore. Come dicevamo la Saf ha autonomamente deciso di rifondere 150mila euro pari al 5% della tariffa dello smaltimento rifiuti addebitati ai comuni fuori provincia.
Il problema è che l’Egato rifiuti è solo un esempio del disastro più ampio della gestione regionale dei rifiuti che né Zingaretti e neppure Rocca sembrano in grado di riportare sotto controllo. L’8 novembre scorso Fabrizio Ghera, che ricopre l’incarico di assessore ai Rifiuti dichiarava: “Ora si apre la nuova fase con l’aggiornamento del piano regionale dei rifiuti, superando la carenza di impiantistica e assicurando la chiusura del ciclo in ogni Ambito territoriale ottimale”. Ecco, dopo 11 mesi siamo ancora a quelle parole con zero fatti conseguenti. Ad esempio l’individuazione della discarica che dovrà sostituire il sito di Roccasecca per accogliere gli rsu indifferenziati dei 91 Comuni ciociari, che aveva la dead line del luglio scorso, resta un oggetto misterioso. Che volteggia sulle nostre teste spinto dai costi sempre più alti del servizio e dall’impatto ambientale appesantito dall’inefficienza conclamata degli impianti. Questioni che fanno derubricare i 393mila euro di buco Egato al rango di una bazzecola, visto quel che attendono ancora di questo passo le nostre tasche e la nostra salute.