Legambiente Lazio ha pubblicato la mappa e i numeri del rischio idrogeologico nella Regione, analizzando i dati Ispra-Idrogeo. Secondo il rapporto i numeri nel Lazio dicono che ci sono 88.484 abitanti in aree a rischio elevato per frane e 175.851 per alluvioni, e sono complessivamente 944 gli ettari a rischio elevato di frane pari al 5,5 per cento del territorio regionale e 594,64 ettari, il 3,5 per cento del Lazio, a rischio alluvioni.
Tra le zone con le peggiori situazioni, la maggior estensione e presenza di aree rischio frane è quella registrata in provincia di Frosinone con ben il 14,8 per cento del territorio a rischio elevato, dove vivono 33.549 abitanti.
Record per la possibilità di alluvioni nella Città metropolitana di Roma dove a rischio ci sono ben 249,54 ettari e 144.132 abitanti, oltre alla presenza in queste aree di 13.059 imprese. Nelle zone a rischio alluvioni invece, le imprese complessive in tutto il Lazio sono 15.921, gli edifici ben 32.660 e 327 i beni culturali. Nelle aree a rischio frana ci sono in tutto il Lazio 34.201 edifici, 5.528 imprese e 867 beni culturali.
“Il rischio idrogeologico nel Lazio è un fenomeno che mette sempre piú paura, quando i mutamenti climatici scatenati dalle emissioni climalteranti, ci mostrano le loro conseguenze, con le violentissime piogge di questi giorni”, spiega il presidente di Legambiente Lazio, Roberto Scacchi. “Quotidianamente arrivano notizie di frane, esondazioni, blocchi al trasporto pubblico e sulle strade – prosegue -. Con i numeri che emergono in questa nostra analisi non possiamo che rivolgerci ai Comuni, le provincie e alla Regione Lazio, per chiedere una prioritá totale nell’adeguare il tessuto territoriale e mettere in sicurezza le aree piú a rischio. Oltre 175 mila abitanti della nostra Regione vivono in aree a rischio alluvioni e oltre 88 mila a rischio frane, e i numeri degli edifici a rischio, dei beni culturali e delle imprese sono enormi”.
“Nella lotta ai mutamenti climatici – sottolinea – da un lato bisogna contrastare ogni emissione climalterante, e dall’altro è urgentissimo mettere in sicurezza le persone, le attività e l’edilizia. C’è necessità di un deciso stop al consumo di suolo soprattutto nelle zone a rischio, di cura assidua dei fiumi anche quelli apparentemente minori, di aumento della percentuale di territorio in area protetta soprattutto dentro e intorno alle città, di rafforzare strumenti di partecipazione ed intervento come quelli dei contratti di fiume sui quali la passata amministrazione regionale aveva fatto tanto e bene e ai quali va data continuità, di mettere in campo grandi opere di contenimento, messa in sicurezza e deimpermeabilizzazione dei suoli”, conclude Scacchi.