Sora – Dieci ore di attesa al Pronto soccorso, lasciata su una sedia con dolori lancinanti. È accaduto ad una cittadina della città volsca che ha condiviso il suo sfogo sui social. Rabbia e tanta amarezza nelle sue parole dopo che, stremata dall’attesa, ha deciso di tornare a casa e di farsi visitare privatamente.
“Da ieri sera – ha scritto in un post ieri, martedì 23 agosto – ho forti coliche addominali. Stamattina – ieri ndr – alle ore 9.40 ho deciso di recarmi al PS di Sora perché il dolore persisteva. Sono le 19.31 e non ho ancora ricevuto una prima visita. Sono stata dieci ore su una sedia, dolorante e con dolori lancinanti. Ho chiesto tre volte il Buscopan ma mi è stato negato. Ho chiesto più volte quando mancava al mio turno e l’infermiere mi ha risposto ‘C’è un solo dottore’. Ad un certo punto fanno entrare a visita un signore con i miei stessi sintomi, arrivato dopo di me. Mi altero (cosa dovevo fare dopo 10 ore?) e chiedo all’infermiera quale fosse il codice di priorità che mi era stato assegnato al triage. Quest’ultima risponde che non é mio diritto saperlo. Decido di chiamare i carabinieri che non intervengono perché non di loro competenza. Dopo 10 ore non mi resta che tornare a casa, indignata, delusa e ancora dolorante con la convinzione che domani, vista l’urgenza, dovrò rivolgermi al privato”.
Questa la denuncia della donna. Parole forti. Un caso analogo ai tanti denunciati dagli utenti della provincia di Frosinone che, soprattutto in questa ‘calda’ estate, hanno trovato la stessa situazione anche nei Pronto soccorso di altri ospedali, come quello di Frosinone. La Asl ha più volte sottolineato di essere al lavoro per far fronte all’emergenza ma la carenza di personale è, purtroppo, sotto gli occhi di tutti. Ed a farne le spese sono sempre i cittadini. Chi, fortunatamente, può permetterselo si rivolge ai privati, per quanto ingiusto sia. E chi non può permettersi il ‘lusso’ di pagare centinaia di euro per una visita? E chi paga onestamente la sanità versando le tasse ed ha il sacrosanto diritto di ricorrere al Pronto soccorso in casi di emergenza?
Emergenza pronto soccorso in tutta Italia
L’emergenza non riguarda solo la Ciociaria e il Lazio, è comune, purtroppo, a tutta Italia. Nelle scorse settimane, Fabio De Iaco, presidente nazionale della Società italiana di medicina d’emergenza urgenza (Simeu), aveva denunciato la situazione: “In trent’anni di lavoro al Pronto soccorso non ho mai visto un’estate come questa dal punto di vista dell’impegno e della gravosità per gli operatori. Siamo allo stremo, le richieste di assistenza della popolazione superano di gran lunga le possibilità di risposta. Complici l’incremento di casi Covid e le problematiche sanitarie legate alla prolungata ondata di calore, abbiamo stimato che rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso gli accessi al Pronto soccorso possano essere mediamente aumentati di circa il 20% ed è un incremento che notiamo anche nelle grandi città, luoghi in cui di solito in estate si registrano una diminuzione. L’incremento dei pazienti sommato alla diminuzione degli operatori è uguale all’aumento esponenziale delle attese di ricovero, all’allungamento dei giorni che i pazienti passano in barella, alla diminuzione della qualità del servizio- osservava De Iaco- e tutto ciò porta a un incremento del nervosismo e della litigiosità. La gente è esasperata e noi operatori siamo esageratamente stanchi. Stiamo cercando disperatamente aiuto, i medici non sanno come fare ad andare in ferie perché c’è carenza di personale. Siamo in ginocchio, con decine di pazienti bloccati nei Pronto soccorso e altre decine che ‘spingono’ dall’esterno per entrare perché non trovano risposte sul territorio. La sanità in questo momento sta facendo acqua in ogni punto del percorso: pre ospedale, ospedale e post ospedale e questo scarica ancora di più tutto sul Pronto soccorso”. – Questa la denuncia riportata dall’Agenzia di Stampa DIRE.
“Il grado di civiltà di un Paese si misura osservando la condizione delle sue carceri”, diceva Voltaire. Se fosse vissuto nel XXI secolo avrebbe aggiunto senza dubbio anche “la condizione degli ospedali”. E di certo non ne saremmo usciti come un Paese dall’eccellente grado di civiltà. Occorre che il Governo, la politica, gli amministratori, le istituzioni, rivedano i modelli sanitari e occorre far fronte a tutte le criticità. Forse la pandemia da Covid-19 ha dato il colpo di grazia ma, non nascondiamoci dietro un dito, la situazione che si vive oggi negli ospedali e nei Pronto soccorso non è tanto diversa da quella del periodo pre-pandemico.