Conoscenti, genitori e partner. Sono le persone che più spesso sono responsabili di discriminazioni o violenze ai danni delle persone Lgbtqia+. È quanto rileva lo Sportello antidiscriminazioni del Cassero, aperto a Bologna nel novembre 2022, i cui dati sull’attività svolta in questi anni sono contenuti nel più ampio rapporto dello Sportello antidiscriminazioni del Comune di Bologna. Lo spazio del Cassero ha registrato, fino ad oggi, 164 accessi: un terzo sono persone migranti. Ha fornito inoltre 452 colloqui con l’assistente sociale, 272 ore di consulenza psicologica e 70 colloqui di orientamento giuridico. Con riguardo ai luoghi in cui le persone hanno subito discriminazioni e violenze, 52 le hanno vissute in un luogo pubblico, 23 in ambito scolastico, 37 in ambito domestico, 23 nell’ambiente di lavoro, 10 nel proprio Paese di origine; 41 in più di uno di questi contesti. Quanto al genere, 74 sono uomini, 36 donne, 22 donne trans, 10 uomini trans e sette persone non binarie, mentre per l’orientamento sessuale 62 sono gay, 27 lesbiche, 26 etero, sei pansessuali, quattro bisessuali e 10 di altro orientamento.
Tra le più frequenti forme di violenza e discriminazione figurano derisioni, calunnie, minacce e insulti della persona via web (17,5%), violenza fisica (10%), outing (8%) e limitazioni della libertà (10%). In oltre il 30% dei casi gli autori sono conoscenti, più del 20% sono i genitori e circa il 25% dei casi avviene all’interno di relazioni sentimentali, mentre quasi il 40% delle persone ha subito violenza da più soggetti.
Il target di persone che si è rivolto allo sportello è ampio, spiegano i responsabili dello spazio del Cassero, e si sono presentati anche casi molto complessi per situazioni di marginalità multipla. Infatti, si legge nel rapporto, “quando le discriminazioni si incrociano, a prevalere è quella razziale: le persone nere incontrano maggiori difficoltà nella ricerca di un’abitazione e di un lavoro. Capita spesso infatti che la persona migrante sia esclusa sia dalla propria comunità di origine, dalla quale subisce spesso un allontanamento forzato, sia dalla comunità Lgbtqia+, anch’essa purtroppo non libera dal razzismo”. Per quanto riguarda i soli migranti, che sono un terzo dei casi totali arrivati allo sportello del Cassero, otto hanno sofferto discriminazioni in un luogo pubblico, quattro in ambito scolastico, nove in ambito domestico e altrettanti sul lavoro, otto nel proprio Paese di origine e 11 in più di uno di questi contesti. Si tratta di 28 uomini, quattro donne, quattro donne trans e una persona non binaria, mentre per quanto riguarda l’orientamento sessuale 26 sono gay, quattro lesbiche, due etero, un bisessuale e uno di altro orientamento. Anche in questo caso derisioni, calunnie, minacce e insulti della persona anche via web sono le forme più frequenti, seguite da violenza fisica, outing, limitazioni della libertà, paura di fare coming out (10%).
Gli autori di discriminazioni e violenze sono più spesso conoscenti, genitori e partner, ma anche sconosciuti (20%). Quasi la metà delle persone che sono in emergenza abitativa sul totale delle richieste sono persone migranti. Attivo su questo fronte è anche il il centro antiviolenza-antidiscriminazione Star del Mit, il Movimento identità trans. Nel 2023, il centro Star ha registrato 162 richieste di intervento, di cui 31 provenienti dal territorio di Bologna e provincia. Le persone che si sono rivolte al centro hanno manifestato diverse necessità, dalla ricerca di un alloggio sicuro all’assistenza in ambito sociosanitario, legale e lavorativo. Le forme di discriminazione e violenza subite da queste persone originano da diversi contesti: familiare, sanitario, lavorativo e scolastico. Oltre alle discriminazioni legate alle identità di genere e agli orientamenti sessuali, alcuni individui hanno riferito di aver subito discriminazioni multiple, inclusi pregiudizi razziali e abilisti. – Fonte Agenzia Dire www.dire.it –