Dwight Bleichert e Lee Blanchard sono due poliziotti, pugili e amici nonostante tutto. Eppure il pericolo più grave per loro non arriva dalla folla di relitti umani e delinquenti che li circondano, né dalla violenza e dalla corruzione della ‘cattiva’ Los Angeles. Neppure da Kay, la donna da cui entrambi sono attratti ma che non li divide né li fa sentire rivali. È un orrido delitto a destabilizzarli, rivoltando in modo assoluto le loro vite: il massacro di Elizabeth Short, che i giornali si affrettano a battezzare ‘Dalia Nera’ a causa della sua abitudine nell’indossare abiti scuri. Si tratta di una prostituta a tempo perso, una vittima consenziente dello show business e soprattutto di se stessa. Una ragazza forse troppo leggera e imprudente…
Questa la sinossi di Dalia Nera (The Black Dahlia), romanzo noir scritto da James Ellroy nel 1987 ed ispirato a un fatto realmente accaduto, l’omicidio di Elizabeth Short, aspirante attrice soprannominata, appunto, “Dalia Nera”. Dal libro è stata tratta una trasposizione cinematografica nel 2006, The Black Dahlia diretto da Brian De Palma.
Nero…totale
Il raccapricciante omicidio di Elizabeth Short, tuttora irrisolto, è il centro gravitazionale di questo romanzo scritto da un maestro del genere che non ha bisogno di presentazioni come James Ellroy. L’atmosfera è assolutamente cupa, ricca di suspense. Una cornice a regola d’arte per una storia crudele. In una Los Angeles abbrutita da perversione e malvagità si dipanano le fila di un intrigo oscuro. Per farvi luce non basterà quella buona e vecchia torcia da boy scout che i più prudenti ripongono nel ripostiglio degli attrezzi. Il corpo mutilato e dissanguato della povera aspirante attrice è sempre lì, a ricordare al lettore di non potersi scollare da quelle pagine nere e che diventano un labirinto di malvagità e menzogne.
Sangue versato tra brutale fantasia e sordida realtà
Quello della Dalia Nera non è l’unico efferato delitto raccontato dallo scrittore ‘maledetto’. Ci sarà un’altra morte ad angosciare un clima già saturo di cattivi presagi. Sesso, lesbiche e prostituzione, nella trama non manca nulla, ma soprattutto quello che attanaglia le coscienze è un ambiente particolarmente degradato. Si scava nel marciume prodotto dai poliziotti corrotti, dagli imprenditori disonesti, dai bar malfamati. La squallida periferia è onnipresente nel disegno di Ellroy, così come l’ambizione di dare giustizia alla povera Elisabeth, la quale desiderava soltanto e disperatamente di essere amata, per andare a colmare il vuoto lasciato da un padre assente, da una madre distratta, da una vita che prendeva i sogni in consegna al solo scopo di farli a pezzi. Questa ossessione è la stessa dei due poliziotti, giovani, belli, atletici e famosi nel loro ambito. Accomunati dall’amicizia e dall’attrazione per Kay. Entrambi la amano, ma nel triangolo virtuale (e virtuoso, visto che Bleichert è ligio ai sacri vincoli dell’amicizia) si insinua la Dalia, che li risucchia e li ossessiona. Le indagini scavano nel sordido sottobosco di Hollywood dove Betty sognava di trovare il suo posto al sole, come le tante Norma Jeane Baker prive del talento per diventare Marilyn Monroe che hanno perso la partita col successo e sono finite male. Quei personaggi nati dalla fantasia dell’autore e così ben caratterizzati, gli stessi che si danno da fare per risolvere uno degli omicidi più efferati della storia americana. I fatti rappresentano una fedele e sincera cronaca della vita di Elizabeth, dalla sua nascita alla sua tragica morte, così come sincero è l’affetto che Ellroy e i suoi protagonisti provano per quella ragazza che è stata uccisa prima dalla vita e poi da uno sconosciuto. Anche il finale è frutto dell’immaginario dell’autore.
Colpi di scena a gogo
Tra criminalità e incubo, in un crescendo di colpi di scena, spesso quella che sembra la verità viene smentita da un’altra storia. Con un linguaggio secco, asciutto, spesso brutale, tagliente, lo scrittore non riduce persone e situazione ad una manichea divisione tra il bene e il male. Le sfumature sono moltissime. Troppe. La narrazione è coinvolgente, scorre via senza pause.
“Non l’ho mai conosciuta da viva. Lei, per me, esiste solo attraverso gli altri, nell’evidenza delle loro reazioni alla sua morte. Scavando a ritroso e attenendomi ai fatti posso dire che era una ragazza triste e una puttana. Nella migliore delle ipotesi era una fallita, un’etichetta che, del resto, potrei applicare a me stesso. L’avrei consegnata volentieri a una fine anonima, poche righe su un rapporto della Omicidi, una copia carbone per l’ufficio del magistrato, i formulari per la fossa comune. Ma lei non avrebbe approvato questa conclusione: avrebbe preferito rendere manifesta la sua storia in tutta la sua brutalità. Le devo molto e poiché io solo conosco i fatti per intero, tocca a me mettere per iscritto queste righe“.
Fin dall’incipit ci si rende conto di essere di fronte ad un thriller magistrale, avvincente, la cui ottima fattura e la suspense perenne sono in grado di affascinare anche i più restii. Un must.