Nell’annosa questione del cosa faremo da grandi, basta cliccare, si fa per dire, ‘Will robots take my job’. Inserendo la professione sognata appare infatti la percentuale di rischio che vede quel lavoro in mano a un robot. Lo scenario è tanto interessante quanto inquietante perché, mentre un pezzo di mondo prosegue il suo percorso, ignaro di quanto stia accadendo, creativi, imprenditori e informatici – immersi nel qui e ora – provano a capirci qualcosa.
Intelligenza artificiale e metaverso, declinati per esempio a moda, design e scrittura, sono stati al centro del talk ‘IED for Future’, che è andato in scena nell’Auditorium del Macro di Roma, il 28 novembre. La ‘scuola’ romana inaugurando l’inizio dei Master 2023 ha colto l’occasione per mescolare punti di vista diversi alla presenza di docenti, imprenditori e creativi in un ragionamento collettivo sulla relazione tra tecnologie emergenti e nuove professioni creative.
Le voci di Nicoletta Iacobacci, professoressa e consulente di etica e tecnologie emergenti, Jacopo Perfetti, imprenditore, autore, docente universitario e Co-founder & CEO @ Oblique.ai, Nicola Antonelli, co-founder AVAWEAR e CMO Luisaviaroma, Katia Ingegneri, event and content planner per GS1 Italy e Alessandro Risuleo, Art Director e project manager Visual.it, moderate e incalzate dalla scrittrice, filosofa e fondatrice di Tlon, Maura Gancitano, hanno suggerito visioni, spiragli, insidie e punti di forza di un mondo che cambia e stravolge abitudini, sentimenti e professioni.
“Negli ultimi tempi la tecnologia ha segnato profondamente il modo in cui viviamo, comunichiamo, produciamo e il modo in cui immaginiamo noi stessi e la nostra società – spiega Alberto Iacovoni, coordinatore Scuola Master IED Roma e curatore dell’incontro – Da due anni a questa parte c’è stata un’accelerazione dettata dal Covid che ci ha portato a parlare da un lato di metaverso e di realtà virtuale e dall’altro di intelligenza artificiale. Tutto questo ci ha messo di fronte a macchine capaci di cose che prima pensavamo fossero a esclusivo appannaggio della mente umana, come la creatività. Dunque abbiamo invitato a discutere le persone più disparate, perché anche se la scuola è molto focalizzata sulle professioni, in realtà c’è bisogno di uno sguardo trasversale, c’è necessità di costruire un dialogo e di contaminare punti di vista e saperi”.
Ecco perché una ricercatrice alle prese con tecnologia ed etica si deve confrontare con gli imprenditori: “Questi ultimi mettono in moto le cose, sono ottimisti e vedono nella trasformazione il progresso, ma forse non sempre è così – continua Iacovoni – Ancora è importante sapere da un art director e da una content manager come sia lavorare con queste nuove tecnologie. Ma fondamentale – conclude – è lo sguardo di un filosofo. Spesso professionisti e progettisti sono immersi in ciò che fanno e dimenticano di prendere una distanza. Il filosofo è ciò che serve per guardare le cose da lontano ma anche per poter mettere insieme, come diceva diceva il grande artista della land art Robert Smithson, dei passati distanti con dei futuri altrettanto distanti: forse la direzione giusta in cui dobbiamo andare è nel punto in cui si incontrano questi due sguardi, quello del futuro e quello del passato”.
Etica nella tecnologia per la generazione Alfa
La ricercatrice Nicoletta Iacobacci punta tutto sulla generazione Alfa: “Sarà la generazione più smart, quella più acculturata perché potrà studiare ovunque e in qualsiasi modo. Online h24, indipendente, visual, tecnologica, differente. Intelligenza artificiale e automazione per chi è nato tra il 2010 e il 2025 sarà la norma e se il metaverso continuerà a svilupparsi sarà per loro difficile riconoscere cos’è la realtà“.
Ecco allora che la professoressa mette in evidenza quanto sia oggi necessaria una riflessione etica, etica che però non riesce a stare al passo con le tecnologie emergenti. “Nei miei studi affronto la dicotomia tra ‘l’essere umano’ e ‘essere umano’. L’essere umano è la specie: l’homo sapiens che ha il cervello più sviluppato. Se interveniamo con la tecnologia sull’essere umano certamente aiutiamo il progresso. Ma quello che sta succedendo è che stiamo intervenendo su ‘essere umano’ e quindi sulla nostra essenza, sulla nostra empatia, e lo stiamo facendo senza una grande strategia. L’intelligenza artificiale va trattata come uno strumento, dietro deve esserci sempre l’essere umano“.
Intelligenza artificiale generativa e creatività
Jacopo Perfetti, un tempo programmatore e curatore d’arte e oggi esperto di intelligenza artificiale generativa ha spiegato come una macchina possa ‘produrre’ testi e immagini e quanto riesca a mettere in difficoltà un creativo. Con la sua ‘oblique.ai’ ha lanciato in queste ore il primo magazine online scritto 100% con l’intelligenza artificiale, si chiama 10consigli.it ed è la quintessenza della saggezza algoritmica: “10consgili è una collezione di consigli su vita, lavoro e più o meno qualsiasi altra cosa, scritti da un’intelligenza Artificiale”. Scrittore e imprenditore, Perfetti si è fatto una domanda e dato una risposta: “Siamo alla fine dei lavori creativi? La risposta ovviamente è no, c’è però una cosiddetta rivoluzione industriale della creatività, parliamo di creatività ‘made by Robot’ e ‘made by Human’. I tre errori da non fare in questo momento storico sono: usare la tecnologia nuova con una mentalità vecchia, far finta di nulla ignorando questa onda e puntare sul prezzo e sulla quantità. Più l’intelligenza artificiale sarà intelligente, più noi dovremo essere intelligenti, creativi, empatici”.
Gaming e digital fashion industry
Anche la fashion industry fa chiaramente i conti con la tecnologia che avanza, Nicola Antonelli ha dunque paventato lo scenario della creazione di collezioni virtuali, un obiettivo ambizioso di AVAWEAR. L’azienda di digital fashion negli anni ha costruito una community nata prima intorno al gioco ‘mode4’, una sorta di gira la moda in versione di app che ha coltivato aspiranti stylist e poi ‘Wear3’, marketplace con capi Nft gestito dalla community. Wear3 offre ai creator uno spazio (virtuale) per mostrare e vendere le proprie opere di digital fashion accanto alle proposte dei grandi brand.
Con un sistema che incrocia votazioni e popolarità, la community premia i migliori designer. “Grazie a Wear3 – spiega l’imprenditore – non abbiamo solo un contenuto condiviso con la community. L’obiettivo è portare questi capi nel mondo reale con una distribuzione fisica. Il gaming è dunque entrato pienamente a far parte della logica d’impresa”.
Ingegneria, comunicazione e creatività
Katia Ingegneri ha invece spiegato cosa significa fare comunicazione per l’organizzazione del codice a barre e come si instaura una relazione creativa ed efficace con un team di ingegneri per produrre insieme progetti innovativi di comunicazione. Nell’era del consumo consapevole infatti “processi logistici e standard utilizzati a livello mondiale per il mondo della grande distribuzione possono essere valorizzati e comunicati anche al consumatore finale“.
Il cambiamento epocale con le nuove tecnologie
Lo scenario descritto da Alessandro Risuleo è per gli agnostici della tecnologia inquietante. Parlando di evoluzione tecnologica, l’art director mette in evidenza come negli anni la partecipazione alla vita pubblica delle persone sia totalmente cambiata. “Oggi lo smartwatch può fare un elettrocardiogramma – spiega Risuleo – Molti sanno cosa sia un visore per la realtà aumentata o quello per la realtà virtuale ma l’evoluzione sarà la mixed reality. Stiamo creando nuovi metodi di interazione e questo ci porta a pensare all’ottimizzazione degli spazi virtuali e ancora a nuove ‘gesture’, nuove ‘usex experience’. Oggi immaginiamo un sito internet in uno spazio tridimensionale e i vari menù sono delle stanze”.
Risuleo prosegue: “Le nuove professioni prevedono quindi dei costruttori di mondi, ci saranno gli architetti del metaverso, il futuro è la multi competenza e le competenze diventeranno liquide. Servono però riflessioni necessarie. Basta guardarsi alle spalle e vedere cosa è successo in pandemia, quando si è innescato un cortocircuito che ha portato a delle patologie. Bisogna stare attenti e seguire delle regole: essere curiosi e informati su ciò che succede, portare avanti rapporti sociali, tenere al benessere fisico, uscire all’aria aperta ma la regola più importante è saper utilizzare il tasto ‘switch off”.
La nozione ‘Pharmakon’
A tirare le somme di un dibattito tanto intenso ecco Maura Gancitano: “Di fronte a tante professionalità, tante formazioni e tante prospettive diverse, il mio ruolo in questo talk era quello di sollevare delle domande: è poi quello che la filosofia oggi deve fare, senza porsi a distanza rispetto alle innovazioni o a quello che sta accadendo. La filosofia deve porre delle questioni e deve in qualche modo creare delle collisioni tra temi diversi, alimentando una nozione che è particolarmente importante ed esisteva già ai tempi di Platone che è quella di ‘Pharmakon’, cioè il fatto che quello che sta accadendo può essere contemporaneamente cura e veleno. Possiamo intossicarci o avere grandi opportunità. Oggi tendiamo a scegliere una strada o l’altra, è importante però avere una visione d’insieme, sia dei grandi pericoli che delle grandi possibilità”.
Fonte www.dire.it