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Crisi Stellantis, gli industriali chiedono incentivi Schietroma (Psi): “Si pensi anche al turismo”

Il Lazio meridionale si interroga su come salvare il salvabile a Piedimonte San Germano e nell'indotto, nel generale crollo nazionale dell'auto

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I sindacati temono che nel 2025 l’automotive perda complessivamente 25mila posti di lavoro sui circa 73mila ancora presenti nel Paese. Di sicuro il preoccupante arretramento è guidato da Stellantis: i francesi hanno ridotto drasticamente occupazione e produzioni anche nello stabilimento di Piedimonte San Germano. Mentre la ripresa produttiva, giunta a 7 settimane di stop, ci sarà – facendo i debiti scongiuri acché avvenga veramente – il 16 settembre e gli esodi incentivati hanno ridotto a meno di 2500 i dipendenti diretti, l’azienda ha nelle scorse settimane messo all’asta immobiliare perfino la palazzina uffici e vari capannoni dismessi con attrezzature portate in altri stabilimenti del Gruppo. E’ stato il clamoroso il caso – passato anche questo nel silenzio di amministrazioni, politica e sindacati – dello smantellamento della modernissima verniciatura, costata 135milioni di euro e voluta da Sergio Marchionne.

Ora tutti gli ex entusiasti della “fusione” Psa-Fca si accorgono del disastro, perfino il Sole 24 Ore e anche Confindustria. Così nei giorni scorsi l’imprenditore Francesco Borgomeo, già autore a suo tempo di una proposta da 100milioni di euro per rilanciare l’indotto poi finita nel nulla, è tornato a lanciare i suoi appelli dalle colonne di un quotidiano. “Imprese pronte a riconvertire ma servono sostegni adeguati”: ha insomma avvertito bussando anche lui ad incentivi. A fine luglio, Angelo Camilli, presidente di Unindustria Lazio ha proposto al presidente della Regione, Francesco Rocca, di elaborare assieme a un “Piano Industriale per il Lazio” che consenta al territorio di recuperare il valore aggiunto manifatturiero perso negli ultimi 20 anni: da 14 miliardi di euro a 9, un gap di competitività. Il tutto mentre alla Regione Lazio prosegue l’iniziativa – promossa da Rocca e portata avanti da Tiero e Maura – per giungere all’adozione – per le province di Frosinone, Latina e Rieti – di misure equiparabili agli incentivi della Zes unica per il Mezzogiorno per evitare l’ulteriore impoverimento del tessuto produttivo a seguito della concorrenza dei territori a Sud e dell’Abruzzo.

Lo smantellamento no stop di posti e produzioni a Piedimonte S. G.

Sul fronte politico, Gian Franco Schietroma, segretario del Psi Lazio, ricorda come “sia Unindustria che i sindacati hanno avanzato interessanti proposte per il rilancio del settore, che mi auguro vengano prese in considerazione dalle istituzioni preposte. A mio avviso, però, occorre ampliare il discorso perché il nostro territorio necessita di un nuovo modello di sviluppo, sia pure complementare all’esistente. Infatti, se da un lato è assolutamente necessario preservare le eccellenze nei vari settori dell’industria, a cominciare dall’automotive e dall’aerospazio, d’altro canto c’è l’esigenza di allargare l’orizzonte di crescita del nostro territorio. Mi spiego meglio -sottolinea Schietroma -: sono ormai parecchi anni che la notevole crescita economica ed occupazionale, determinata dal grande sviluppo industriale affermatosi nel nostro territorio dagli anni ’60-70’ in poi, non è più quella di un tempo e sono evidenti i segni di un inesorabile declino. Proprio per queste ragioni, alla vigilia delle elezioni provinciali del 2009, lanciai
l’idea di puntare sull’effettiva organizzazione di un nuovo modello di sviluppo basato sul turismo, sulla cultura, sul risanamento e sulla valorizzazione dell’ambiente, ovviamente da rendere complementare all’esistente, e cioè, in particolare, alla salvaguardia delle eccellenze nei vari settori industriali”.

Il segretario socialista: “Salvare l’industria ma serve modello alternativo”

“Avevo individuato, allora, nell’amministrazione provinciale l’ente istituzionale più idoneo ad organizzare questo nuovo modello di sviluppo. Purtroppo l’esito negativo delle elezioni provinciali del 2009 non mi consentì di portare avanti in prima persona tale intendimento, per cui, almeno a questo riguardo, sono passati invano ben 15 anni. Tuttavia il problema rimane inalterato. Infatti, per assicurare la migliore crescita del territorio e tendere alla piena occupazione non è di certo sufficiente l’attuale modello di sviluppo basato soprattutto sulle eccellenze nei vari settori dell’industria, che pure – ripeto – vanno difese e potenziate. Rimango dell’idea che, ancor oggi, sarebbe necessario puntare seriamente sulle bellezze naturali e sui beni culturali, che non mancano nel nostro territorio, ma che non vengono utilizzati al meglio ai fini di un’adeguata crescita economica ed occupazionale. E’ evidente – tira le somme il segretario regionale socialista – che non possono bastare i singoli sforzi, pur lodevoli, degli operatori del settore. Lo sviluppo turistico, culturale ed ambientale presuppone infatti un’organizzazione efficace, con mirate iniziative istituzionali, se si vogliono ottenere risultati importanti in termini di crescita economica ed occupazionale. Pertanto ritengo che la mia idea di 15 anni fa vada riconsiderata e, quindi, mi auguro che chi ha responsabilità istituzionali valuti positivamente questa opzione nell’interesse del territorio”.

Sindacati pronti alla mobilitazione generale per l’intero comparto

Tornando all’automotive nei giorni scorsi, la Uilm di Frosinone col segretario Francesco Giangrande ha espresso preoccupazioni circa una possibile delocalizzazione delle attività da Cassino. La Fiom-Cgil, tramite il segretario di Frosinone-Latina, Donato Gatti, segnala le difficoltà di aziende dell’indotto che richiedono contratti di solidarietà per resistere alla crisi. Con il sito di Piedimonte fabbrica bloccato a causa – sostiene Stellantis (che ha decentrato produzioni e fatto di tutto per chiudere in Italia) – della mancanza di ordini, le commesse per l’indotto si riducono drasticamente o si azzerano del tutto. Già dallo scorso aprile era scattato l’allarme rosso da parte dei lavoratori di Atlas, De Vizia, Iscot, Teknoservice e Logitech perché Stellantis ha continuato ad insistere fortemente con i tagli ai capitolati di appalto mettendo in seria difficoltà i dipendenti e l’intero indotto, dove siamo al limite delle condizioni critiche ed alla vigilia di chiusure vere e proprie. Il segretario generale Uilm, Rocco Palombella, adesso ammette: “Dopo l’annuncio del Governo sui nuovi incentivi ci aspettavamo un settembre in ripresa. Invece la situazione sta peggiorando. Senza risposte dal governo sarà mobilitazione generale”. Samuele Lodi, segretario nazionale della Fiom-Cgil sintetizza: “Non si possono da un lato continuare a chiedere incentivi, sgravi, agevolazioni e, dall’altro, incrementare l’utilizzo degli ammortizzatori sociali e continuare nello svuotamento degli stabilimenti con le uscite volontarie e incentivate. La presidenza del Consiglio deve immediatamente intervenire convocando Stellantis e i sindacati. La Fiom si confronterà con le lavoratrici e lavoratori e le altre organizzazioni sindacali e, insieme, si metteranno in campo tutte le azioni necessarie”.

Nel crollo nazionale dell’automotive, il territorio del Lazio meridionale dovrebbe muoversi per salvare il salvabile a Piedimonte San Germano ed in tutte le aziende dell’indotto (solo nel cassinate rischiano di sparire 200 posti di lavoro a breve). In attesa che il Governo si svegli e adotti misure definitive contro la macelleria di un intero comparto manifatturiero nazionale attivata dal gruppo parigino.

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