Tratto dall’omonimo romanzo di Uri Orlev, arriva anche da noi – per la regia di Pepe Danquart – ‘Corri, ragazzo corri’, la storia vera di un ragazzino polacco di fede ebraica e di un’infanzia ferita, un’infanzia strappata dalla naturale ingenuità e consegnata tra le mani sanguinanti del nero Olocausto.
La trama
Jurek è un bambino di circa 9 anni quando fugge dal ghetto di Varsavia. La guerra lo ha costretto a separarsi dalla propria famiglia e gli ha imposto di badare a se stesso lontano dai suoi cari, gli ha impartito una dura lezione e un’identità forzata di cristiano. Per sfuggire i nazisti si nasconderà tra i boschi e nei villaggi vicino la capitale per tre anni. Chiederà ospitalità e lavorerà come bracciante, incontrando durante il suo difficile percorso ogni sorta di gente: ci sarà chi lo tradirà, chi proverà persino ad ucciderlo e chi rischierà la propria vita per la sua incolumità.
Bruciante ma poco potente
Potrebbe essere una storia universale, quella di tanti orfani che fuggono dalla miseria, alla ricerca di affetto e della serenità perduta. Potrebbe essere il racconto di un bambino cresciuto troppo in fretta, come si è letto e visto tante volte, di una vita in pericolo e che si adegua alle circostanze pur di procacciarsi un letto dove riposare, un pasto di cui cibarsi. Eppure il ritratto che emerge dalla penna di Heinrich Hadding devia dal trito, dal visto e rivisto, per esporre un dolore illegittimo e una ricerca ossessiva di salvezza che non parte da nessun dove e non conosce arrivo. La macchina da presa di Pepe Danquart dipinge l’alienazione dovuta, ne fa un ritratto struggente, forse ingessato da dialoghi poco convincenti, ma che anela e si guadagna il rispetto di chi guarda. Il piccolo Jurek (un indomito Andrzej Tkacz) perde rimuove la propria identità a causa dell’abominio nazista, ma il suo sguardo intelligente si porrà come marchio sofferente della ricerca di libertà. La coscienza collettiva è martoriata e non basterà il balsamo offerto dalla voglia di guardare avanti, sempre avanti, a lenirla. È evocativo ma poco potente questo ‘Corri, ragazzo corri’, stilisticamente non offre spaccature di cifra, non dona nessuna innovazione, semmai le inquadrature sono asservite al plot con un uso parsimonioso dei flashback e un’insistenza quasi fastidiosa su immagini che dovrebbero scioccare, come l’amputazione di arti di bambino e squartamenti di animali. In sostanza si tratta di una fuga quasi infinita e drammatica, una biografia bruciante, ma forse un po’ troppo monocorde. Manca l’approfondimento, manca una vera introspezione dei personaggi. Un’occasione, per qualche verso, sciupata.
Dettagli
Titolo originale: Lauf Junge lauf
Regia: Pepe Danquart
Sceneggiatura: Heinrich Hadding
Cast: Andrzej Tkacz, Kamil Tkacz, Elisabeth Duda, Jeanette Hain, Itay Tiran, Katarzyna Bargielowska
Fotografia: Daniel Gottschalk
Montaggio: Richard Marizy
Musiche: Brigitte Schlögel