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Consorzio Industriale: sud Lazio in balìa della crisi. Caro prof, serve davvero stare lì? – “L’APPUNTO”

Lettera aperta sulla crisi Stellantis e sull'urgenza di misure a sostegno del comparto produttivo delle province di Frosinone e Latina

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Caro professor Raffaele Trequattrini, sono qui a scriverle nelle vesti di (purtroppo) ormai anziano osservatore delle vicende economiche del Lazio meridionale, affinché lei, prima o poi, non sia costretto a doversi girare indietro – magari alla ricerca della ectoplasmatica presenza (quanto a contributi di politica economica e industriale) del deputato ceccanese Massimo Ruspandini che si era gloriato per la sua designazione – e sia costretto a concludere le sue riflessioni col sospirare: ‘ma che ci faccio qui’? Sgombriamo il campo da possibili fraintendimenti e da strumentalizzazioni che potrebbero nascere da qualcuno che le è vicino: non sono in discussione la sua competenza, le sue capacità e neppure il suo impegno. Qui parliamo del ruolo del Consorzione Industriale del Lazio al cui comando lei si trova dallo scorso marzo: la maxi istituzione, voluta da quel furbacchione di Francesco De Angelis, che ha incassato il ruolo per sé, assicurando che il territorio si sarebbe pure rafforzato. Ma era un’evidente panzana. Così la fusione dei 5 consorzi industriali preesistenti – che assicurava governance periferiche sui temi dell’industria e dello sviluppo – ha svuotato ulteriormente di poteri decisori le aree già marginali e fatto contento (oltre al citato Francesco) l’imperturbabile Nicola Zingaretti bravo, nella sua non esaltante stagione di governatore del Lazio, solo ad accentrare a Roma tutto l’accentrabile dalle province, a partire dalla sanità pubblica.

Lettera aperta al presidente Trequattrini sulla governance assente

Ora, professor Trequattrini, il punto è che lei non solo conosce bene la situazione economico-sociale della Ciociaria, del Cassinate e della provincia di Latina, ma la sede del Consorzione è nel bel palazzo ristrutturato da De Angelis nel nostro capoluogo. Ma pare che si trovi piazzato direttamente negli uffici della Regione in via Colombo. Quindi “che ci fa” a Frosinone un ente che sembra occuparsi di altro rispetto alle emergenze del nostro territorio? Ed è la stessa domanda per lei, che conosce in profondità le esigenze dell’area ma sarà intento a impiegare il suo tempo in compiti istituzionali che comunque allentano la cura di “ferite” industriali e occupazionali molto vicine alla sede istituzionale che presiede. So che – nel farle l’interrogazione volutamente provocatoria – ho parafrasato il titolo di un romanzo di Bruce Chatwin, che fu uno che era sempre in viaggio e osservava ogni esperienza con l’approccio di chi da quelle stesse cose che narrava voleva subito fuggire il più lontano possibile. Ma la sede del Consorzione e la sua esperienza professionale e umana sono ancorate a questo nostro territorio e proprio a questa sorta di “fuga di fatto” dalle urgenze economiche del Lazio meridionale mi riferisco.

Il nodo Stellantis e il territorio senza idee e proposte operative

Partiamo da Stellantis. A novembre dello scorso anno i francesi hanno liberato e messo in vendita capannoni del sito cassinate e la stessa palazzina uffici a Piedimonte San Germano dopo aver portato via una verniciatura costata 135 milioni di euro e realizzata anche col contributo scientifico di Unicas. Appena insediatosi lei, presidente, ha giustamente pensato che il Consorzio potesse agire da facilitatore per un riutilizzo produttivo di quelle aree. A distanza di qualche mese, nell’intervista concessa a Frosinone News, ha ricordato che l’automotive resta comparto essenziale a da difendere. Ma, in caso di crisi acuta, sarebbe stato il caso di coinvolgere altri gruppi – paliamo di due grandi realtà italiane (speriamo lo restino nonostante l’aria che tira al governo) residui delle famose partecipazioni statali -: Leonardo e Fincantieri: benissimo anche questa proposta. Poi, all’ultima audizione regionale di qualche giorno fa, lei presidente Trequattrini, ha auspicato l’accelerazione sulla legge di riforma dei consorzi industriali che sancirebbe “l’entrata della Regione Lazio nel capitale dell’ente. Ciò dovrebbe liberare risorse in grado di favorire progetti anche a vantaggio dell’automotive”. Insomma, vista dall’esterno, questa che abbiamo descritto è una classica carrellata cinematografica all’indietro. Proprio quando c’è più bisogno di stringere sulla questione nodale, del crollo produttivo e occupazionale, con le competenze sue e con l’aiuto proprio di Unicas. Certo, qualcuno dovrebbe chiederglielo formalmente e ufficialmente. Visto che siamo in periodo di feste esoteriche, potrebbe essere quello giusto per far “battere un colpo” anche all’onorevole Ruspandini al fine di esercitare un ruolo propulsivo di invito istituzionale al Consorzione a trovare soluzioni pratiche, per conto del Governo centrale e della Regione Lazio. Questo anche a fronte della buona volontà del vice presidente Angelilli – oltre che dell’incerta strategia del ministro Urso – che però hanno bisogno di idee e proposte molto più che di soldi per finanziare gli incentivi. Se guardiamo al resto del panorama, vale solo la pena accennare all’assenza ingiustificata per mesi dei sindaci del territorio, a cominciare da quelli di Cassino e Piedimonte San Germano; alle proposte senza seguito dell’ex presidente di Unindustria Cassino col suo “cluster automotive” che avrebbe dovuto mobilitare 100 milioni di euro di investimenti per ridursi, nell’ultimo dossier presentato alla Regione, ad una ennesima richiesta di incentivi per la riconversione delle industrie del comparto. Inutile e dispendiosa l’esperienza della Provincia di Frosinone, coi famosi Stati generali dell’economia rimasti una passerella per soliti noti, luogo eletto per esporre riassunti di dati Istat e concetti economici: suonati a mo’ di cantilena, come si preparano a intonare i bambini con le poesie del Natale ormai alle porte. Lasciamo perdere i costi che da contribuenti poco ci allettano, oltre al tempo perso che sarebbe stato impiegabile in cose più serie.

Misure equivalenti alla Zes, dall’ottobre 2023 solo lettere e parole

C’è un secondo tema che lei, nella stessa intervista a Frosinone News a cui accennavamo sopra, ha liquidato come di non sua competenza ma che – sempre da semplice giornalista appassionato del destino del proprio territorio – penso che dovrebbe invece rientrare nelle linee d’azione del Consorzio Industriale. Lo scorso ottobre il presidente della Regione Rocca scrisse una lettera all’allora ministro Fitto per chiedere di includere le Province di Latina e Frosinone nella ZES (Zona Economica Speciale). Di fronte all’impossibilità di farlo, sempre Rocca propose l’adozione di misure similari per le province di Frosinone, Latina e Rieti. Ecco, sulla messa a punto delle misure equivalenti (a quelle della Zes) tutto è fermo da allora. Mesi trascorsi nel silenzio totale. La politica regionale dovrebbe incaricare il Consorzio di mettere nero su bianco una proposta operativa finanziariamente sostenibile. Ma chi pensa a farlo? Anche qui chi pagherà il tempo perso? Ovviamente e prima di tutto i lavoratori che dovranno lasciare il posto in aziende che delocalizzeranno o che continueranno a crollare sotto il peso della crisi.

Uomo solo al comando di un ente con competenze sull’intero Lazio

Al di là di analisi, dati e considerazioni economiche e politiche è chiaro, professor Trequattrini, che lei si trova da solo al comando di un ente dalle competenze troppo ampie, oltretutto con la necessità di amalgamare realtà che vengono da anni di utilizzo politico di questi enti, con la moltiplicazione anche di costi, posti e consulenze del tutto improduttivi. Ma se c’è un modo per dare una svolta all’andazzo generalizzato della classe dirigente mediocre che in gran parte ci ritroviamo in provincia e nel Lazio meridionale, non è certamente quello che ci è parso seguano fino ad oggi la sua gestione ed il Consorzio Industriale uscito dalla stagione dei selfie deangelisiani. Detto con franchezza, il ritorno alle sue radici universitarie, dove merito, sapienza e competenza contano eccome, è l’unico mezzo per salvare il futuro ai nostri figli ed a tanti ragazzi che preparano le valigie. Dall’Italia, negli ultimi 15 anni, ne sono partiti un milione e 700 mila, in buona parte neolaureati. Anche Unicas, di sicuro.

Lo sforzo per una onesta gestione romano-centrica è forse il momento che faccia spazio anche all’azzardo di una spinta laterale, a favore delle periferie, a cominciare dalla cura delle prospettive del Lazio meridionale. Il declino produttivo ed economico va arrestato con l’innovazione, lei lo sa bene. Ma innovare è anche governance al passo coi tempi. Estensione della responsabilità sociale delle imprese – e Stellantis ha dimostrato ampiamente di non averne – alla responsabilità sociale del territorio. Il Consorzio Industriale deve mettersi al centro della qualità della vita, della convivenza, della produttività, dell’impulso al benessere ed ai consumi, insieme ai soggetti migliori come Unicas, il mondo dell’istruzione, delle professioni, dell’impresa che produce con sacrifici ed estro e non cerca solo assistenza pubblica o speculazioni sui beni comuni, dei lavoratori che resistono con le loro famiglie a gocce da mille euro al mese.

Altrimenti dalla prospettiva frusinate, professor Trequattrini, in concreto: che ci sta a fare lì?

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