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Congresso Pd insabbiato nel tentativo di “dopaggio” del tesseramento: blitz fallito, partito ko

Dopo le dimissioni di 6 degli 11 componenti della commissione che avrebbe dovuto gestire la fase assembleare, incertezza totale sul da farsi

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Altro che “campo largo”, che “uniti si vince”, coi segnali di fumo dalla “locomotiva” del centrosinistra ai potenziali alleati, sebbene ridotti a “cespugli”. Il Pd ciociaro mette in scena lo spettacolo dell’autodistruzione – come forma partito democratica – innescato dalle correnti dure a morire, territorio desolato dove non c’è segno di rinnovamento anche rispetto al passato più cupo, mentre i nuovisti “senza macchia” della corrente Schlein non battono un solo colpo di fronte a quel che i loro alleati di Area Dem hanno messo in campo. Vale a dire una vera e propria azione dopante del tesseramento, con l’immissione di 1400 tagliandi “non tracciati” e distribuiti di proposito senza verbali e controlli della commissione, per modificare gli assetti interni al partito in vista del congresso.

Gli avversari temuti da De Angelis e Grossi (Area Dem e Area Schlein) evidentemente sono quelli dell’altra area composta da Rete Democratica (Battisti) e Base Riformista (Pompeo). Dopo il blitz di Andrea Ferro, responsabile regionale dell’organizzazione del Pd inviato evidentemente dal segretario Leodori, giunto in federazione per esautorare la commissione dalla distribuzione delle tessere, sono giunte le dimissioni di 5 degli undici componenti dell’organismo. Il 27 dicembre hanno lasciato Massimo Lulli, Carlo Di Santo, Giampiero Di Cosimo, Maria Rita Cinque e Alberto Festa. Il 28 dicembre sera anche il presidente Alberto Tanzilli manda un messaggio a tutti i componenti per lasciare l’incarico di fronte al disastro evidente di un blitz che può dirsi ormai smascherato e naufragato. Ma ci sono centri dove domenica 29 dicembre il tesseramento è andato avanti come nulla fosse: guarda caso siamo a San Giorgio a Liri, con invito rivolto ai cittadini via social affinché partecipino al banchetto delle adesioni in Piazza Dante. Ma come, e la spinta al cambiamento anche anagrafico, ad un rinnovamento “catartico”, a una caratterizzazione più nettamente “a sinistra”? Che fine hanno fatto in questo Pd dell’era Schlein?

Raffica dei ricorsi dai circoli e silenzio da regionale e nazionale

Da ieri la commissione congresso non c’è più, essendosi dimessa la maggioranza dei suoi componenti: la conseguenza dovrebbe essere la sospensione dell’intera fase che dovrebbe portare alla presentazione dei candidati alla segreteria entro il 7 gennaio, per arrivare a inizio febbraio all’assemblea provinciale vera e propria. Ma dal regionale e dal nazionale non giungono segnali sul da farsi rispetto ad una situazione che ha del surreale. Perché ci sono segretari di circolo che non solo hanno rifiutato le tessere “aggiuntive” ma che hanno anche presentato ricorso a tutti i livelli delle commissioni di garanzia: provinciale, regionale e nazionale. Tutti chiedono l’annullamento del tesseramento “abusivo”.

Tra questi anche due dirigenti provinciali, Alessandra Maggiani e Stefania Martini. “Se qualcuna di quelle tessere arriva al circolo di Frosinone io le faccio annullare. Perché sono illegittime”, avverte Maggiani. Tra i critici per il mancato rispetto delle norme sul tesseramento ci sarebbe clamorosamente il responsabile del circolo di Cassino, Romeo Fonda che avrebbe rispedito al mittente (cioè all’alleanza di cui fa parte il suo primo cittadino) un pacchetto di cento tessere non tracciate, giunte “fresche fresche” senza alcun verbale della federazione. Infatti, finché non c’è stato il blitz del regionale, le tessere erano prese in carico da segretari di circolo o loro delegati, dietro verbalizzazione della commissione congresso e firma per accettazione col numero ed estremi di tessere consegnate. Una procedura che consente ancora oggi di risalire ad ognuna delle 1600 tessere distribuite legittimamente. Mentre in giro ormai ci sono tagliandi di adesione che nessuno ha ritirato seguendo la stessa procedura. “Al momento – spiega un segretario di circolo ricorrente che chiede l’anonimato – l’anomalia è che a nostra conoscenza, almeno fino ad oggi 30 dicembre, né il nazionale né il regionale del partito hanno dato segni di vita. Per tutta la giornata di ieri ha regnato il silenzio e nessuno sa cosa fare. Alcuni banchetti di circoli riconducibili a chi ha promosso tutto questo si sono perfino visti ieri in qualche piazza. Una cosa incommentabile”.

L’attesa vera di chi guarda al Pd per un cambiamento che non arriva

O la Commissione garanzia regionale o quella nazionale dovranno sbloccare la situazione del congresso ciociaro, ma la figuraccia è rimediata senza sconti. Questo Pd provinciale ha dimostrato di non essere in grado di affrontare un dibattito congressuale con regole chiare e uguali per tutti: potrà mai occuparsi come partito di esprimere l’impronta riformista e cambiare in meglio le cose in provincia e nella nostra società? Un partito in forte crisi d’identità e che tiene elettoralmente solo per atto di fiducia di molti appartenenti al centrosinistra nella giovane segretaria, rischia di dover fare i conti con l’emersione dell’ennesima fase di trasformismo che mette a nudo tutte le ragioni per cui una svolta era non solo necessaria ma indispensabile. Eppure quel cambiamento non sta nelle cifre di buona parte degli attuali protagonisti.

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