Un “pactum sceleris” instauratosi dapprima tra il sindaco di Ceccano, Roberto Caligiore, il faccendiere, Stefano Annibali, e il commercialista Gennaro Tramontano che, successivamente, con la partecipazione di altri pubblici ufficiali in servizio presso l’ente comunale, ha fatto sì che gli incarichi per la progettazione e la realizzazione delle opere pubbliche finanziate con i fondi del Pnrr fossero assegnati ai membri della “lobby”. In particolare, all’ingegnere di Sora Stefano Polsinelli o a persone a lui riconducibili con lo zampino dell’architetto raggiunto ieri dal divieto di esercitare la professione, dell’architetto Elena Papetti, ai domiciliari da ieri, come anche del geometra Camillo Ciotoli e dell’architetto Diego Aureli, anche loro ai domiciliari.
L’operazione “The good lobby”, che sta facendo tremare l’intera provincia di Frosinone e non solo, non si ferma certamente a Ceccano. È quanto emerge dopo la decisione del Gip del Tribunale di Frosinone, Ida Logoluso, che ha fatto scattare le 13 misure cautelari personali e il sequestro preventivo finalizzato alla confisca dei proventi illeciti, incamerati dai membri dell’associazione, per un importo di oltre 500.000 euro. Ai domiciliari, lo ricordiamo, oltre al sindaco, anche Stefano Annibali, Stefano Polsinelli, Antonio Annunziata. Per Elena Papetti, Camillo Ciotoli, Diego Aureli, Gennaro Tramontano, Danilo Rinaldi e Vincenzo D’Onofrio domiciliari per due mesi. – LEGGI QUI.
L’attività di indagine, diretta dall’Ufficio di Roma della Procura Europea, e partita grazie ad un’intuizione degli agenti della Squadra Mobile di Frosinone, guidata dal dirigente Flavio Genovesi, nell’ambito di un’altra inchiesta legata al traffico di rifiuti nella Mecoris di Frosinone – LEGGI QUI -, ha scoperchiato un sistema fatto di “illeciti” e “tangenti” che muoveva flussi di denaro milionari. L’associazione per delinquere è stata, infatti, in grado di gestire illecitamente una serie di concessioni pubbliche e autorizzazioni e l’assegnazione di appalti pubblici per un valore accertato intorno ai 5 milioni di euro, riscuotendo l’illecita dazione di denaro attraverso un innovativo e articolato sistema di tangenti. Il denaro, riciclato attraverso un sistema di fatturazioni e bonifici verso aziende fittizie, è stato poi monetizzato e consegnato a mano ai vertici dell’associazione. Gli appalti cui gli indagati si sono mostrati interessati sono finanziati con fondi del P.N.R.R. e con fondi europei per la gestione dell’accoglienza dei migranti. Da qui la competenza in capo alla Procura Europea (EPPO), organismo indipendente dell’Unione europea incaricato di indagare, perseguire e portare in giudizio reati quali frodi, corruzione e riciclaggio che ledono appunto gli interessi finanziari dell’UE.
Le intercettazioni delle conversazioni con gli esponenti della ‘ndrangheta
Da quanto trapela, all’interno del complesso schema delle intercettazioni, figurerebbero nomi di esponenti di un potente clan della ‘ndrangheta. Una ’ndrangheta che fa affari, investe, potente e moderna. Un soggetto in particolare, che ha precedenti di polizia di ogni genere: associazione a delinquere, armi, estorsioni, legato a cosche vicine a Massimo Carminati, uno dei principali protagonisti dell’inchiesta «Mondo di mezzo», nota anche con il nome di «Mafia Capitale». Con il Pnrr, il più grande fiume di denaro pubblico dal dopoguerra ad oggi, sono da tempo sotto la lente gli interessi delle mafie che, nell’ultimo trentennio, hanno operato per penetrare nel cuore dell’economia e dello Stato, per confondersi sempre di più con l’economia legale e per impadronirsi delle istituzioni in modo da agire come le istituzioni stesse.
In questo complesso architrave, le intercettazioni finite nell’inchiesta “The good lobby” potrebbero aprire a nuovi filoni e a scenari molto più complessi di quelli che ieri si sono abbattuti sull’amministrazione comunale ceccanese. I 34 indagati, le investigazioni che proseguono, il coinvolgimento della DDA, sono tutti aspetti che lasciano pensare che dietro la punta dell’iceberg ci sia ancora tanto altro. Come da attenzionare sono i legami con la criminalità campana, quel flusso di denaro che, come accertato dagli inquirenti, arrivava dall’hinterland vesuviano tramite Antonio Annunziata. Era lui che, con il ruolo di “partecipe”, forniva all’associazione una rosa di società, operative e “cartiere”, che erano intestate a prestanome in maniera fittizia ma in realtà venivano gestite da lui per far transitare i proventi illeciti. Era lui che poi, nel corso di incontri che avvenivano nei pressi dell’A1 in Campania, consegnava i contanti a Stefano Annibali. Quello stesso Annunziata che nell’ambito dell’inchiesta Mecoris viene ritenuto il “dominus dell’associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti”.
Le posizioni di tutti i soggetti finiti nell’inchiesta “The good lobby” sono ancora tutte da vagliare. Gli interrogatori di garanzia serviranno a chiarirle. Ognuno adotterà la sua strategia difensiva e, nel pieno rispetto della presunzione d’innocenza, sarà la magistratura a decidere. Ma quelle connessioni con esponenti di spicco della criminalità organizzata potrebbero scatenare un terremoto che, a confronto, il blitz di ieri mattina sarebbe percepito come una lieve scossetta.