Ceccano – Riunioni “segrete” ma non troppo. Ordini impartiti dall’alto per le dimissioni arrivate dopo il terremoto giudiziario e politico abbattutosi sulla città con l’inchiesta “The good lobby”. Come anticipato nella mattinata, infatti, una ricostruzione da fonti che hanno vissuto quei momenti parla di un piatto pronto e predisposto da Roma – e servito dall’onorevole Massimo Ruspandini su indicazioni del partito regionale -. Per cui gli eletti del centrodestra che lunedì sera si sono ritrovati dal notaio per decretare la fine dell’era Caligiore hanno potuto dire solamente “sì” o “no”.
In Ciociaria il partito di governo della leader Giorgia Meloni è piombato nel suo periodo più buio. Attaccato su tutti i fronti e sotto i riflettori anche a seguito delle ipotesi formulate dagli investigatori e finite nell’ordinanza del Gip Ida Logoluso che ha portato agli arresti scattati all’alba di giovedì 24 ottobre. È stato infatti evidenziato come per gli inquirenti le modalità illecite utilizzate dal sindaco Caligiore e dal sodalizio fossero sotto gli occhi di tutti ma evidentemente il sistema di controlli amministrativi e politici è stato incapace di contrastare soggetti ritenuti privi di scrupoli che avrebbero impropriamente gestito il denaro pubblico messo a disposizione dall’Unione europea per lavori pubblici.
Che ruolo hanno avuto gli altri esponenti locali del partito? Tra i 34 indagati finiti nell’inchiesta ci sono altri “Fratelli”? “The good lobby”, è apparso chiaro sin dalle prime ore, non si ferma di certo alle 13 misure cautelari scattate nei giorni scorsi. Le indagini vanno avanti e, stando alle indiscrezioni che trapelano, l’effetto domino è assicurato. Bisognerà solo capire quando e come arriverà, chi travolgerà. Lo sanno bene i fedelissimi della schiera ceccanese che da quasi una settimana non dormono più sonni tranquilli. Ma, nonostante questo, continuano ad adottare strategie che appaiono fallimentari. I “Fratelli” hanno messo alla porta Caligiore pensando che isolarlo e prendere le distanze possa esser la strada giusta per far comprendere a chi indaga che lui abbia fatto tutto da solo. Che quei soldi presi illecitamente – se le accuse venissero confermate – siano stati solo utilizzati per il suo tornaconto personale, senza coinvolgimento alcuno di altri esponenti della sua schiera politica.
Meloni leader incontrastata ma in Ciociaria non ha Fratelli alla sua altezza: paiono tutti figli unici
Alla luce di ciò, appare evidente che l’unica leader incontrastata presente al momento sulla scena politica italiana, come confermano gli ultimi sondaggi, abbia una bella gatta da pelare in provincia di Frosinone. Giorgia Meloni è stata capace di un’escalation politica che ha pochi precedenti, eppure in Ciociaria è incappata in rappresentanti politici locali che nulla paiono avere della sua stoffa e che le creano non pochi problemi. Nemmeno l’ombra del suo DNA, paiono tutti figli unici.
Quel selfie con l’ormai ex sindaco Caligiore, che da giovedì è tornato in auge facendo il giro dei social, non sarà di certo stato un vanto per la Giorgia nazionale. Tanto più che il caso delle tangenti e degli affari sporchi al Comune di Ceccano arriva a poca distanza da un altro caso per lei scomodo, seppur dai contorni completamente diversi: quello che vede protagonista un altro esponente del partito provinciale, Fabio Tagliaferri, dopo la nomina contestata in “Ales”.
I conquistatori della contea hanno perso, oltre a quella, la fiducia e la stima di tanti elettori. Dei cittadini di Ceccano e non solo. Ad oggi la domanda appare scontata: la classe politica locale è all’altezza di rappresentare il partito di governo? La risposta appare altrettanto scontata.
Lo stratega e onorevole Massimo Ruspandini, che con il fido Caligiore aveva espugnato la roccaforte rossa, oggi, con una margherita in mano, resta a contare i petali che gli rimangono. Un soffio di vento basterebbe a lasciargli solo lo stelo. E lui questo lo sa bene ma cerca, giustamente, in quelle riunioni segrete ma non troppo, già citate, di salvare il salvabile.
L’ingranaggio della giostra si è però inceppato in maniera irreparabile e lui forse ha già preso coscienza di tutto quello che “The good lobby” ha spazzato e spazzerà via ancora. Fatica, però, a prendere posizioni nette. A fare delle scelte che il suo ruolo di Presidente provinciale di FdI imporrebbe, in primis nei confronti di chi ha dato fiducia a lui ed agli esponenti del suo partito. A dicembre scorso, dopo la sua elezione al congresso provinciale, parlava di “Atto di responsabilità”, della consapevolezza di “Dover restituire qualcosa assumendo questo ruolo e continuando a tenere le redini per il nostro territorio”. Oggi, però, il fantino della contea, disarcionato non solo da uno dei suoi cavalli, sembra non volersi prendere oneri. Ma il tempo degli onori, appare evidente, è bello che andato.