Nella vicenda ceccanese, indipendentemente dalle evoluzioni giudiziarie, si sta ripetendo l’antico e ciclico gioco degli abbandoni, delle sparizioni e delle riapparizioni che generano inquietudini, interrogativi e curiosità. L’abbandono principale resta la “schettinata” amministrativa: l’aver tolto le mani dal volante prima che l’auto si fosse fermata in sicurezza e al posto di guida si fosse accomodato il commissario prefettizio. Ma questa è già vicenda consegnata agli annali di Palazzo Antonelli.
Molti elettori dell’area del governo uscente non dimenticheranno facilmente il non aver ricevuto una sola parola di spiegazione sull’accaduto, pronunciata nella sede istituzionale deputata: il Consiglio comunale. Il fenomeno delle “sparizioni”, invece, riguarda un po’ tutta la schiera di ex amministratori che, evidentemente, il colpo psicologico del fallimento complessivo – e non del solo sindaco-carabiniere – l’ha subito eccome. In giro per la città il volto che sfida gli sguardi più accigliati, pare rimasto solo quello di Riccardo Del Brocco, assessore ormai ex all’Ambiente. Lo stesso onorevole Massimo Ruspandini non viene più avvistato in giro, ma è segnalato per una ricomparsa che ha suscitato più di qualche avvelenato commento in chat e nelle telefonate tra dirigenti e militanti. Il deputato e leader storico dei meloniani ceccanesi e ciociari non s’era presentato neanche alla festa per i due anni del governo Meloni. Ma s’è fatto fotografare in un incontro privato a casa di un dirigente del suo partito. Con tanto di post su Facebook. La tempistica è sembrata decisamente inopportuna. Si può mostrare ottimismo all’indomani della caduta di un sindaco che aveva espugnato la roccaforte rossa, risultando uno dei primi eletti alla guida di città in assoluto per Fratelli d’Italia, secondo nel Lazio al terracinese Nicola Procaccini? O forse l’ex senatore e attuale onorevole pensava al “like” di Fb nel senso che gli davano gli antichi romani? Negli scontri fra gladiatori simboleggiava la concessione della grazia. Ora qui di gladiatori non se ne vedono in giro, gli scontri sono tutti sotterranei nel mondo della destra e riguardano la successione a Caligiore, mentre la “grazia” può essere solo chiesta agli elettori. Contando sul “bis” ciociaro dell’onda elettorale ligure che cancella le vergogne giudiziarie come fossero segni sulla sabbia. Ma da noi di spiagge non ce ne sono, mentre – coi tempi che corrono in politica – conviene non confondere le speranze con la realtà.
La delusione degli attivisti nella scritta apparsa in Piazza Impastato
Poi c’è chi non molla. Resiste con le unghie e con i denti – si direbbe – alle delusioni politiche più cocenti. Potrebbe essere questo il senso della scritta apparsa in Piazza Peppino Impastato con caratteri tipici del mondo della destra: “La vostra incompetenza non intacca la nostra militanza”. La polizia locale ha poi provveduto a far cancellare tutto.
Ma è un segnale del malessere profondo nell’area politica e riguarda Ceccano ma anche Frosinone e l’intera provincia. “Chi sbaglia da noi – confessa un militante – per conto mio deve pagare il doppio di quello che pagherebbero quelli di altri partiti”. Arcadia Frosinone, di Fernando Incitti, si chiede: “Ma con che faccia si torna a fare politica e a dire di essere diversi dagli altri, dopo essersi dimostrati addirittura peggio? Come ci si presenta a dire di amare la propria città, il proprio territorio, e la propria Nazione, dopo essere stati presi con le mani nella marmellata proprio laddove il tutto veniva presentato come il centro e un esempio da seguire?” Peraltro tra i delusi ci sono sicuramente i ragazzi di Gioventù Nazionale Ceccano, guidati da Matteo Compagnone e rappresentati in consiglio da Daniele Massa. Un gruppo coeso e determinato che si ritrova oggi con le polveri bagnate, da sempre vicino a Ruspandini, ma già cosciente che dalla prossima volta in poi si andrà alle campagne elettorali da soli. Intanto osservano la consegna del silenzio, a tutela della dignità politica residua.
Due nomi per la successione. L’ipotesi di non ricandidare gli uscenti
Anche perché, al di là di processi e ulteriori sviluppi giudiziari, c’è una destra che sta già lavorando per le prossime elezioni comunali. I nomi che verranno fuori per puntare al ritorno nella stanza principale del municipio, al momento non sembrano essere lontani dall’organigramma che già conosciamo. Nel post Caligiore sono due le figure che sembrano emergere più di altre. Innanziutto Federica Aceto, classe 1983, eletta vicesindaco il 20 settembre 2020 e facente funzioni negli ultimi giorni prima del commissariamento. Ha fatto della disponibilità e dell’affidabilità la cifra della sua azione politica in FdI e amministrativa in Comune. Ha percorso coerentemente nell’area meloniana tutta la carriera politica, dall’attivismo nel movimento giovanile alla prima squadra amministrativa. L’altro nome è quello di Riccardo Del Brocco: si è occupato nell’ultima giunta di questioni rilevanti come l’inquinamento della Valle del Sacco ed ha organizzato vari eventi di natura ambientalista. Proprio questa sua esposizione pubblica ne ha fatto il papabile alla successione. Senza che Ruspandini si fosse mai pronunciato sull’argomento. Del Brocco è stato sempre vicino all’onorevole ceccanese, tranne un periodo di forzismo filo abbruzzesiano. Ma viste le vicende giudiziarie in corso la sua eventuale aspirazione alla fascia tricolore potrebbe anche essere una chimera. Insomma tra i due contendenti per la possibile candidatura a sindaco c’è già una gara che potrebbe appassionare anche gli osservatori esterni. Perché sui social, come dai palchi dei comizi, bisognerà ascoltare con attenzione chi preferirà far ricorso agli albi su quel che è accaduto e chi avrà il coraggio della sincerità. In ogni caso non è escluso che Fratelli d’Italia – sotto l’occhio vigile delle sorelle Meloni – non arrivi alla decisione drastica di non ricandidare gli uscenti. Un colpo a sorpresa per lavare l’onta subita da inchiesta e contraccolpi conseguenti.
Domenica marcia per la legalità: il civismo buono diventa il vero modello
Intanto l’attesa è tutta per domenica 3 novembre con la manifestazione sulla legalità che partirà da Piazzale Bachelet alle 18.30 e “silenziosamente” si snoderà attorno alle vie del Centro Storico, tra Via Magenta, il Monumento ai Caduti fino a Piazza Municipio. “Ci avevano pronosticato vita breve, e invece siamo ancora qua, per giunta in buona compagnia, insieme ai cittadini che credono che la legalità sia un valore da difendere e che hanno raccolto l’invito a manifestare”, scrivono i cittadini del Comitato centro storico Ceccano, promotori della marcia.
“Qualcuno aveva sentenziato che il nostro impegno civico non fosse sincero, perché finalizzato alla sola candidatura. Noi non ci candideremo – scandiscono i cittadini -. Chiediamo peraltro ai cittadini, ai gruppi, alle Associazioni, di aderire alla manifestazione senza bandiere di partito, ma con striscioni che richiamino alla Legalità. Ora vogliamo riappropriarci della Politica nel senso più nobile del termine: la buona amministrazione della Vita Pubblica. Lo dobbiamo a Noi e alla Gente onesta che non ha mai smesso di credere nella Legalità”. Come si legge tra le righe, il civismo buono è gratuito e non cerca privilegi. Non si piazza nei Consigli comunali e nelle giunte con la casacca giusta per tenere le mani più libere degli altri e non agisce per procura del potente di turno, dell’imprenditore di cui si è dipendenti, con la faccia giusta per fingere altruismo mentre si fanno carezze solo al proprio conto corrente. Quei falsi “civici” che pullulano in tutte le amministrazioni dovrebbero lasciar spazio agli originali e unici civici veri: quelli che a Ceccano mostrano la faccia senza chiedere nulla in cambio. Implorano trasparenza e correttezza. Onestà senza ombre. Una lezione che serve alla politica ma anche e soprattutto alle nostre comunità declinanti. Insomma la città fabraterna torna d’esempio ancora una volta. Il modello di virtù civica del suo centro storico, in fondo, è sana ricarica d’energia pulita per la nostra democrazia.