Ceccano – Il sindaco Roberto Caligiore, agli arresti domiciliari dalla prima mattinata di ieri, a seguito dell’operazione “The good lobby” scattata all’alba, viene ritenuto dal Gip promotore ed organizzatore dell’associazione per delinquere finalizzata alla corruzione smantellata a seguito di un’attività di indagine diretta dall’Ufficio di Roma della Procura Europea.
Un’inchiesta partita da un’intercettazione, nell’ambito di un’altra indagine messa a segno dalla Squadra Mobile di Frosinone, guidata dal dirigente Flavio Genovesi, che ha scoperchiato il sistema facendo saltare la “lobby” della corruzione e delle tangenti. Un terremoto politico e giudiziario senza precedenti in provincia. La Mobile e il Servizio Centrale Operativo della Direzione Centrale Anticrimine di Roma hanno eseguito un’ordinanza applicativa di 13 misure cautelari personali e sequestri emessa dal Gip del Tribunale di Frosinone, Ida Logoluso. Per gran parte della giornata di ieri gli agenti hanno blindato il municipio alla ricerca di ulteriori prove e documenti perché, come precisato anche nell’ordinanza, l’indagine dovrà proseguire. Trovato denaro contante all’interno dell’ufficio del sindaco, si tratterebbe di quasi 20.000 euro ed una somma più ingente in casa di due degli indagati. Nelle prossime ore prenderanno il via gli interrogatori di garanzia.
Ai domiciliari, oltre al sindaco, anche Stefano Annibali, Stefano Polsinelli, Antonio Annunziata. Per Elena Papetti, Camillo Ciotoli, Diego Aureli, Gennaro Tramontano, Danilo Rinaldi e Vincenzo D’Onofrio domiciliari per due mesi. Per tre noti professionisti il divieto di esercitare. Unitamente alle 13 misure cautelari, la Polizia di Stato ha eseguito il sequestro preventivo finalizzato alla confisca dei proventi illeciti incamerati dai membri dell’associazione, per un importo di oltre 500.000 euro.

Come era organizzata la lobby milionaria
In strettissima collaborazione esterna con il primo cittadino di Ceccano e luogotenente dell’Arma dei Carabinieri, ai vertici della presunta associazione a delinquere, per gli investigatori, figura Stefano Annibali, 66 anni, residente a Frosinone, ritenuto anche lui promotore ed organizzatore; di grande influenza all’interno dell’amministrazione comunale, nonostante ne fosse formalmente estraneo. Lo stesso Annibali viene ritenuto il tesoriere dell’organizzazione criminale, era lui che custodiva in un garage di viale America Latina, nel capoluogo, le somme di denaro contante per poi ripartirle con gli altri sodali.
Come ricostruito dalla Procura europea, infatti, il denaro contante che circolava non era poco: “L’associazione per delinquere è stata in grado di gestire illecitamente una serie di concessioni pubbliche e autorizzazioni e l’assegnazione di appalti pubblici per un valore accertato intorno ai 5 milioni di euro, riscuotendo l’illecita dazione di denaro attraverso un innovativo e articolato sistema di tangenti. Il denaro, riciclato attraverso un sistema di fatturazioni e bonifici verso aziende fittizie, è stato poi monetizzato e consegnato a mano ai vertici dell’associazione”.
Roberto Caligiore e Stefano Annibali avrebbero più volte esercitato pressioni sul responsabile del servizio finanziario del Comune perché avallasse il pagamento delle fatture emesse verso lo stesso Ente da imprenditori e professionisti appartenenti al sodalizio. Ma non è tutto: nel 2023 l’architetto al quale, a seguito dell’operazione di ieri è stata applicata la misura interdittiva del divieto di concludere contratti di collaborazione con la PA, sarebbe dovuto andare in pensione. La sua preziosa collaborazione, però, non poteva venir meno e così allo stesso viene strumentalmente affidato l’incarico esterno di collaboratore in “attività relative agli adempimenti riguardanti i progetti PNRR”. Nel frattempo Caligiore e Annibali si impegnano per trovare un uomo di fiducia che potesse proseguire il lavoro dell’architetto dall’interno.
Presso il Caffè Minotti di Frosinone avviene il “colloquio di lavoro” con il quale, a giugno del 2023, a Diego Aureli, anche lui ai domiciliari, vengono ufficialmente affidati, con decreti sindacali a firma del sindaco, gli incarichi di responsabile del Settore Lavori Pubblici nonché di capo dell’Ufficio Speciale Strategico Temporaneo per i progetti del P.N.R.R.
Il commercialista Tramontano, le società “cartiere” e il denaro dalla Campania con Annunziata
Promotore e organizzatore del sodalizio, anche lui ai domiciliari, viene ritenuto allo stesso modo il commercialista Gennaro Tramontano, detto Rino, classe ’68, originario del napoletano ma residente a Ceccano, con studio professionale a Frosinone utilizzato come base organizzativa dall’associazione. Sarebbe stato lui a creare e gestire società “cartiere” utilizzate per pagare le tangenti dei molteplici reati di corruzione commessi dall’associazione attraverso il citato stratagemma del sistema “fatture/tangenti”.
Antonio Annunziata, con il ruolo di “partecipe”, forniva all’associazione una rosa di società, operative e “cartiere”, che erano intestate a prestanome in maniera fittizia ma in realtà venivano gestite da lui per far transitare i proventi illeciti. Il flusso di denaro, come accertato dagli inquirenti, arrivava dall’hinterland vesuviano. Era lo stesso Annunziata che poi, nel corso di incontri che avvenivano nei pressi dell’A1 in Campania, consegnava i contanti a Stefano Annibali.
“Il sistema degli appalti gestito in maniera corrotta“
Lo stesso Gip del Tribunale di Frosinone evidenzia che, come ricostruito nel corso delle lunghe e complesse indagini e come si evince dalle numerose intercettazioni telefoniche, le modalità illecite utilizzate dal sindaco Caligiore e dal sodalizio erano sotto gli occhi di tutti ma evidentemente il sistema di controlli amministrativi e politici è stato incapace di contrastare soggetti ritenuti privi di scrupoli che avrebbero impropriamente gestito il denaro pubblico messo a disposizione dall’Unione europea per lavori pubblici. In estrema sintesi, per gli inquirenti, il sistema degli appalti è gestito in maniera del tutto corrotta con l’affidamento sempre allo stesso imprenditore ed ai suoi prestanome. E sono gli stessi indagati a riferirlo in diverse intercettazioni ambientali quando ammettono che quelle “troppe fatture” potrebbero far insospettire qualcuno.
Gli appalti cui gli indagati si sono mostrati interessati sono finanziati con fondi del P.N.R.R. e con fondi europei per la gestione dell’accoglienza dei migranti. Da qui la competenza in capo alla Procura Europea (EPPO), organismo indipendente dell’Unione europea incaricato di indagare, perseguire e portare in giudizio reati quali frodi, corruzione e riciclaggio che ledono appunto gli interessi finanziari dell’UE.
L’indagine ha interessato in particolare: Lavori di riqualificazione del centro storico (Euro 666.500), Lavori di messa in sicurezza e riduzione del rischio sismico della scuola elementare di Borgo Berardi (Euro 440.000) e Lavori di restauro Castello dei Conti (Euro 1.386.000) – tutti affidati con procedura negoziata senza previa pubblicazione del bando di gara – nonché l’appalto per i servizi di accoglienza integrata per richiedenti asilo e rifugiati. Per tale appalto, relativo al triennio 2021/2023, la cooperativa in questione ha ottenuto la corresponsione da parte del comune di Ceccano di oltre 1.500.000 euro. Nel solo 2022 la stessa cooperativa ha effettuato in favore di una delle società riconducibili all’associazione criminale bonifici per un totale di circa 60.000 euro, per asseriti servizi di pulizie.
L’indagine partita dal filone Mecoris
L’operazione “The good lobby” messa a segno ieri parte, come anticipato, da un altro filone d’indagine che aveva fatto emergere la presenza di una rete organizzativa ben radicata sul territorio, con interessi che si erano allargati a tutto il Paese. Nel corso delle indagini che a maggio di quest’anno hanno portato a sgominare una vera e propria associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti, la Mecoris di Frosinone venne ritenuta “pattumiera della Campania” e in quell’inchiesta finì lo stesso Antonio Annunziata – LEGGI QUI.
Un’intercettazione avrebbe fatto scattare un campanello d’allarme per gli investigatori della Squadra Mobile. L’intuizione si è poi rivelata giusta tanto che le indagini, fatte di pedinamenti, rilievi fotografici e video, intercettazioni telefoniche e ambientali, hanno portato alle misure cautelari scattate ieri e all’iscrizione sul registro degli indagati per “The good lobby” di ben 34 persone la cui posizione andrà vagliata nel prosieguo delle indagini.