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Cassino – Terremoto in Comune, si dimette Petrarcone: “La politica si può fare anche da libero cittadino”

L'ex sindaco, in una lettera aperta, spiega le motivazioni e rivolto al sindaco dice: "Chiedi scusa a noi tutti e a Salvatore Fontana"

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Una decisione che ha colto tutti di sorpresa e che ha destabilizzato non poco i presenti ieri sera la consiglio comunale di Cassino. Il consigliere di minoranza Giuseppe Golini Petrarcone si è dimesso e al suo posto entrerà in quest’ultimo anno di legislatura per la giunta Salera, il giovane Armando Russo, figlio del compianto Luigi. L’ex sindaco Petrarcone, in una lunga lettera, ha dato spiegazione della sua decisione non senza risparmiare passaggi che certo rimarranno negli annali della politica cittadina.

“Avevo già deciso di dimettermi subito dopo quel consiglio comunale in cui fummo protagonisti, anche se non direttamente, di scene non consone a chi deve rappresentare gli interessi dei cittadini di Cassino.
Ciò non feci perché nel frattempo, e subito dopo quel consiglio, fui raggiunto da un avviso di conclusione delle indagini da parte della Procura della Repubblica di Cassino, che mi contestava il reato di favoreggiamento – ricorda con dolore -. Alla luce di ciò, visto anche lo strepitus fori conseguente alla notizia di quella VARIEGATA indagine, le mie dimissioni sarebbero suonate come una ammissione di colpa, o quantomeno come un gesto di arrendevolezza”.

“Ho voluto pertanto capire di cosa ero accusato, delle prove a mio carico, e del contesto nel quale risultava la mia posizione personale. Anche per questi motivi non ho voluto rilasciare dichiarazioni a caldo, ma mi sono dedicato a leggere e rileggere, insieme al mio legale, una per una tutte le migliaia di pagine di cui consta questa indagine. Avevo già maturato la decisione di dimettermi innanzitutto perché lo avevo promesso a un caro amico, e per me ogni promessa è debito. Questo amico, che oggi non è più tra noi, è Luigi Russo, più volte protagonista in questo Consiglio, anche nella mia prima consiliatura da Sindaco, 1993-1997, e prima ancora come Vice-Sindaco, con funzioni da Sindaco effettivo, nel periodo di malattia dell’allora Sindaco Ferraro. Lo avevo annunciato qualche mese fa ad Armando Russo, come noto figlio di Luigi, che dal prossimo consiglio prenderà il mio posto”.

“Lascio questa assise consapevole che non avrei mai potuto superare il periodo di partecipazione di mio padre Vincenzo, che è stato in questa Aula ininterrottamente dal 1949 al 1984. A parte questo record sfumato, lascio questa sera questo scranno con poca nostalgia e senza rimpianti. Certamente, anche per mia responsabilità, non ho potuto incidere sulle decisioni da prendere da parte di questa assise. Eppure molte volte abbiamo richiesto di essere coinvolti, abbiamo votato a favore di numerose proposte. Ma, per contro, mi tornano in mente gli impegni sulla costituzione della Commissione Grandi Opere (purtroppo mai riunitasi; eppure c’era da parlare dei fondi del PNRR). Ricordo ancora la richiesta più volte avanzata di partecipare alla proposta del PUT. Anche su questo argomento nessun coinvolgimento e nessun PUT”.

“Ma parlavo di nostalgia o rimpianti. Certamente non ricorderò con piacere quella seduta di Consiglio Comunale del 22 dicembre 2020, nel quale si doveva parlare di viabilità cittadina, la famosa “Corsia ciclabile”, miseramente cancellata dal passaggio degli pneumatici di auto, moto e pochissime biciclette. Esaurito quell’argomento dovemmo assistere all’arringa accorata del Sindaco, che nel suo intervento, meticolosamente preparato, ci definì “Feccia”. Rimanemmo di stucco, attoniti, ci sentimmo offesi, feriti. Il Sindaco fece un rapido quanto sibillino cenno alla manipolazione di appalti pubblici da parte di qualche consigliere. Abbozzammo, io per primo, un intervento con richiesta di spiegazioni, che non ci furono. Ma il Sindaco parlava evidentemente con cognizione di causa. Sapeva di una denuncia fatta, da chi e contro di chi”.

“Mi limito a dire a tutti voi che quelle espressioni hanno offeso l’intero consiglio, e al Sindaco in primis dico che, se ha letto le motivazioni delle ordinanze dei due Tribunali del Riesame, quello di Roma per le misure cautelari personali e quello di Frosinone per le misure cautelari reali, irrogate dal GIP di Cassino ai danni di Salvatore Fontana, dovrebbe solo chiedere scusa a Salvatore Fontana e a tutto il Consiglio Comunale. Quei due Tribunali, composti ognuno da tre Magistrati, hanno di fatto demolito l’ipotesi accusatoria fondata sulla denuncia, mi dispiace dirlo, di un consigliere comunale, ………. definendo le sue dichiarazioni accusatorie inattendibili e inutilizzabili. E ancora, ha ritenuto il Tribunale del Riesame di Roma insussistente il reato di peculato, contestato a Salvatore Fontana e Massimiliano Mignanelli. Saranno poi i Tribunali giudicanti a decidere e noi a far valere le nostre sacrosante ragioni”.

“Quello che da questa brutta storia non mi va giù è che in una indagine che ho già definito “variegata”, con persone coinvolte che nulla hanno a che fare tra loro, e i capi di imputazione non certo collegati, vi è però, sotto gli occhi di tutti, un comune denominatore; e sono le persone che sono o sono state sedute in questi scranni: il sottoscritto, Massimiliano Mignanelli e Salvatore Fontana, che si è dimesso. Non so quanti di voi se la saranno posta, ma io qualche domanda me la sono fatta; e mi sono dato anche qualche risposta, che per ora mi tengo per me, ma solo per ora. La politica la si ha nel sangue e la si può fare anche da libero cittadino e io continuerò fino a quando ne avrò la voglia e le forza a interessarmi dei problemi e dei progetti della mia amata Cassino”.

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