Dopo la drammatica vicenda che ha visto protagonista suo malgrado Charles Baffour, lo studente universitario di 24 anni morto dopo ore di attesa al Pronto Soccorso, la politica si indigna. Ma il dottor Arturo Gnesi, vice primario della Terapia Intensiva dell’Ospedale di Cassino, ha avuto il coraggio di scrivere ciò che tanti hanno sempre saputo e taciuto: la situazione del Pronto Soccorso era nota a tutti. E da troppo tempo.
“Tutti sapevano” – scrive Gnesi – “ma pochi hanno avuto il coraggio di agire, anche a costo di scontentare i referenti di partito”. In un clima in cui molti scelgono l’anonimato, la sua è l’unica voce medica che ha deciso di esporsi pubblicamente, rompendo il silenzio complice dell’omertà istituzionale.
Intanto, mentre si piangono i morti e si moltiplicano i proclami, don Benedetto Minchella, parroco di Sant’Antonio, è finito sotto attacco per aver denunciato pubblicamente le condizioni del Pronto Soccorso, paragonandole a quelle di una città ucraina bombardata. Per queste parole, durante la fiaccolata per Charles, ha ricevuto minacce di querela, a dimostrazione che dire la verità in certi contesti è ancora un atto rivoluzionario. Nel frattempo, continuano ad emergere testimonianze drammatiche: dita rischiate per un cerotto sbagliato, diagnosi mancate, bambini operati d’urgenza altrove. Storie che parlano più delle statistiche.