Cinque candidati a sindaco e 18 liste: la politica c’è eccome coi suoi simboli. Da Pd e Demos a Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia. Ma sono impegnati anche Azione e Alternativa Popolare. C’è la sinistra con la formazione che raggruppa Rifondazione Comunista e i Comitati per l’Acqua pubblica. Bisognerà vedere quanto spazio sarà lasciato alle discussioni ed ai confronti veri nella stagione dei personalismi esasperati e dei dirigismi autoreferenziali.
Quale tipo di cammino dovrebbe intraprendere Cassino nello scegliere il successore del sindaco Enzo Salera (in corsa per la rielezione) l’8 e 9 giugno? Quello che emerge dal dibattito elettorale, in cui c’è chi, dall’amministrazione uscente, non fa che vantarsi del “detto-fatto”? Dovrebbe ripartire, forse, dalle foto spot di qualcun altro che percorre quartieri e periferie e si ferma sotto i balconi per farsi raccontare i problemi? Dalle denunce di chi si mette in cerca di rifiuti ed erba alta per farsi riprendere nei video elettorali? O dai selfie dell’esponente che sale sulla ruota panoramica itinerante, ultimo oggetto di surreale polemica in una città ed in un territorio in caduta libera dal punto di vista economico e sociale?
Il da farsi ed i programmi elettorali? Questione di punti di vista
Certo, i candidati sindaco appaiono concreti nella loro propaganda. In fin dei conti sono come quei residenti che conoscono a memoria le strade e le piazze, sanno dove mettere i piedi, evitano di inciampare nelle buche più profonde e calpestare sporcizia. Insomma non scivolano. Ma, probabilmente, neppure colgono a pieno – proprio per questo loro particolare punto di vista – la drammaticità del momento vissuto in quei loro spazi di una vita.
C’è un diverso modo di guardare Cassino e magari di analizzare meglio il contesto, mettendosi un po’ a distanza. Gli occhi rivolti anche in alto, osservando quello che sta attorno, decidendo dove dirigere l’attenzione in base a quello che il panorama complessivo suggerisce. Questo è sicuramente – e impietosamente – il tipo di approccio che hanno scelto i giornalisti di “100minuti”, la trasmissione di inchiesta di La 7 che, nei giorni scorsi, si è occupata di immigrazione e accoglienza: “Welcome to Italy”, appunto. “Territorio di confine abbastanza dimenticato, fra Napoli e Roma, siamo a Cassino. Un luogo di passaggio dove prosperano piccoli e grandi illeciti e business illegali e lì dentro ci si infila alla grande il business dell’accoglienza. Cassino la terra di mezzo, Città Martire sacrificata durante la seconda guerra mondiale dagli alleati. Cassino si trova in una posizione strategica, è terra di grande passaggio anche per molti migranti in cerca di luoghi che li accolgano”.
Dall’analisi di La7 alla crisi certificata dal reddito pro capite
Ovviamente l’evocazione dell’universo immaginario fantasy creato da J. R. R. Tolkien è talmente forte da poter alimentare una reazione di risentimento ed avversione da parte di chi a Cassino ha legato la sua vita ed il cuore, oltre che i destini dei propri figli e della propria famiglia. Ma l’inchiesta giornalistica televisiva in questione sbatte in faccia una immagine panoramica della città e del territorio che non può essere ignorata. La constatazione di trovarsi al cospetto di una terra di passaggio e, soprattutto, di una terra di mezzo, con tutte le evocazioni possibili sul “mondo di mezzo” della nota inchiesta romana. Insomma, al di là e al di sopra delle cronache criminali, un territorio messo appena meglio – economicamente – del profondo Sud: che peraltro inizia ad una manciata di chilometri, con intere aree abbandonate al predominio camorristico. Ma dove crescono la povertà e la disoccupazione, dove la deindustrializzazione indotta dal disimpegno Stellantis non viene sostituita da nuove attività e iniziative, se non con risultati decisamente poco significativi e neppure paragonabili al bacino di produzioni e livelli occupazionali che ormai vanno assottigliandosi irrimediabilmente.
Tanto per avere dei riferimenti, conviene tenere in considerazione le statistiche ufficiali sull’Irpef. Cassino ha un reddito medio per abitante di 19.231 euro. Guardando alle due città a cui si rapportano i residenti, va ricordato che Roma – al 124esimo posto in Italia – registra 28.900 euro ad abitante. Napoli, che si trova addirittura al posto numero 1.985 tra i Comuni del Bel Paese, ha 22.700 euro di reddito ad abitante. Il problema della situazione critica complessiva e di una direzione strategica da dare a Cassino ed al territorio del Sud Lazio interconnesso, dunque, esiste eccome ed è di estrema attualità. Ma di questo non si discute affatto nella campagna elettorale. Incredibile ma vero. Ci si divide sull’opportunità dello street food e sugli effetti di un’isola pedonale senza piano del traffico, sulla funivia per Montecassino da realizzare coi soldi dei flussi turistici e su una nuova sala polivalente o sui progetti per il concentramento di Caira. Cose tutte degne di attenzione e rilevanti. Ma probabilmente meno dei mali di fondo che stanno ingurgitando il destino di giovani e famiglie ed anche ipotecando le risorse pubbliche che, per forza di cose visto il declino, dovranno essere sempre più indirizzate ai servizi sociali ed al welfare.
I partiti, la cartina di tornasole per capire dove finirà la città
Cassino ha dimenticato perfino di essere bacino idrografico tra i più importanti d’Europa: ha consegnato – senza benefici per gli utenti finali – le sue acque alla Campania che ne fa un business trasportandole perfino in Sicilia o riportandole nel Lazio, a Ponza e Ventotene. Ha chiuso il suo acquedotto comunale perché costretta a cedere tutto ad Acea ma, oggi, una sola lista ne rivendica la restituzione ed il ritorno ad una gestione pubblica. In 25 anni si è trasformata da aspirante capoluogo di provincia, orgogliosamente attaccata alla Terra di Lavoro ed alla Terra di San Benedetto, ad ultimo e marginale lembo della Ciociaria e del Lazio.
Ad 80 anni dalle macerie e dai lutti che in questi giorni sono al centro di cerimonie, concerti e spettacoli, Cassino ed hinterland sono sospesi sull’orlo di un destino che rischia di riservare altra amarezza ed altre sofferenze, a cominciare dalla necessità che i giovani tornino in massa a fare le valigie per cercare altrove lavoro e sicurezze minime per una vita dignitosa. Eppure la città ed il territorio hanno potenzialità e caratteristiche uniche su cui far leva per risollevarsi, proprio come fecero i padri della Ricostruzione.
Diciotto liste, cinque candidati sindaco e molta politica
Intanto ci sono le elezioni comunali del 2024. I partiti nella Città Martire ci sono e non sono spariti come a Veroli. – LEGGI QUI – Il sindaco Salera ne ha due su 5 liste: Pd e Demos, e poi le civiche Salera sindaco, PartecipiAmo Cassino e Orizzonte Comune. Arturo Buongiovanni col suo centrodestra ne ha schierati tre: Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia. Conterà sulle civiche Cassino nel cuore e Cassino al centro. Giuseppe Sebastianelli, già consigliere comunale e assessore di centrodestra, ha aggregato un polo civico in cui appaiono due simboli comunque riconducibili a formazioni politiche: Azione per Cassino e Alternativa Popolare, oltre alle civiche Sebastianelli sindaco, Lista Animalista e Rivoluzione per Cassino. Poi ci sono gli ex No Acea di Renato De Sanctis: il “capitano” ha ceduto la guida alla giornalista Paola Polidoro, candidata sindaca delle liste Jammy e Libellula. Torna di nuovo la politica con Cassino Popolare animata da Rifondazione Comunista e Comitati per l’acqua pubblica: Maria Palumbo candidata a sindaca sottolinea che essere amministratori di sinistra ha ancora un senso ed un valore.
Insomma la politica non ha fatto passi a lato ma mostra la faccia. Potrebbe essere un buon segnale per far sì che anche i temi più impegnativi e spigolosi tornino ad occupare dibattiti e confronti. Ma, ci sono ancora partiti dove si convocano incontri e si pendono decisioni? O siamo solo nella stagione decadente dei personalismi con poche qualità, degli eletti autoreferenziali e depositari della verità e degli aspiranti eletti arroganti e saccenti? In fin dei conti la risposta a queste domande non è oziosa. È più che mai essenziale per capire dove vogliono far finire la città.