Caso Sibilla Barbieri, Rocca: “Ecco perché per la Asl non c’erano gli estremi del fine vita”

Il Presidente della Regione risponde a Marco Cappato: "La Consulta prevede che chi lo richiede debba essere sostenuto artificialmente"

“Alla signora Sibilla Barbieri la commissione medica della Asl Roma 1 non ha concesso il fine vita perché nel suo caso non erano state rispettate tutte le prerogative previste dalla Corte Costituzionale, in particolare quella relativa allo stato di alimentazione artificiale cui deve essere sottoposto chi richiede il suicidio assistito”. Il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, fa così chiarezza sulla vicenda dopo le parole di Marco Cappato, responsabile legale dell’Associazione Luca Coscioni, sul caso di Sibilla Barbieri, malata terminale di cancro costretta a recarsi in Svizzera per porre fine alle sue sofferenze. Il video messaggio della donna, una provocazione alle istituzioni che ancora latitano sul fine vita, ha fatto il giro d’Italia provocando sdegno e rabbia.

“La Asl ieri mi ha fornito il report, dopo che Cappato mi ha tirato in ballo a sproposito. Forse lui è abituato in maniera diversa ma io come presidente della Regione non interferirò mai nelle attività proprie delle commissioni mediche. Anzi trovo offensive le parole di Cappato verso questi professionisti seri che hanno esaminato il caso. Io mi rimetto alle valutazioni della scienza, c’è un quadro normativo chiaro e la Asl mi ha ribadito che è stata seguita in pieno la cornice data dalla Corte costituzionale sulla vicenda”.

In particolare “la commissione ha esaminato la richiesta della signora e il riesame avanzato (23 settembre e 25 ottobre, ndr) e si è espressa in maniera chiarissima, sostenendo che non ricorrevano le condizioni previste sulla parte del sostegno vitale, perché i pazienti che richiedono il fine vita devono essere sostenuti artificialmente: questo è uno dei requisiti individuati dalla Corte e in questo caso mancava del tutto”. Per Rocca si tratta quindi di “un nodo squisitamente etico e politico, che non riguarda invece i professionisti serissimi che in 2 occasioni differenti hanno esaminato il caso della signora Sibilla. Mi dispiace si usino vicende così dolorose per fini politici. Che sicuramente saranno pure legittimi, ma si tratta di una battaglia politica che deve trovare un suo sbocco nella sede parlamentare. La Regione applica rigorosamente la normativa nazionale. Ho fiducia nel lavoro della commissione, ho letto che hanno fatto un esposto e ci sarà chi verificherà ma io ho piena fiducia perché ho letto la relazione e la serietà con cui è stato esaminato il caso”.

Il videomessaggio di Sibilla Barbieri

In un video, pubblicato sulla pagina Facebook dell’Associazione Luca Coscioni, l’attrice Sibilla Barbieri ha raccontato il suo tentativo, inutile, di ricorrere al suicidio assistito in Italia, a casa. “L’ho chiesto alla mia Asl che ha mandato una commissione a valutare il mio caso e che ha deciso che non rientro nei casi possibili, perché ‘non sono attaccata a macchinari di sostegno vitale’. Ma pochissimi malati terminali di cancro lo sono. Questa è una discriminazione gravissima tra i malati oncologici e chi si trova in altre condizioni anche non terminali”. Quindi la decisione di recarsi in Svizzera: “Ho i 10mila euro necessari e posso ancora andarci fisicamente, anche se sono al limite. Ma tutte le altre persone che non hanno i mezzi come fanno?”. Un lungo messaggio per scuotere le coscienze e, soprattutto, la politica e le istituzioni. Forse in Italia è giunto il momento di cominciare a prendere sul serio una questione che non può più essere tralasciata. – Fonte Agenzia DIRE

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