Caso Ruberti, la Procura ascolta altri testimoni: sale il tono dello scontro sulle assunzioni

Frosinone - Gli inquirenti indagano per chiarire anche i contenuti di alcune dichiarazioni rese alla stampa

Caso Ruberti, continuano le indagini della Procura della Repubblica di Frosinone per far luce su cosa abbia davvero scatenato la lite tra l’ex capo di gabinetto del sindaco della capitale, il primo cittadino di Giuliano di Roma, Adriano Lampazzi, e il broker assicurativo Vladimiro De Angelis, avvenuta in un ristorante del centro storico del capoluogo.

Diverse le persone ascoltate anche in questi giorni (in tutto sono poco meno di dieci) dagli uomini della polizia giudiziaria. Nulla, però, trapela dalle strette maglie del riserbo investigativo. Il sostituto procuratore Adolfo Coletta, che coordina l’inchiesta, ha infatti apposto il segreto istruttorio al fascicolo aperto in merito alla cosiddetta ‘cena dei veleni’. Sotto la lente potrebbero, comunque, finire le numerose dichiarazioni rilasciate agli organi di stampa da persone informate sui fatti. L’obiettivo degli inquirenti è anche quello di verificare se le stesse contengano notizie di reato. Quel che, però, al momento risuona piuttosto strano anche a chi indaga, è che coloro che sostengono di sapere non riferiscano direttamente alla Procura informazioni che possano suffragare le loro esternazioni. Inoltre, relativamente alla diffusione del video, l’ipotesi più accreditata resta quella del fuoco amico per una vendetta di carattere politico. Ma non si escludono altre piste.

Le accuse di FdI e Lega

Intanto resta alta la tensione anche sul fronte politico: se da una parte FdI chiede un consiglio regionale in merito alle committenze pubbliche del Consorzio Unico industriale del Lazio e dell’Asl, la Lega continua a ribadire  come numerose assunzioni siano avvenute per vie politiche. Chiamato in causa dagli esponenti del centrodestra, l’assessore regionale alla Sanità Alessio D’Amato è intervenuto nel merito della scelta dei primari nella sanità pubblica del Lazio.

L’intervento di D’Amato

“Da anni questi incarichi si assegnano in presenza della Guardia di Finanza ed il Lazio è l’unica Regione a farlo da tre anni” –  ha puntualizzato D’Amato che ha fatto riferimento al contenuto della delibera pubblicata sul Bollettino ufficiale numero 67 del 20 agosto 2019. La delibera scaturì da un protocollo di intesa con il Comando Regionale della Guardia di Finanza. Fu un’intesa in materia di controllo della spesa sanitaria. Le operazioni di sorteggio avvengono sempre alla presenza del personale della Guardia di Finanza proprio per garantire la massima trasparenza e per l’assessore D’Amato quella fu una scelta voluta dall’Amministrazione Zingaretti.

“L’abbiamo fatto affinché tutte le procedure di conferimento degli incarichi di direzione di struttura complessa avvengano nel pieno rispetto della legge. Il Lazio – ha concluso l’assessore regionale alla sanità  – è una delle prime Regioni italiane ad adottare questo sistema”.

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